LE LOTTE SONO LA SCUOLA DI GUERRA DEGLI OPERAI

Per il dibattito sono molte le lotte degli operai per difendere il loro salario e difendersi dai licenziamenti. Spesso gli operai lottano pur sapendo che non potranno vincere. Engels, tra il 1841 e il 1845, aveva scritto un’importante opera “La situazione della classe operaia in Inghilterra”, nella quale spiega la necessità dell’associazione degli operai in difesa del loro salario: «Si domanderà allora perché gli operai scioperino in casi in cui è evidente l’inefficacia della loro azione. Semplicemente perché essi devono protestare contro la diminuzione del salario e perfino contro la necessità di tale diminuzione, perché devono dichiarare che, come […]
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Per il dibattito

sono molte le lotte degli operai per difendere il loro salario e difendersi dai licenziamenti. Spesso gli operai lottano pur sapendo che non potranno vincere.

Engels, tra il 1841 e il 1845, aveva scritto un’importante opera “La situazione della classe operaia in Inghilterra”, nella quale spiega la necessità dell’associazione degli operai in difesa del loro salario: «Si domanderà allora perché gli operai scioperino in casi in cui è evidente l’inefficacia della loro azione. Semplicemente perché essi devono protestare contro la diminuzione del salario e perfino contro la necessità di tale diminuzione, perché devono dichiarare che, come uomini, non possono uniformarsi alle condizioni esistenti, ma che sono le condizioni stesse che devono adattarsi ad essi uomini; perché il loro silenzio sarebbe un riconoscimento di tali condizioni, un riconoscimento del diritto della borghesia di sfruttare gli operai nei periodi di prosperità commerciale e di farli morire di fame quando i tempi sono difficili. Esse (le associazioni operaie, o sindacali) presuppongono la consapevolezza che il potere della borghesia poggia unicamente sulla concorrenza degli operai tra di loro, cioè sullo spezzettamento del proletariato, sulla reciproca contrapposizione degli operai. E appunto perché esse, sia pure in modo unilaterale e limitato, sono dirette contro la concorrenza, contro questo nerbo vitale dell’attuale ordinamento sociale, l’operaio non può colpire la borghesia, e con essa tutta la struttura attuale della società, in un punto più nevralgico di questo».

E sull’importanza delle lotte: «In generale questi scioperi sono soltanto scaramucce d’avamposti, talvolta sono già scontri d’una certa importanza; non decidono nulla, ma sono la prova migliore che la battaglia decisiva tra il proletariato e la borghesia si sta avvicinando. Essi sono la scuola di guerra degli operai, nella quale questi si preparano alla grande lotta ormai inevitabile; sono i pronunciamientos di singole categorie di operai sulla loro adesione al grande movimento operaio (…) E, quali scuole di guerra, queste lotte sono di una efficacia insuperabile».

Oggi i dirigenti dei sindacati confederali non organizzano la lotta contro i padroni, ma aiutano i padroni contro gli operai.

Oggi sono nati decine di sindacatini che spingono alla lotta, ma non riescono a vincere contro i dirigenti sindacali di CGIL-CISL-UIL

Oggi a mio parere occorre sviluppare la lotta contro i dirigenti sindacali venduti per vincere la concorrenza tra operai.

Ma la scuola di guerra non è ancora la guerra. Per questo gli operai devono organizzare il loro partito per l’abolizione del lavoro salariato.

Un operaio di Torino

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