Redazione di Operai Contro,
le elezioni sono una truffa. Basta pagare per essere eletti.
Aveva ragione Lenin che aboli la democrazia borghese
Un giovane disoccupato
dalla Stampa
I prezzi sono calati: 25 euro a voto. Dimezzati, rispetto ai livelli del 2008, quando la corruzione elettorale si pagava con 50 euro. In ogni caso, a meno di una settimana dalle regionali di domenica scorsa, sono due i parlamentari siciliani non ancora insediati e già indagati. Prima il messinese Cateno De Luca, che aderisce al centrodestra, in appoggio al neopresidente Nello Musumeci. Adesso il più votato tra i candidati palermitani del centrosinistra: Edmondo Tamajo, detto Edy, 41 anni e 13.984 preferenze, prese per la maggior parte nel capoluogo dell’Isola, 8038.
Il caso Tamajo apre invece scenari imprevedibili anche sulla regolarità del voto: perché le intercettazioni a tappeto negli ambienti politici, partite dall’inchiesta sul candidato sindaco di Palermo Fabrizio Ferrandelli e poi via via sganciate da quegli accertamenti e da quell’indagato, rischiano di scatenare un terremoto. Altri politici sarebbero finiti infatti nella rete tesa dagli investigatori e dal procuratore Francesco Lo Voi, che con l’aggiunto Sergio Demontis e il sostituto Fabiola Furnari hanno disposto intercettazioni a tappeto.
Parlava di «premio alla mia onestà e trasparenza», dopo il successo ottenuto, Tamajo. E invece già prima delle elezioni la Finanza stava ricostruendo questa storiaccia. Per non suscitare allarmi e per avere la conferma che il patto si fosse consumato, solo all’inizio della settimana sono scattati perquisizioni e sequestri. Con mister Preferenze, che verrà interrogato nei prossimi giorni, sono nel mirino tre suoi galoppini: si tratta di Giuseppe Montesano, Cristian D’Alia, Nicolina D’Alia. Ma ce ne sono molti altri, lasciano intendere gli investigatori. L’incubo degli indagati sono i sistemi di ascolto di ultimissima generazione, utilizzati dagli investigatori e che non prevedono più necessariamente la collocazione di microspie, ma agiscono attraverso i trojan, virus-spia che trasformano telefonini, apparati elettronici, computer e tablet in «macrospie». È così che sarebbero venute fuori irregolarità in serie: prima sul fronte della presentazione delle liste, con nuovi casi di firme false, del tipo di quelli contestati al M5S a Palermo. Poi sono stati individuati gli obiettivi ritenuti giusti per isolare i fenomeni di compravendita di voti e i galoppini.
Suonano beffarde, adesso, le parole con cui Tamajo aveva salutato la propria elezione a furor di popolo: «Sono felice – aveva detto -, la gente ha risposto a chi sta vicino al territorio, sono stato premiato per la mia trasparenza e onestà. C’è stato un lavoro costante di supporto a tutte le amministrazioni locali vicine a noi. La vicinanza, il parlare senza fronzoli, pagano sempre». Pagano, appunto.
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