Redazione di Operai Contro,
L’emilia-Romagna è il regno del Pd.
Un operaio di Moena
di MARCO BETTAZZI dalla Repubblica
Quarta regione in Italia per numero di lavoratori irregolari, ben 7.470, con picchi tra le province a Modena per trasporti e facchinaggio e a Bologna per lavoro nero. Sono i pochi invidiabili record consegnati all’Emilia-Romagna dal rapporto 2016 degli Ispettorati del lavoro nazionali, presentati il 1° marzo scorso a Roma e analizzati dalla Cgil emiliana.
Dalle tabelle ministeriali emerge che a fronte di meno ispezioni avviati dalle Direzioni provinciali del lavoro locali, oltre 11mila ma con un calo di 519 rispetto all’anno precedente, le irregolarità riscontrate sono aumentate portando l’Emilia-Romagna al quarto posto assoluto dopo Lombardia, Lazio e Campania per numero di lavoratori irregolari accertati. La percentuale delle irregolarità è nel frattempo passata dal 53% del 2014, al 58% l’anno dopo e al 63% l’ultimo anno «con picchi modenesi – sottolinea Franco Zavatti, coordinatore legalità e sicurezza della Cgil regionale – che sfondano le medie regionali nei settori del trasporto e del magazzinaggio con l’85% di irregolarità, seguiti dall’attività immobiliare col 67% e dall’agricoltura con il 60%».
Tra i lavoratori irregolari ben 3.322 sono risultati totalmente sconosciuti al fisco, dunque “al nero”, con Bologna, Reggio Emilia, Modena e Rimini in fila come province peggiori. «La sorpresa emiliana e modenese diventa sconcerto e rabbia – aggiunge Zavatti – con il lavoro nero e irregolare in settori sensibili e socialmente delicati come sanità e assistenza privata col 73%, l’istruzione con l’83%, le attività professionali col 67% di irregolarità».
Segue poi il capitolo che riguarda l’interposizione illegale di manodopera, tra cui il caporalato, con 1.097 denunce effettuate e una crescita del 254%, con ancora una volta Bologna come provincia peggiore. Aumentano anche le violazioni talmente gravi da assumere rilevo penale, ben 1.065 nel biennio, e poi si aggrava anche il fenomeno delle false coop, per l’80% non aderenti alle centrali cooperative storiche, così come le aziende che applicano contratti di lavoro firmati da sindacati non rappresentativi («I cosiddetti sindacati di comodo», commenta la Cgil), nel 20% dei rilievi. Crescono anche gli imprenditori che una volta “beccati” scelgono di conciliare pagando i crediti vantati dai lavoratori irregolari: l’Emilia-Romagna è la seconda regione dopo la Calabria con 1.146 casi.
«Una rassegna di temi pesantissimi che caratterizzano in negativo il mondo del lavoro anche nei nostri territori – conclude Zavatti – Temi che appartengono alla quotidiana attività dei sindacati e, in buona parte, all’oggetto del prossimo referendum su appalti e voucher. Appare urgente la necessità di attivare tavoli di confronto territoriali per analizzare, finalmente, dati così inaccettabili per il buon lavoro, per l’impresa pulita e per le istituzioni locali».
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