Gli operai dell’acciaieria di Piombino stanno per fare la stessa fine dell’Alitalia. Dopo decenni di interventi pubblici, cambi di management, piani industriali scritti e buttati al macero, e il tentativo finale di “salvataggio arabo” è arrivato l’inevitabile fallimento.
Ogni volta i sindacalisti ci hanno costretto ad accettare licenziamenti,cassa integrazione, contratti di solidarietà. Il ricatto era il solito. Se non accettavamo si rischiava la chiusura.
Due anni fa i sindacalisti e i politici sono saliti sul carro del miliardario algerino Issad Rebrab, produttore di succhi di frutta e commerciante di lavatrici e automobili
I sindacalisti e i politici hanno continuato a prtenderci in giro. Due anni e mezzo fa, il padrone algerino, era stato accolto con tutti gli onori. In quell’occasione, l’allora primo ministro, il gangster Matteo Renzi aveva definito l’accordo «un grande messaggio per gli investitori stranieri e per il futuro di un settore per noi assolutamente decisivo». Il risultato è il fallimento.
Aferpi non ha esitato a spiegare la sua strategia: «Ridatemi i soldi e me ne torno in Algeria»
Chi non ha perso niente è la persona che ci ha regalato Rebrab: il Commissario straordinario Nardi,
Ora noi operai non possiamo farci prendere ancora in giro. E’ l’ora della rivolta.
Il capitalismo italiano non è più in grado di farxci lavorare come schiavi-salariati e assicurarci la sopravvivenza. I politici sono dei ladri parassiti, i sindacati sono dei parassiti al servizio dei padroni
Operai dell’acciaio di Piombino è giunta l’ora della rivolta
Un operaio dell’acciaieria
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