Redazione di Operai contro,
BILANCIO AD UN HANNO DALL’APPLICAZIONE DELLA RIFORMA.
È passato un anno dall’approvazione della riforma, la BUONA SCUOLA è iniziata a essere operativa, anche se solo tra due anni sarà interamente applicata. Che cosa rimane delle tante lotta, occupazioni e dibattiti? Nulla, assolutamente nulla! Intanto sono stati approvati i primi decreti attuativi che già delineano i profondi regressi involutivi della scuola futura, ma di questo parlerò in seguito, adesso voglio raccontare della mia esperienza, da insegnante, in questo anno di applicazione della legge.
UNIZIO ANNO SCOLASTICO DIFFICILE.
I limiti di questo periodo di transizione si sono rilevati tutti a inizio anno: in molte scuole, come anche nella mia, le ultime nomine annuali ci sono state a dicembre! Fino allora è stato un susseguirsi d’insegnanti precari, oppure docenti neoassunti che aspettavano l’assegnazione della sede, alla faccia della BUONA SCUOLA. Questo, però, è ancora un anno di transizione, a regime, probabilmente, il ruolo di tappabuchi sarà assunto da quei docenti che non entrano nelle grazie del Dirigente Scolastico e dovranno fare la spola tra una scuola e l’altra. Insegnanti costantemente ricattabili di licenziamento che potranno essere utilizzati in un ampio territorio. Come saranno individuati questi docenti di serie B è tutto da definire, così come non è chiaro il ruolo dei precari che non sono riusciti a entrare nei vari programmi di assunzioni in tutta Italia, ma qui si entra in un altro aspetto di questa famigerata riforma.
PAROLA D’ORDINE, DISINFORMARE E IMPORRE.
L’aspetto più sconcertante della vicenda della BUONA SCUOLA è l’assoluta opacità informativa e mancanza di democrazia: nessuno ha mai saputo con certezza quali erano quali erano i termini di questa finta riforma. Si finta riforma, perché non vengono riparati i danni della riforma Gelmini, la didattica non viene intaccata e permangono le carenze nelle materie scientifiche. L’obiettivo è solo limitare la libertà d’insegnamento. Inoltre non c’è stata la benché minima consultazione tra gli operatori della scuola per approvare questa riforma ma è stata imposta dall’alto. Dalla serie la democrazia s’impone. E che dire del ruolo dei sindacati? Nel periodo prima dell’approvazione della riforma organizzavano finti scioperi e proteste, adesso che i giochi sono fatti, hanno completamente calato le braghe, soprattutto i confederali: pochi giorni di sciopero, assolutamente disconnessi, mentre le riunioni sindacali si sono state pochissime. E che dire del comportamento dei miei colleghi, molto spesso mi sono trovato a scioperare da solo per rabbia e coerenza. È meglio non mettersi in cattiva luce visto i tempi che corrono! Infine se la riforma è valida perché prevedere un periodo di transizione così lungo, tre anni? Evidentemente per dividere gli insegnanti e abituarli alle nuove regole.
L’ALTENANZA SCUOLA LAVORO, EDUCARE ALLO FRUTTAMENTO!
A mio avviso è questo l’aspetto più ideologico della legge. L’alternanza Scuola – lavoro, così com’è strutturata, trasmette un messaggio molto chiaro: privato è bello, e solo da li viene la salvezza! La legge impone un numero di ore spropositato di alternanza, 400 nell’ultimo triennio negli istituti professionali e tecnici e duecento ore per i Licei. Più di cento ore all’anno nel triennio dei tecnici e professionali! Per adempiere quest’obbligo le scuole, le famiglie e le comunità sono costrette a uno spreco di tempo, risorse economiche e umane indicibili. Per fare cosa? Nella migliore delle ipotesi conoscere e certificare delle realtà economiche già esistenti nel territorio. Ma la scuola non dovrebbe essere lei promotrice di innovazione? Non sarebbe stato più giusto impiegare queste risorse per far funzionare i laboratori scolastici dove far realmente impegnare, con continuità, gli alunni? Non è una cosa di poco conto, l’alternanza scuola lavoro assorbe delle risorse indicibili, tra compensi dei Tutor e responsabili, trasferimenti in pullman e pernottamenti in albergo pagamenti e compensi per le imprese private ecc.. In cosa si risolve, molto spesso, questa esperienza? Dove non esistono delle realtà produttive degne di questo nome, come la provincia di Enna, gli alunni sono costretti ed estenuanti trasferimenti a centinaia chilometri di distanza, solo per conoscere delle aziende disconnesse con il proprio territorio; nelle realtà produttive affermate, invece, gli studenti, vengono, spesso, impiegati come manodopera a costo zero. Per esempio ho notizia di studenti dell’alberghiero impiegati a fare le pulizie, alle tre di notte negli alberghi di Taormina! Oppure impiegati a fare le fotocopie in studi professionali. Cosa c’è di strano, la scuola deve educare ai valori portanti di questo sistema socioeconomico ed è giusto educare allo sfruttamento, un pilastro portante della società!
COME STRESSARE I DICENTI, SENZA AUMENTARE LO STIPENDIO.
Anche per gli insegnanti la buona scuola riserva delle soprese. Innanzitutto, con la complicità dei sindacati, il contratto nazionale rimane inchiodato ai livelli del 2007, ma si prevedono tante postille per integrare le entrate dei più “bravi”: premi di produttività per chi s’impegna, possibilità di fare il Tutor nei vari progetti di scuola – lavoro. Un modo per dividere per meglio comandare. Ma non basta! Il contratto nazionale viene, di fatto disatteso nel momento in cui si obbligano i professori a frequentare dei corsi di aggiornamento, 24 ore all’anno, per fare cosa? Per continuare a friggere l’aria e togliere altre risorse per la didattica.
PROSPETTIVE FUTURE.
I decreti attuativi della buona tracciano un futuro ancora più fosco e incerto. In primo luogo il passaggio di ruolo degli insegnanti sarà ancora più lento di quello attuale: si prevedono tre anni di transizione e precariato. Mentre negli esami di maturità saranno introdotti le prove invalsi nazionali, un altro potente mezzo di controllo, mentre l’alternanza scuola lavoro sarà resa obbligatoria.
CONCLUSIONI.
La riforma della scuola rientra perfettamente in un quadro d’involuzione autoritaria della società. Un’involuzione strisciante, poco percepita perché molto graduale, ma assolutamente reale. Parliamoci chiaro a chi regge i fili, non interessa la preparazione, intesa come sviluppo del senso critico, la scuola è un’area di parcheggio e deve, anzi, completare l’azione d’intorpidimento delle coscienze operata dai media. E, a quanto pare ci riesce benissimo, basta vedere il livello di rincoglionimento delle nuove generazioni!
PIETRO DEMARCO
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