Redazione di Operai Contro.
ormai sembra sia passata una eternità. Dal 2012 siamo in presidio davanti alla fabbrica e viviamo da mendicanti. Già dal 2010 la multinazionale proprietaria dello stabilimento aveva annunciato di voler chiudere. Nel 2012, poi, il fermo vero e proprio dell’impianto con l’inizio della via crucis degli operai tra cassa integrazione e mobilità. I padroni delle aziende dell’indotto hanno chiuso da tempo e non hanno pagato quello che dovevano agli operai . C’è gente che ha bruciato tutti i risparmi per tirare avanti”, dice Roberto Forresu, segretario della Fiom nel Sulcis.Fino a qualche mese fa si pensava di evitare il baratro con l’intervento del gruppo svizzero Glencore, già a Portovesme con una fabbrica di zinco e piombo (l’unica ad oggi in funzione nell’intero polo industriale). Ma Glencore è scomparsa. I sindacalisti sono quattro anni che fanno tavoli e ci illudono. Ora dicono che è arrivata una offerta di acquisto per la fabbrica di Portovesme. A formalizzarla, è stata la multinazionale svizzera dell’alluminio Sider Alloys. La Sider non ha comprato ancora niente, ma già i sindacalisti cantano vittoria e chiedono il tavolo. Ora inizia il balletto delle richieste al governo da parte della Sider. Prepariamoci forse tra dieci anni sapremo qualcosa. Intanto i sindacati ci hanno condannati a vivere di elemosina.
Un ex operaio ALCOA
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