Il 27 ottobre ed il 10 novembre due scioperi generali promossi dai sindacati di base.
Per una lotta di massa contro la Fornero, per la ripresa di una conflittualità diffusa.
Il movimento di classe nel nostro paese rischia di caratterizzarsi in questa fase soprattutto per le proprie empasse e divisioni. Da una parte governo e padronato proseguono compatti la propria offensiva contro i diritti e contro il salario globale, sia sul piano generale delle politiche economiche, sia nello specifico contrattuale dei diversi posti di lavoro. Dall’altra la Cgil, presa dalle diatribe della sua maggioranza, dalle tentazioni di ricostruire un rapporto con il PD, dalla testarda ricerca di un impossibile accordo di fase con Confindustria, parla ma non agisce: dichiara anche esplicitamente le proprie perplessità sulle scelte governative e confindustriali, ma non costruisce né uno sciopero, né concrete iniziative di lotta. In mezzo i sindacati di base provano a rilanciare la mobilitazione, dividendosi però su astruse linee di faglia, comprensibili solo ad una ristretta avanguardia di lavoratori e lavoratrici, e proponendo conseguentemente scioperi di propaganda contrapposti tra loro.
Questo copione, come lo scorso autunno, rischia stancamente di ripetersi anche quest’anno, consolidando nel suo riproporsi un panorama politico e sociale che offusca il conflitto tra capitale e lavoro, e che quindi permette il dispiegamento di movimenti populisti, xenofobi e reazionari.
Il governo Gentiloni ha infatti presentato una Legge di stabilità che persiste con la politica economica di Renzi: decontribuzioni per i padroni (industria 4.0 e incentivi alle assunzioni), aumento automatico dell’età pensionabile, costante riduzione della spesa e degli investimenti pubblici. Nel contempo la stagione contrattuale (vedi ad es. meccanici, commercio, chimici e pubblici), conquista aumenti salariali ridicoli o inesistenti, concede inaccettabili flessibilità organizzative e d’orario, introduce significative differenziazioni tra settori (welfare) oltre che tra le imprese (contratti aziendali) e nelle imprese (premi di produttività).
In questo quadro, la CGIL fa intravedere con qualche dichiarazione pubblica la sua valutazione negativa sulla Legge di stabilità, ha discusso sino a notte inoltrata dello sciopero generale, ma non sa sciogliere le proprie inerzie e contraddizioni. Si rassegna quindi ad un inutile fase di assemblee unitarie con CISL e UIL, che sostengono o che non hanno una posizione chiara sulla manovra economica del governo. La CGIL quindi, in perenne attesa di un altro tempo, si impantana, arrivando poi magari a dichiarare una mobilitazione a leggi approvate (come sul Jobas act), in un’inutile dimostrazione di posizionamento e non di lotta.
In questo quadro, i sindacati di base si sono nuovamente divisi, come lo scorso anno, indicendo due scioperi generali nel giro di due settimane: il 27 ottobre CUB, SGB, SiCobas, SlaiCobas, USI-AIT; il 10 novembre USB, Confederazione Cobas e Cib Unicobas.
Come abbiamo più volte detto, riteniamo che lo scandalo di un’ulteriore applicazione automatica della “Fornero”, sentita da tutto il mondo del lavoro come una ferita ancora aperta e sanguinante, possa esser l’occasione per segnare un conflitto reale, di massa, contro questa offensiva padronale. Contro questo ulteriore inasprimento delle condizioni di vita, trasversale alla gran parte del mondo di lavoro, si può cioè coagulare un punto di resistenza unificante: giovani e vecchi, privati e pubblici, assunti a tempo indeterminato e precari, che convergono contro un provvedimento che allunga ingiustamente la vita lavorativa e rallenta conseguentemente anche il ricambio della forza lavoro. Riteniamo cioè che su questo punto oggi possa scendere in campo un movimento di massa, anche in grado di conquistare una revisione sostanziale della Legge Fornero e segnare così un cambio dei rapporti di forza tra le classi del nostro paese. Una lotta, in ogni caso, in grado di in-formare la prossima campagna elettorale e quindi la futura dinamica politica e sociale che abbiamo di fronte nei prossimi mesi.
Per questo ci impegneremo nei posti di lavoro, nelle assemblee, negli attivi e negli organismi dirigenti della CGIL per costruire questa mobilitazione, per arrivare il prima possibile ad uno sciopero generale contro la Fornero e la Legge di stabilità. Cercando di recuperare il ritardo della CGIL, che rischia di esser esiziale, e riavviare quindi una fase di conflittualità dispiegata contro questa offensiva padronale. Una conflittualità dispiegata, rilanciata da un vero sciopero generale contro Fornero e Legge di Stabilità, che può esser occasione di ricostruire l’unità del mondo del lavoro, costruendo una piattaforma generale in grado di far convergere in un fronte compatto lotte e conflitti oggi dispersi.
Per ora però, questo sciopero generale della CGIL, questa dinamica di lotta, non si sta determinando. Per questo, in ogni modo, riteniamo giuste le ragioni degli scioperi generali che sono stati proclamati e speriamo che siano comunque in grado di contribuire allo sviluppo di una conflittualità diffusa. Per questo, ci auguriamo che siano in molti a decidere di scioperare il 27 ottobre e il 10 novembre. Pur rammaricandoci delle ennesime divisioni, che rischiano di indebolire ulteriormente questi appuntamenti di lotta.
Come sottolineavamo lo scorso anno, senza una spinta dal basso che costringa il movimento sindacale a uscire dal pantano e a lottare sul serio, non cambierà mai nulla.
sindacatoaltracosa – OpposizioneCGIL
[tratto da https://sindacatounaltracosa.org]
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