Migliaia di operai sono scesi in sciopero ad Haiti, bloccando la produzione in dozzine di fabbriche attorno a Port au Prince per oltre due giorni. Nella capitale sono ubicate specifiche zone di produzione conosciute con il nome di “Parchi Industriali” dove decine di migliaia di operai del settore tessile sono sottoposti ad uno sfruttamento bestiale. Attraverso una lotta indipendente chiedono un aumento salariale dagli attuali 300 Gourdes al giorno (4 euro circa) a 800 Gourdes (10 euro circa), scontrandosi con le forze di polizia e i sindacati collaborazionisti (sindacato giallo filo padronale prevalentemente impiegatizio). I lavoratori tessili in sciopero hanno bloccato la strada per il principale aeroporto dove sono stati violentemente caricati dalle forze repressive.
Gli stabilimenti dei” Parchi Industriali” di Port-au-Prince (incentivati con facilitazioni fiscali e manodopera a basso costo) son gestiti dalla Società Nazionale dei Parchi industriali (SONAPI)controllata dal Ministero del Commercio e dell’Industria di Haiti. Lo stato haitiano, come qualsiasi altro stato coopera con i padroni e reprime gli operai. I “Parchi Industriali” sono centri costruiti con il finanziamento combinato del governo di Haiti, l’American Development Bank, il governo USA, i padroni manifatturieri e le loro istituzioni sindacali.
Queste zone industriali protette come fortezze sono più simili a prigioni che a “un futuro pieno di speranza” come propagandato dalle agenzie governative. Lo sciopero attuale è il risultato di un’azione durata mesi, attraverso sindacati indipendenti ( i cui aderenti sono operai, operai sono i capi, dagli operai per gli operai senza sindacalisti di professione) che sono federati con il movimento indipendente operaio a carattere nazionale Batay Ouvriye (Lotta degli Operai)
Questi sindacati rappresentano e sono costituiti dagli operai degli stabilimenti tessili di Haiti.
19 Maggio 2017 ( tratto da Workers Struggle a cura di MC)
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