Redazione operai contro,
Per noi operai notizie positive o un po’ confortanti non ci sono mai.
Ieri i giornali hanno scritto (dati Eurostat) che i salari per i lavoratori dipendenti in Italia sono rimasti al palo o meglio nessun aumento nel quarto trimestre del 2016 mentre si è registrato un aumento dell’importo delle retribuzioni del 1,6 % su base annua per coloro che lavorano negli altri paesi europei.
Per noi operai solo e sempre notizie negative.
Oggi il Centro Studi della Sogeea spa ha fornito gli ultimi dati Inail riguardanti l’andamento degli infortuni nei primi 2 mesi di quest’anno nei luoghi di lavoro in Italia.
Gli operai e i lavoratori morti sul lavoro sono risultati 127 con un aumento del 34 % rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (95 morti).
La quota di donne decedute sul totale delle vittime è aumentata dal 5% al 18%.
Il numero totale complessivo degli infortuni denunciati, sempre considerando i primi due mesi dell’anno, è aumentato del 2 % ovvero 98.275 denunce di infortunio rispetto ai 96.441 di gennaio-febbraio del 2016.
Aggiungiamo anche che sono in continuo aumento i licenziamenti grazie al Jobs Act, come sono in aumento i disoccupati e i precari.
Sfruttamento e ricatti sono all’ordine del giorno dei padroni sugli operai, quanti infortuni per paura di ritorsioni non vengono denunciati.
Noi operai rischiamo di morire sul posto di lavoro o di rimanere invalidi per tutta la vita per creare la ricchezza dei padroni.
Per ottenere notizie buone noi operai ci dobbiamo assolutamente organizzare per resistere contro i padroni e per un sindacalismo operaio.
Redazione inviamo un articolo del 21 marzo dal “Diario del lavoro”
Cordiali saluti da un gruppo di operai di una azienda chimica di Padova.
Nei primi due mesi del 2017 si sono verificati 127 incidenti mortali sul lavoro, con un aumento del 34% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando le vittime furono 95. È quanto emerge dall`analisi dei dati Inail effettuata dal Centro Studi della Sogeea spa, azienda specializzata nella sicurezza sui luoghi di lavoro.
A trainare la brusca impennata del dato sono stati il comparto industriale (+72%) e quello del terziario (+129%), mentre sia l`artigianato (-31%) sia l`agricoltura (-57%) hanno fatto registrare numeri più confortanti. A livello geografico, l`area in cui si è verificato l`incremento più significativo è il Mezzogiorno: 50 le vittime da inizio anno, contro le 28 di gennaio-marzo 2016 (+79%). A seguire Nord-Ovest (33, +38), Nord-Est (29, +26%) e Centro (15), unica zona del Paese in cui i decessi sono calati di un quarto rispetto ai primi due mesi dello scorso anno.
L`87% degli incidenti con esito mortale ha riguardato lavoratori italiani, una percentuale sostanzialmente uguale a quella dello stesso periodo del 2016, mentre è passata addirittura dal 5% al 18% la quota di donne sul totale delle vittime. In crescita anche l`ammontare complessivo degli infortuni: nei primi due mesi dell`anno ne sono stati denunciati 98.275 a fronte dei 96.441 di gennaio-febbraio 2016 (+2%).
“Si tratta di numeri estremamente preoccupanti, che confermano la tendenza che si era affermata nel secondo semestre dello scorso anno – ha spiegato Sandro Simoncini, direttore scientifico del Centro Studi Sogeea – rispetto alla stragrande maggioranza dei Paesi europei, l`Italia continua a scontare una cronica carenza di cultura della prevenzione anche nel mondo del lavoro. Su questo si innesta il perdurare di una congiuntura economico-finanziaria assai critica, che può indurre molti a tagliare ulteriormente le risorse destinate alla sicurezza dei propri dipendenti. Anche i segnali incoraggianti che arrivano dall`agricoltura vanno presi con tutte le cautele del caso, visto che si tratta di uno dei comparti in cui è più diffuso il lavoro irregolare”.
“Per cercare di contrastare questa deriva – ha aggiunto – c`è necessità di un salto di qualità culturale, sia da parte dei singoli lavoratori che delle aziende: si deve comprendere come anche il tema della sicurezza vada affrontato con l`attenzione e la professionalità solitamente riservata ai normali processi produttivi. Il tutto potrebbe essere aiutato da meccanismi fiscali maggiormente premianti per le realtà virtuose: oltre al peso della tragedia umana, ogni infortunio ha un costo enorme per la collettività anche in termini di spese sanitarie, per cui investire un euro oggi significa risparmiarne molti in futuro”.
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