Redazione di Operai Contro,
i razzisti urlano che i rifugiati costano 35 euro al giorno. Dovrebbero dire che il governo dei padroni regala ai padroni di molte cooperative 35 euro al giorno per ogni rifugiato. I padroni delle cooperative vivono da parassiti come pascia. Non arriva un euro ai rifugiati. Anzi i padroni delle cooperative fanno spesso i caporali per i padroni. Ogni tanto la polizia arresta qualche padrone delle cooperative che poi la magistratura provvederà a rimettere in libertà.
Un lettore
da Repubblica
COSENZA. Avrebbero dovuto agevolarne l’integrazione dei richiedenti asilo e curare le loro ferite fisiche e psicologiche, ma si sono trasformati nei loro nuovi aguzzini. Scoperchia un quotidiano di miseria, sfruttamento e negazione di ogni basilare diritto l’inchiesta della procura di Cosenza, coordinata dal procuratore capo Mario Spagnuolo, dall’aggiunto Marisa Manzini e dal pm Giuseppe Cava, che ha portato venerdì in carcere i due responsabili di due centri d’accoglienza di Camigliatello silano, nel cosentino. Insieme a loro, per ordine del tribunale di Cosenza, 4 persone sono finite ai domiciliari, mentre in 8 sono state destinatarie di un provvedimento di obbligo di dimora.
Tutti sono a vario titolo accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, abuso d’ufficio e tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, per aver costretto i rifugiati cui avrebbero dovuto fornito assistenza a lavorare ogni giorno, per oltre 10 ore, nelle aziende agricole della zona. Una storia di ordinario sfruttamento e caporalato nascosta tra le pieghe del sistema di accoglienza delegato ai privati.
Cosenza, sfruttavano rifugiati nei campi: immagini incastrano capi di due Centri accoglienza
Una trentina di ragazzi – senegalesi, nigeriani e somali, riconosciuti come vittime di guerre, persecuzioni e conflitti e per questo riconosciuti come rifugiati – venivano prelevati ogni mattina all’alba e messi a disposizione dei padroncini della zona, per essere impiegati come braccianti o pastori. Per loro, non c’era nessun corso d’italiano o programma di avviamento professionale, tanto meno l’assistenza psicologica che i centri si impegnano a garantire a coloro che in Italia trovano asilo o rifugio perché in fuga da Paesi in cui rischierebbero la vita. I trenta ragazzi ospiti dei due centri di Camigliatello silano in Italia hanno conosciuto solo nuove forme di sfruttamento.
Vestiti in maniera approssimativa nonostante il freddo inverno silano, i ragazzi erano obbligati a lavorare per oltre dieci ore al giorno nei campi di patate o di fragole come braccianti, o come pastori incaricati di badare agli animali al pascolo sull’altopiano silano. Un lavoro duro, pesante e retribuito meno di 15-20 euro al giorno. E ovviamente del tutto clandestino.
Formalmente, i ragazzi risultavano regolarmente presenti nei due centri di accoglienza, dove – recitano le carte – si svolgevano tutte le attività previste dai programmi di assistenza ai rifugiati. Ma era solo una menzogna. I ragazzi venivano di fatto doppiamente sfruttati. Come manodopera a basso costo nei campi e come pretesto per ottenere finanziamenti.
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