Redazione di Operai Contro,
Le sollevazioni di dicembre in Iran non sono state uno scoppio di rabbia improvviso e inaspettato.
Gli operai iraniani conducono da mesi una lotta economica di difesa contro il caro vita e l’inflazione per ottenere aumenti in busta paga e in alcuni casi anche gli arretrati non ancora ricevuti. Dal poco che filtra dalla censura si riesce a capire che queste lotte, che si esprimono con manifestazioni e cortei, devono subito fare i conti con l’apparato repressivo dei corpi speciali di polizia, come ad Arak , importante città industriale, durante uno sciopero lo scorso settembre.
La lotta economica si salda con quella politica contro il sistema teocratico e trova alleati in settori popolari che si battono contro l’oppressione che pesa sulla popolazione (ad esempio ogni mercoledì ci sono donne che fanno veloci proteste togliendosi il velo in pubblico e hanno ripetuto il gesto nel corso delle manifestazioni di dicembre).
Ciò spiega perché lo scoppio delle manifestazioni a dicembre nella città di Mashhad ha avuto immediatamente un carattere di protesta dura con slogan tipo “morte al dittatore” e il movimento si è diffuso a macchia d’olio in moltissime città.
La reazione delle forze repressive è stata impressionante, malgrado le palle raccontate da Rouhani sulla libertà di manifestazione: 25 morti in strada – 2 morti in galera – 1500 feriti – 3700 arrestati in totale. I dimostranti si sono battuti con coraggio: assalti a caserme di polizia e siti economici dei Pasdaran, un poliziotto speciale fermato in una manifestazione da un fucile da caccia.
Al momento non si ha notizia di altre iniziative : evidentemente il movimento il cui nocciolo è operaio, come riconosciuto dalla stampa internazionale (The Guardian), e che pertanto in Iran viene chiamato “sciopero generale”, ha bisogno di riorganizzarsi per resistere alla repressione e per rilanciare i propri obiettivi.,
I recenti accordi commerciali in Europa (Italia in testa con linea di credito da 5 miliardi) spiegano la posizione critica degli europei verso la politica americana e l’assenza della borghesia iraniana dalla scena.
Aspettiamo e sosteniamo la ripresa delle lotte degli operai iraniani.
romke
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