Redazione di Operai Contro,
gli operai metalmeccanici in Lombardia sonpo stati decimati Solo negli ultimi tre anni ci sono stati circa 19mila metalmeccanici licenziati, di cui 4.827 nell’arco del 2016. Nel solo mese di dicembre scorso ci sono stati 627 licenziamenti, di cui solo 176 nel distretto milanese.
Milano è sicuramente la provincia più colpita con 1.374 richieste di messa in mobilità nel 2016, seguita da Varese (696), Lecco (654), Bergamo (591), Brescia (467), Monza Brianza (411), Como (247), Pavia (171). Andando a ritroso fino al 2014 si vede l’emorragia più grave, quella che nell’arco di 12 mesi ha portato alla perdita di oltre ottomila posti di lavoro.
l’industria degli elettrodomestici è praticamente scomparsa dalla Lombardia, rimane solo qualcosa a Varese e a Brugherio con la Whirpool e la Candy. Per il resto la produzione è volata via, sotto la spinta di una delocalizzazione massiccia e senza compromessi: dalla Cina alla Turchia, i grandi marchi dell’elettrodomestico sono ancora vivi e vegeti ma producono ben lontano dalle valli lombarde.
Fabbriche che chiudono, interi settori di produzione che scompaiono, migliaia di lavoratori licenziati. La crisi per il settore industriale in Lombardia non si è mai fermata, come dimostrano i dati della Fiom sugli esuberi in regione. Numeri che parlano di una crisi difficilissima da superare e di cui si fatica a vedere la fine:
Un operaio metalmeccanico
I
Sesto San Giovanni, ex Alstom occupata da 116 giorni: Landini incontra gli operai
Di situazioni delicate sparse sul territorio ce ne sono ancora tantissime: dalla Alstom Generale Electrics di Sesto San Giovanni alla Linkra, dalla Belleli alla Franco Tosi di Legnano. “I problemi non sempre sono frutto di scelte sbagliate degli imprenditori – aggiunge Rota – a volte sono frutto di scelte obbligate. Il punto è che manca un piano per la competitività e non si sa in che direzione andare. In Francia e Germania, ad esempio, gli enti locali fanno parte del board delle grandi aziende, non tanto per controllarle quanto per conoscere le loro esigenze e le strategie aziendali. Una riflessione che da noi non è mai neanche cominciata”.
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