Caro Operai Contro,
Italcementi che già legalmente sfrutta gli operai, potrà altrettanto legalmente inquinare il territorio circostante. Infatti una delibera della regione Basilicata, “ha autorizzato Italcementi a bruciare nel suo cementificio in località Trasanello, alle porte di Matera, ulteriori 48.000 tonnellate all’anno di CDR (Combustibile derivato da rifiuti, cioè rifiuti) e CSS (Combustibile solido secondario, cioè plastiche varie)”.
Si noti che le “48.000 tonnellate all’anno” sono “ulteriori” ad una quantità che, come si può notare nell’articolo qui sotto, non è dato sapere ai comuni mortali.
Il combustibile ricavato dai rifiuti costa molto meno del combustibile regolare. I padroni anche da questo traggono maggior profitti.
Se l’Ilva in nome del profitto può continuare a produrre avvelenando operai e famiglie circostanti, gli altri padroni si muovono per adottare le stesse modalità.
In questi giorni i politici dei padroni sono impegnati a presentarsi divisi in faide, per le prossime elezioni. Mandiamoli tutti a quel paese disertando le urne.
Saluti un operaio non votante
Allego articolo da sassilive.it Matera 6 gennaio 2018
Presentata a Matera l’iniziativa “Grazie, non fumi” per sostenere il ricorso al Tar contro Italcementi
Nella sede AIEA di Matera,in Viale De Martino 65, le associazioni WWF Matera, Comitato No Inceneritore, AIEA – Associazione Italiana Esposti Amianto e Medicina Democratica hanno presentato l’iniziativa “Grazie, non fumi” per consentire a tutti i cittadini di sostenere la difficile azione amministrativa al TAR contro la delibera della giunta regionale n. 1197 del 7/11/2017 che ha autorizzato Italcementi a bruciare nel suo cementificio in località Trasanello, alle porte di Matera, ulteriori 48.000 tonnellate all’anno di CDR (Combustibile derivato da rifiuti, cioè rifiuti) e CSS (Combustibile solido secondario, cioè plastiche varie).
All’incontro con i giornalisti hanno partecipato Mimmo Genchi, Francesco Filippetti e Mariangela Giordano (anche socio ISDE) per il Comitato No Inceneritore a Matera, Nicola Frangione per Medicina Democratica e Mario Murgia per AIEA.
Come annunciato subito dopo la pubblicazione della “sciagurata” delibera regionale – ha dichiarato Genchi – il Comitato No inceneritore a Matera, il WWF, l’AIEA e Medicina Democratica si sono immediatamente attivate per predisporre un ricorso al Tar di Basilicata per chiedere l’annullamento di questo atto amministrativo. Noi chiediamo l’annullamento di questa delibera e nel frattempo la sospensione, perché riteniamo che questa ulteriore violenza al territorio e alla salute dei materani assolutamente ingiusta. Abbiamo individuato una serie di punti di attacco sull’atto amministrativo di concessione e quindi depositeremo il ricorso al Tar. Questa è l’ultima occasione per fermare una ulteriore fonte di violenza al nostro ambiente e alla nostra aria, le cui conseguenze potrebbero manifestarsi anche in un lontano futuro per la nostra salute e quella dei nostri figli. I termini per i ricorso al Tar scadono il 14 gennaio 2018. L’operazione ha un costo di 5 mila euro e chiediamo ai cittadini di sostenere questa battaglia versando un contributo attraverso le modalità a disposizione: utilizzando il bonifico con IBAN IT33R0760116100001040256636 oppure il servizio Pay Pal all’indirizzo paypal.me/NoInceneritoreMatera. Il versamento si può effettuare anche direttamente sul sito www.noinceneritore.it utilizzando il forum presente sulla home page. Voglio precisare che noi comunque presenteremo il ricorso in ogni caso, senza attendere di raggiungere la cifra di 5 mila euro con i contributi dei cittadini, ai quali chiediamo di darci una mano per sostenere questo ricorso. Voglio preannunciare che quest’azione si allungherà anche al Consiglio di Stato perché non sarà una cosa semplice”.
“Noi tocchiamo con mano le conseguenze di emissioni nell’ambiente che creano nel tempo delle patologie a lunga latenza. Come AIEA abbiamo aiutato in Basilicata, soprattutto nella provincia di Matera circa 700 famiglie. Abbiamo una banca dati degli effetti prodotti dalle emissioni nell’ambito dell’industria per la presenza di sostanze cancerogene come l’amianto ed altri prodotti. Ne paghiamo le conseguenze dopo oltre trent’anni. Una situazione come questa comporta risvolti non controllati, le cui conseguenze purtroppo si potranno valutare tra decenni. Per esperienza cerchiamo di prevenire certe situazioni. Una cosa è certa. A Matera abbiamo un cementificio che ha ottenuto certificazioni per la qualità dell’aria, una ISO che certifica queste situazioni ma grazie a modifiche che hanno migliorato queste emissioni. Mi chiedo perché andare a saldare queste emissioni con dei prodotti che possono creare conseguenze dannose. Stiamo cercando di bandire le conseguenze degli inceneritore e invece ci troviamo a trasformare dei rifiuti in combustibili che in pratica possono contenere materie plastiche o qualsiasi altro prodotto”.
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