Redazione di Operai Contro,
I giornali riportano gli affari dei clan a Milano. Ndrangheta: 68 fermi a Crotone. Il clan controllava il Cara di Isola Capo Rizzuto. Volendo si puo continuare per centinaia di pagine. Volendo per ogni regione si può fare l’elenco. Ogni padrone riceve soldi dallo stato e poi licenzia. Per ogni appalto la delinquenza si fa concorrenza.
Non c’è più alcun confine tra i padroni e i mafiosi. I padroni sono mafiosi e i mafiosi sono padroni. Alle volte la magistratura scopre l’acqua calda. Non passera molto tempo che i mafiosi saranno assolti. Non passera molto tempo che i padroni saranno assolti. I veri criminali sono i padroni. Questa è la vera realtà della società capitalista. I politici sono solo dei porta borse dei padroni.
Un operaio di Milano
dal fatto
Era pagata per sorvegliare il palazzo di giustizia di Milano ma per gli inquirenti aveva legami con Cosa nostra. Per questo motivo la sezione misure di prevenzione del tribunale di Milano, su richiesta della direzione distrettuale antimafia meneghina, ha disposto l’amministrazione giudiziaria della società di sorveglianza privata del palazzo di giustizia del capoluogo lombardo. Esponenti della società aveva contatti con i i Laudani, noto clan di Cosa nostra a Catania.È questo uno degli elementi principali dell’inchiesta condotta dalla squadra mobile di Milano e dal nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Varese che stamattina ha portato all’arresto di quindici persone, accusate di far parte un’associazione per delinquere che ha favorito gli interessi del clan catanese. Ma non solo. Perché sempre la sezione misure di prevenzione del tribunale meneghino ha ordinato l’amministrazione giudiziaria per quattro direzioni generali su dieci della Lidl Italia: gestiscono più di duecento punti vendita in tutto il PaeseAvrebbero commesso omissioni nei controlli verso alcuni appalti sospetti finiti nell’orbita delle indagini nei confronti del gruppo criminale ritenuto vicino agli stessi Laudani Il provvedimento relativo alla gestione delle quattro direzioni generali ha durata di 6 mesi.Sono in corso di esecuzione inoltre oltre 60 perquisizioni locali tra Lombardia, Piemonte, Puglia e Sicilia, sequestri preventivi di beni immobili, quote sociali, disponibilità finanziarie e ordinanze di amministrazione giudiziaria nei confronti di società operanti nel settore della grande distribuzione, della vigilanza e sicurezza privata. Sempre in mattinata, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza stanno eseguendo, in provincia di Catania, un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla direzione distrettuale antimafia etnea nei confronti di 2 indagati accusati di far parte dell’associazione di tipo mafioso riconducibile sempre alla famiglia dei Laudani.
di
F. Q. | 15 maggio 2017
Ndrangheta, smantellata la cosca Arena: 68 fermi a Crotone. Il clan controllava il Cara di Isola Capo Rizzuto
Ci sono anche il capo della Misericordia Leonardo Sacco, che gestisce il Cara di Isola Capo Rizzuto, e il parroco don Edoardo Scordio tra i fermati dell’operazione “Jonny” che stamattina ha stroncato la cosca Arena. Sacco e Scordio sono accusati di associazione mafiosa, oltre a vari reati finanziari e di diversi casi di malversazione, reati aggravati dall’aver favorito la ‘ndrangheta.
Sono 68 in tutto le misure cautelari disposte dalla Direzione distrettuale antimafia ed eseguite dalla guardia di finanza, dai carabinieri e dalla polizia di stato. Nel provvedimento di fermo, firmato dal procuratore Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Luberto e dal sostituto Domenico Guarascio, sono finiti boss e gregari della potente famiglia mafiosa ma anche i responsabili del Centro di accoglienza più grande del Sud Italia.
L’inchiesta dimostra come la ‘ndrangheta si fosse infiltrata nella gestione del centro riuscendo ad avere rapporti con soggetti che, come era trapelato negli ultimi anni, erano in contatto con i vertici del ministero dell’Interno. Ed è proprio sondando questi rapporti che gli inquirenti si sono imbattuti sulla figura del capo della Misericordia Leonardo Sacco, diventato il grimaldello che ha consentito alla cosca Arena di infiltrarsi nel business dei migranti.
Associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale, tutti aggravati dalla modalità mafiose. I dettagli del blitz saranno illustrati alle 11 durante una conferenza stampa a Catanzaro. La cosca Arena aveva imposto la propria assillante presenza non solo sul crotonese, ma anche sull’area jonica della provincia di Catanzaro con estorsioni a tappeto ai danni di esercizi commerciali ed imprese anche impegnate nella realizzazione di opere pubbliche.Tra il 2015 ed il 2016 infatti, secondo i pm, una cellula degli Arena era particolarmente attiva a Catanzaro dove ha perpetrato una serie impressionante di danneggiamenti a fini estorsivi. Così è stato anche nei comuni di Borgia e Vallefiorita, di rilevante interesse imprenditoriale e turistico, dove invece operavano cosche satelliti della famiglia mafiosa di Isola Capo Rizzuto.La Direzione distrettuale antimafia ha disposto anche un sequestro di beni per diversi milioni di euro.
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