Redazione di Operai Contro,
senza il sostegno del partito Operaio, noi dannati dell’ILVA siamo nelle mani dei padroni, del governo e dei sindacati loro complici e servi.
Per anni il governo, politici e i sindacati sono stati complici di Riva.
Noi operai dell’ILVA di taranto siamo stati costretti a lavorare con la morte sulle spalle.
Centinaia di operai sono stati uccisi. I nostri figli e mogli sono morti di tumore.
I sindacati negli ultimi anni hanno concesso la cassa integrazione per più di 5000 operai e gli altri costretti a lavorare con ritmi terribili
Decine di volte i tribunali hanno condannato l’ILVA per le condizioni ambientali, ma il governo con il ricatto del posto di lavoro hanno varato decreti con cui spostavano i termini della messa in sicurezza.
Ora il parassita Calenda vuole ancora una volta spostarli al 2023.
Operai siamo 20 mila, dobbiamo ribellarci siamo schiavi , ma non saremo mai liberi se continuiamo a subire il ricatto del posto di lavoro.
Un operaio dell’ILVA
Cronaca
Finanche il barricadero Maurizio Landini ha criticato la decisione del presidente della Regione Puglia, l’esponente del Pd Michele Emiliano, di fare ricorso contro il decreto con cui, a fine settembre, il governo aveva modificato il piano ambientale del siderurgico di Taranto. Una scelta che il governatore ha assunto con il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci: entrambi si sono rivolti al Tar di Lecce, con una mossa che rischia, però, di portare alla chiusura definitiva di Ilva. E non è un caso che la loro impugnativa sia sta accompagnata da contestazioni diffuse, di cui sono si sono resi protagonisti il governo da un lato e imprenditori e sindacati dall’altro.
LA RISPOSTA DI CALENDA
Durissimo, in particolare, il commento del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda che, per il momento, ha stoppato il negoziato per la cessione dell’azienda ad ArcelorMittal: “Ho deciso che congeleremo il negoziato sull’Ilva aspettando la decisione del Tar di Lecce sull’impugnativa. Sono inutili i tavoli finché non è chiara la situazione. Se il Tar di Lecce accoglie l’impugnativa, l’amministrazione straordinaria dovrà procedere allo spegnimento dell’Ilva“. Uno scenario che – ha fatto intendere chiaramente Calenda – sarebbe tutto da imputare a Emiliano e Melucci: “Dagli Enti locali c’è una gestione schizofrenica. Ma si sappia, se Regione e Comune usano tutti i mezzi necessari per far saltare l’Ilva, l’Ilva salta“.
ANCHE LANDINI E’ CONTRO EMILIANO
Esemplificativo, a tal proposito, che pure il leader della Fiom-Cgil Maurizio Landini – spesso e volentieri critico verso il governo, per usare un eufemismo – abbia dichiarato di non aver minimamente condiviso la decisione degli enti locali pugliesi: “Per la Cgil quella di Emiliano è una scelta sbagliata. Questo non è il momento dei tribunali, c’è una trattativa in corso, è il momento della responsabilità Oggi è opportuno far ripartire gli investimenti e la copertura dei parchi minerari. E’ importante portare ArcelorMittal a utilizzare tutte le tecnologie migliori e le soluzioni possibili“. Landini ha, quindi, chiesto a Emiliano di tornare sui sui passi: “Chiediamo alla Regione Puglia di ritirare il ricorso al Tar con cui ha impugnato il dpcm sul piano ambientale, e al ministro Calenda di non congelare le trattative in corso su Ilva“.
LE CRITICHE DI GALLETTI
Sulla stessa lunghezza d’onda anche un altro dei ministri più interessati dalla vicenda Ilva, quello dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Che non ha utilizzato mezze parole: “Io non capisco come si possa tentare di mettere in discussione un piano forte con un’azienda seria dall’altra parte. Chi fa queste cose se ne assume la responsabilità, io ho la coscienza a posto. Sono davvero stupito dalla posizione della Regione, noi abbiamo presentato un piano ambientale corredato da uno industriale dove si spendono oltre 2 miliardi per l’ambientalizzazione. E fino alla fine dell’ambientalizzazione la produzione avrà un tetto a sei milioni di tonnellate l’anno che è quello che l’Ilva produce oggi“.
LE PREOCCUPAZIONI DELLA LIGURIA
Una decisione, quella di Emiliano e Melucci, che sta creando apprensione anche in Liguria: a Genova, infatti, lo stabilimento Ilva di Cornigliano, ha una forza lavoro di 1500 addetti. Chiare in questo senso le parole pronunciate dal governatore ligure Giovanni Toti: “Una scelta che rischia di pregiudicare in modo significativo, se non definitivo, la trattativa in corso sul futuro degli stabilimenti siderurgici. Le conseguenze di questa intromissione giudiziaria nella trattativa potrebbero avere effetti drammatici sull’industria italiana e sui livelli occupazionali in tutti i siti che ospitano uno stabilimento Ilva. Auspichiamo, pertanto, che, in un sussulto di responsabilità, si torni al più presto sulle scelte fatte dal Presidente della Regione Puglia e si possa riavviare una proficua conclusione della trattativa“.
CISL E UIL SUGLI SCUDI
Fortemente critici anche Cisl e Uil. “La scelta del governatore della Puglia, Michele emiliano di ricorrere al Tar è da irresponsabili”, ha affermato il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, secondo il quale “affidare al Tar il proprio disappunto per essere in un tavolo parallelo a quello col sindacato è un atteggiamento infantile è grave“. Una posizione analoga a quella del segretario della Uilm Rocco Palombella: “Dal dramma alla tragedia: è il primo effetto causato dalla sciagurata iniziativa del presidente della regione Puglia e del sindaco della città di Taranto di ricorrere al Tar di Lecce per chiedere la sospensione del decreto sul gruppo Ilva approvato dalla presidenza del Consiglio lo scorso 29 settembre“.
LE RAGIONI DI EMILIANO
“Quel decreto è illegittimo e il governo ha violato il dovere di leale collaborazione istituzionale”. Sono queste le parole con cui ha commentato la decisione di presentare il ricorso Emiliano. Secondo il quale “il provvedimento “concede di fatto una ulteriore inaccettabile proroga“, al 2023, “al termine di realizzazione degli interventi ambientali, di cui alle prescrizioni Aia, già da tempo scadute e sinora rimaste inottemperate“.
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