L’ELEMOSINA DELLE PENSIONI

Redazione di Operai Contro, il  65% delle pensioni è una elemosina che non supera i 750 euro mensili. Se poi prendi una pensione di 2000 euro lordi, quello che ti arriva sono meno di 1500 euro nette. Solo 1,2% dei pensionati intasca al netto più di 3500  euro mensili. Le pensioni di reversibilità, che spesso vanno alle donne, sono una miseria del 60% delle pensione che prendeva il coniuge. Gli unici che vivono bene con i vitalizi sono i parassiti della politica e i loro parenti. I sindacati non fanno niente, si riempiono solo le tasche con le tessere […]
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Redazione di Operai Contro,

il  65% delle pensioni è una elemosina che non supera i 750 euro mensili. Se poi prendi una pensione di 2000 euro lordi, quello che ti arriva sono meno di 1500 euro nette. Solo 1,2% dei pensionati intasca al netto più di 3500  euro mensili. Le pensioni di reversibilità, che spesso vanno alle donne, sono una miseria del 60% delle pensione che prendeva il coniuge. Gli unici che vivono bene con i vitalizi sono i parassiti della politica e i loro parenti. I sindacati non fanno niente, si riempiono solo le tasche con le tessere dei pensionati. Occorre portare le pensioni nette ad un minimo di 1500 euro. Occorre eliminare l’IRPEF sui trattamenti pensionistici. Non scoccino che così si favoriscono chi prende le pensioni alte. Quelli al di sopra dei 3500 euro sono solo 1,2%

Un pensionato

dal fatto quotidiano

L’Inps sborsa 197,4 miliardi per pagare le pensioni a 18 milioni di persone. Ma l’assegno pro-capite è decisamente povero: nel 65,1% dei casi la pensione non supera la soglia dei 750 euro. Solo l’1,2% dei beneficiari, per un totale di appena 207mila pensioni, intasca più di 3.500 euro mensili. Ad avere la peggio fra i pensionati sono le donne che mediamente ricevono un assegno più basso rispetto agli uomini. E’ questo lo scenario che emerge a gennaio 2017 dall’ultimo osservatorio Inps sulle pensioni, che non contempla anche le gestioni dipendenti pubblici ed ex Enpals. Lo studio fotografa la povertà in cui versa la maggioranza dei pensionati che, come ammette l’Inps, mostrano una “forte concentrazione verso il basso”. Tuttavia, l’ente previdenziale evidenzia che il dato non deve trarre in inganno perché fornisce solo una misura indicativa della “povertà”: “Molti pensionati sono titolari di più prestazioni pensionistiche o comunque di altri redditi – spiega l’ente previdenziale guidato da Tito Boeri – A tal fine, si evidenzia che delle 11.374.619 pensioni con importo inferiore a 750 euro, solo il 44,9% beneficia di prestazioni legate a requisiti reddituali bassi, quali integrazione al minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali e pensioni di invalidità civile”.

Complessivamente il numero di pensioni erogate è in calo. Negli ultimi 5 anni il totale delle prestazioni è sceso mediamente dello 0,6% annuo, con una flessione complessiva del 2,7%. Secondo l’ente previdenziale, a partire dal 2013 si sta assistendo ad “una inversione di tendenza”: fra il 1 gennaio 2004 e il 1 gennaio 2012 il numero delle pensioni è infatti cresciuto mediamente dello 0,7% annuo per un complessivo 6,1%. Al Nord il maggior numero di pensioni, al Sud il primato per invalidità e prestazioni assistenziali. Le pensioni di natura previdenziale sono più di 14 milioni. Rappresentano cioè il 77% del totale degli assegni pagati dall’ente previdenziale. Il resto è costituito da prestazioni per invalidi civili (incluse le indennità di accompagno), pensioni e assegni sociali. Nel 2016 sono state liquidate 1.048.096 pensioni delle quali oltre la metà (53,2%) di natura assistenziale. L’Italia settentrionale beneficia del maggior numero di prestazioni pensionistiche con il 48% del totale. Al Centro viene erogato il 19,2% del totale, mentre al Sud va il 30,6% e il 2,2% all’estero. “Osservando la distribuzione per categoria si osserva che il Nord ha un numero di pensioni per residente maggiore per le categorie vecchiaia e superstiti, seguito dal Centro e dal Mezzogiorno, mentre l’ordine si inverte per le pensioni di categoria invalidità previdenziale e per le prestazioni assistenziali” si legge nello studio.

Nel settentrione le pensioni degli uomini arrivano ad essere il doppio di quelle delle donne. Gli uomini percepiscono pensioni mediamente più elevate rispetto alle donne, arrivando ad essere quasi il doppio (+94%) nel Settentrione per la categoria vecchiaia. Sono molto bassi, invece gli importi medi mensili delle pensioni dei residenti all’estero. Secondo l’Inps, il fenomeno si spiega in larga misura con il fatto che molte di queste pensioni sono erogate solo pro-quota dall’Italia per effetto delle convenzioni internazionali e di contributi versati in parte anche all’estero. L’età media dei pensionati è 73,7 anni. Con una differenza tra i due generi di 4,6 anni (71,1 anni per gli uomini e 75,7 anni per le donne). Per le pensioni di vecchiaia, l’Inps registra che il 21,8% delle pensioni è erogato a persone di età compresa fra 65 e 69 anni. La percentuale si alza fino al 22,7% per i pensionati di vecchiaia di sesso maschile. Ciò è giustificato dall’elevato numero di pensioni di anzianità liquidate negli anni passati. Infine il 52,2% dei titolari di sesso maschile delle pensioni di invalidità previdenziale hanno età compresa fra 50 e 69 anni, mentre le pensionate titolari della stessa categoria di pensione hanno per il 57,9% età superiore o uguale a 80 anni.

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