Redazione di Operai contro,
la strage degli emigranti nel mediterraneo ha dei responsabili chiari: i padroni e il governo italiani. Impedendo la libera circolazione degli uomini li consegnano alla morte per annegamento nel Mediterraneo o ai campi di concentramento delle milizie libiche.
Un operaio senegalese
dal fatto quotidiano
Almeno 30 persone sono morte oggi nel naufragio di un barcone con a bordo circa 500 migranti diretto verso l’Italia, avvenuto a circa 30 miglia dalle coste libiche. Sono in corso le ricerche di altre decine di persone finite in acqua: si tratta di oltre 150 dispersi. Le operazioni sono coordinate dalla centrale operativa di Roma della Guardia Costiera: in zona stanno operando nave Fiorillo, della stessa Guardia Costiera, un rimorchiatore e una nave di una organizzazione non governativa. Molte decine di persone sono state salvate, ma si temono altre vittime annegate. Circa 200 persone sono finite nel Mediterraneo dopo che un barcone è affondato, ha detto il comandante della Guardia costiera italiana, Cosimo Nicastro, a Reuters. I soccorritori del Moas hanno dichiarato di aver già recuperato 31 corpi. Per la ricerca di altri superstiti la centrale operativa di Roma della Guardia Costiera ha disposto che altre proprie unità ed altri mezzi navali raggiungano al più presto l’area del naufragio. Sono anche in corso le operazioni per soccorrere le altre persone rimaste sul barcone.
La Guardia costiera libica ieri aveva bloccato 237 migranti su due barconi 12 miglia al largo di Sabratah, a ovest di Tripoli, secondo quanto ha detto il portavoce della Marina libica, l’ammiraglio Ayob Amr Ghasem. L’operazione in cui una motovedetta ha potuto “arrestare e salvare” i migranti: tra loro ci sono 20 donne e 15 bambini. Arrivano da Libia, Marocco, Africa subsahariana e Bangladesh. Mentre i due battelli venivano scortati verso terra, i loro motori si sono rotti ed è stato necessario far intervenire un rimorchiatore. “I migranti illegali”, dopo aver ricevuto “l’aiuto umanitario e medico necessario”, sono stati consegnati al “centro di accoglienza di Al Nasr facente capo all’Autorità della lotta contro l’immigrazione clandestina di Zawiya”, è scritto nel testo della Marina.
In mattinata era diventata pubblica la denuncia del capitano di una nave (la Iuventa) utilizzata dalla ong tedesca Jugend Rettet (“La gioventù salva”). “I membri di un motoscafo libico – ha detto il comandante Jonas – hanno sparato contro diverse barche sovraffollate di migranti, colpendole”. Su facebook il capitano riporta anche una foto nella quale “sulla destra del gommone si può vedere un uomo armato”. Secondo la testimonianza del capitano della Iuventa, “un motoscafo libico ha sparato una serie di colpi durante uno dei salvataggi. La situazione era sotto controllo finché non sono stati sparati i primi colpi e i rifugiati sono stati picchiati“, si legge nel post. “Un centinaio di persone in preda al panico sono saltate in acqua nel tentativo di raggiungere noi e la nave Aquarius”, imbarcazione di un’altra ong. “Due dei barconi sono stati riportati in Libia dall’equipaggio del motoscafo. Non sappiamo dire se ci siano stati morti o quanti possano essere, dovevamo fare attenzione a non essere colpiti anche noi dai proiettili”, aggiunge.
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