Caro Operai Contro,
fino ad aprile 2015 le pause per gli operai della fonderia alla Magneti Marelli di Crevalcore, ammontavano in tutto a 68 minuti per turno. Con l’ultimo taglio di 20 minuti, agli operai della fonderia sono rimasti complessivamente 30 minuti di pausa per turno, da fare in due soste da 15 minuti. Nonostante il gravoso e nocivo lavoro di produrre in fonderia, Marchionne ha voluto che anche in questo reparto, le pause fossero uguali agli altri reparti, dove comunque con due pause da un quarto d’ora per turno, sono anch’essi a rischio pannolone, perché la pausa è collettiva, cioè non puoi andare in bagno quando ti scappa. In totale hanno tagliato 38 minuti di pause, ma il lavoro da fare è lo stesso. Quindi più fatica, più sfruttamento dicono gli operai: «Le limature e le sbavature si continuano a fare ed è soprattutto quel tipo di attività a logorare gli arti superiori, con danni al metatarso e al tunnel carpale». Marchionne ha colpito ancora gli operai della Fca. Spero che prenda piede una “rivolta” effettiva, e che questo verbo non sia solo un termine usato dal Corriere Della Sera nell’articolo che qui sotto allego. Spero che gli operai siano effettivamente “infuriati” come dice lo stesso articolo. Il sindacalismo operaio richiede l’impegno personale ma collettivo degli operai. Con la determinazione a lottare, gli operai devono imporre iniziative concrete di lotta, a quei funzionari o delegati capaci solo di lottare con le parole. Devono eleggere come delegati non esponenti dell’aristocrazia operaia, ma sceglierli fra gli operai combattivi del sindacalismo operaio, compagni di lavoro combattivi e leali.
Saluti operai
Dal Corriere della Sera del 26 gennaio
BOLOGNA — Riposo tagliato di 20 minuti. Magneti Marelli ancora in rivolta. Nell’azienda di Crevalcore metalmeccanici infuriati per la modifica delle pause nel reparto fonderia
Fiom di nuovo sul piede di guerra alla Magneti Marelli di Crevalcore, a pochi mesi dagli scioperi contro il sabato lavorativo e lo scorrimento dei turni sui sei giorni. Stavolta a scatenare la rabbia dei metalmeccanici Cgil contro lo stabilimento del gruppo Fca è il taglio delle pause per i dipendenti della fonderia: gli ultimi che, fino all’inizio di questa settimana, hanno goduto dei cinquanta minuti di riposo giornaliero.
I MINUTI DI PAUSA — Da lunedì, i minuti di stop per ciascuno dei circa ottanta che lavorano in questo reparto sono scesi a trenta: due tranche da un quarto d’ora l’una, in tutto venti minuti in meno di quanto previsto fino alla scorsa settimana. Si tratta della seconda sforbiciata nel giro di meno di due anni, visto che fino ad aprile 2015 i lavoratori di questo reparto godevano di 68 minuti di riposo giornalieri: «L’azienda sostiene di aver effettuato delle migliorie ergonomiche, che fanno stancare meno i lavoratori, e che quindi loro avrebbero meno bisogno di pause fisiologiche — attacca Francesco Di Napoli della Fiom —. Ma per noi queste migliorie non ci sono e, se ci sono, non hanno nessuna influenza sull’attività che l’operaio svolge alla pressa».
IL TRENINO INVECE DEL MULETTO — Un cambiamento, in particolare, finisce sotto la lente del sindacalista: «I muletti che passavano per le postazioni a prendere i pezzi lavorati da portare via sono stati sostituiti da un trenino che passa per le postazioni con degli agganci per prendere i contenitori. Ma questo non influisce assolutamente sull’attività dell’operaio alla pressa, che resta uguale». Insomma, la fatica per gli addetti della fonderia resta la stessa: «Le limature e le sbavature si continuano a fare ed è soprattutto quel tipo di attività a logorare gli arti superiori, con danni al metatarso e al tunnel carpale».
IN FONDERIA — Finora, i dipendenti addetti alla fonderia erano riusciti a conservare un maggior numero di minuti di riposo perché questo è il reparto più difficile di tutto lo stabilimento: «È molto duro: ci sono le alte temperature dei forni fusori, lo sporco, la lavorazione che è più pesante», elenca Di Napoli. Ora, le pause sono uguali per tutti i dipendenti di Crevalcore. Con il problema aggiuntivo che gli orari di riposo, a quanto sostiene la Fiom, non sono fissi ma variano, col rischio per un dipendente di ritrovarsi a godere del proprio quarto d’ora di sosta a inizio o fine turno: «In un reparto come quello — sostiene Mimmo Lisi della rsu — lavorare sette ore e mezza non per un giorno ma per tutta la vita dopo un po’ comincia a pesare».
26 gennaio 2017
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