Redazione di Operai Contro,
il movimento delle cooperative è in fallimento. Per anni i dirigenti delle coop sono vissuti con stipendi da nababbi facendo profitti sulle spalle del lavoro salariato degli operai soci e non soci. Landini è preoccupato, non tanto dei licenziamenti, quanto del fallimento delle coop rosse( cioè le coop del PCI fino al Pd).
Un ex operaio della UNIECO
dal fatto
Perché nel frattempo tutto era andato bene fino a quando la crisi immobiliare e finanziaria della fine del decennio scorso non aveva eroso pian piano le basi di Unieco e nel 2013 il presidente Mauro Casoli aveva dovuto chiedere un concordato preventivo. I creditori avevano iniziato a presentarsi alle porte. Da lì, nonostante un cambio di dirigenza, il declino è stato inarrestabile. I fatturati hanno continuato la loro discesa, più che dimezzati in pochi anni, come il valore del patrimonio. E i debiti sono rimasti. Gran parte di questi, 100 milioni di euro, Unieco li deve proprio a Mps, l’istituto di credito più esposto nei confronti della coop reggiana. Tanto che Mps, ancora a gennaio 2017, aveva provato a salvare la coop senza riuscirci. Tra i cantieri ancora aperti dove Unieco lavora, e che ora potrebbero rischiare di fermarsi, ci sono la ex Manifattura Tabacchi di Lucca, gli ospedali di Genova, Monza, Fidenza e Guastalla. Dove l’azienda lavora con altre imprese, saranno queste ultime con tutta probabilità a rilevare la quota dei lavori e a evitare lo stop. Più complicata la questione nei cantieri gestiti direttamente da Unieco.
“Senza voler fare eccessive polemiche – ha commentato Maurizio Landini, segretario della Fiom e reggiano – con il fallimento di Unieco siamo all’atto conclusivo di una esperienza tragica per il movimento cooperativo”. Intanto proprio nei giorni della fine della coop, la procura della Repubblica di Reggio Emilia ha chiesto il rinvio a giudizio per 44 persone fra cui Mauro Casoli, ex numero uno di Unieco, all’interno di un’indagine su presunte false fatturazioni emesse da 43 artigiani nei confronti della stessa coop. A riportarlo è stata la Gazzetta di Reggio. Secondo l’accusa, le fatture sarebbero servite alla coop per pagare meno tasse a fine anno e i lavori sarebbero stati in parte inesistenti nella realtà. I fatti sono risalenti al 2008-2010 quando Casoli era anche legale rappresentante di Unieco. E tra gli artigiani indagati, che lavoravano in gran parte consorziati (le fatture contestate sono una decina per circa 1,7 milioni di euro) ce ne sono anche tre coinvolti alcuni anni dopo nell’inchiesta Aemilia sulla ‘ndrangheta a Reggio. Un processo ancora in corso, anche se – va chiarito – nell’inchiesta che vede indagato Casoli non ci sono contestazioni di mafia, né intrecci con l’inchiesta Aemilia.
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