Pubblichiamo questa lettera di un ex dipendente della Tecnowind
La storia della mia azienda inizia così, come in tutte le favole con ‘’C’era una volta…’’; purtroppo non finisce con “…e vissero tutti felici e contenti” ma con “…e vissero tutti infelici e senza lavoro”.
Ripartiamo dall’inizio…
C’era una volta in un paese delle Marche un’azienda sana con oltre 300 dipendenti: la Tecnowind S.p.A di Fabriano (AN), nata nel 1983 e morta il 19 Febbraio 2018. Morte voluta, programmata e organizzata da imprenditori e sindacati rispettivamente nel ruolo di responsabili e complici.
L’azienda produceva elettrodomestici (cappe aspiranti, piani cottura) e si era ingrandita aprendo anche altri stabilimenti, prima in Cina e poi in Romania. Dopo ha iniziato a produrre debiti, tanti debiti. Siamo passati da un fatturato di 80 milioni di euro l’anno alla crisi del 2013 per mancanza di liquidità !!!
In quell’anno le banche si rifiutarono di sbloccare le linee di credito, qualcosa come 27 milioni di euro. Ci fu una pressione aggressiva sulle banche, che funzionò; infatti, nel giro di qualche giorno le banche ridiedero credito, era il 15 Giugno 2013.
Passano giusto due settimane e l’azienda presenta al Tribunale tutta la documentazione per l’accesso al concordato preventivo che avrebbe attivato lo sblocco della liquidità. Manca, però, un documento; non una semplice fotocopia, ma un documento strategico necessario per convincere il Tribunale che la concessione del Concordato abbia basi solide: un Piano Industriale.
L’azienda rimarrà disponibile a fornirlo, ma con dei tempi lunghi, anzi lunghissimi. Infatti il Piano Industriale verrà a mancare fino al giorno del Fallimento.
Dopo manifestazioni, scioperi, cortei e incontri vari. Dopo aver messo noi dipendenti davanti ai cancelli con i cartelli” LE BANCHE CI STANNO UCCIDENDO ”. Dopo un susseguirsi di colpi di scena consumati alla spalle di noi lavoratori. Sindacati, Istituzioni e Azienda proclamarono – SIAMO SALVI !!!. L’azienda viene acquisita e salvata da un imprenditore marchigiano al valore simbolico di 1 Euro; Il nostro Cristo Redentore da Rio de Janeiro…scusate Il nostro Cristo Redentore da Osimo (AN).
Tutti …fiduciosi ..ripartimmo.
Iniziammo un percorso di lacrime e sangue delocalizzando parte della produzione in Romania, licenziando parte dei dipendenti quasi volontariamente e rinunciando anche alle ferie di Agosto. Tra Fabriano, la Romania e la Cina è facile immaginare chi avrebbe pagato il prezzo più alto in futuro ( Infatti Cina e Romania continuano tranquillamente le proprie attività produttive). Il 14 dicembre 2013 la nuova proprietà organizza al Teatro Gentile un concerto per tutti i dipendenti, un nuovo inizio fiducioso e condiviso. Incredibile, sono passati solo pochi mesi dalle lotte e siamo qui a festeggiare.
Con l’aiuto di ammortizzatori sociali, tra un susseguirsi di improbabili e fantomatici acquirenti; prima gli Americani, poi i Canadesi, i Cinesi, i Giapponesi e persino una proposta d’acquisto da un’altra Galassia. In conclusione “ Tutti la vogliono, ma nessuno la piglia “.
Siamo arrivati senza grossi problemi fino a dicembre 2016, l’ inizio del nostro rovinoso cammino. Salta metà della Tredicesima, poi parte degli stipendi di Gennaio, Febbraio, Marzo.
E indovinate chi si è offerto di tutelare i nostri diritti di lavoratori ??? La risposta è scontata, i nostri cari Sindacati.
Il loro ingresso in questa fase è da veri attori hollywoodiani, si presentano come veri eroi in missione per difendere i Lavoratori. Con le loro abilità fisiche e mentali molto sviluppate e con i loro costumi dai colori sgargianti ed un simbolo identificativo si trasformano da persone ordinarie a supereroi. Con la volontà di rischiare la propria incolumità al servizio dei deboli senza aspirare a una ricompensa e con un grande senso di responsabilità e onestà.
Con una procedura già sperimentata con altre aziende partono le proteste, le trattative, i cortei per la città, gli scioperi, i presidi davanti all’azienda. Dopo parecchi giorni l’azienda cede e iniziamo ad ottenere parte delle retribuzioni sospese e successivamente partono gli incontri a Roma al Ministero dello Sviluppo Economico, delle vere e proprie gite.
Con i Sindacati sempre in prima linea, incontro dopo incontro, speranza dopo speranza, inizia a prendere forma la loro vera natura.
Illudono e manipolano i lavoratori per i loro interessi e per la loro visibilità invece di difendere i diritti dei Lavoratori, almeno quei pochi rimasti.
Qualcuno di loro crede di essere troppo furbo e intelligente, ma resta solo un viscido personaggio che approfitta delle debolezze dei lavoratori per la propria carriera sindacale.
Non si occupano più dei deboli ma di categorie che contano di più, gli imprenditori e i politici.
Dall’ultimo presidio a Marzo, nonostante continue ingiustizie e continui ricatti da parte dell’azienda verso i suoi dipendenti, il Sindacato si ritira in silenzio stampa. Nasconde informazioni, non organizza più scioperi, né proteste, né presidi.
Si è passati dalla protesta attiva, dove si voleva bloccare strade, autostrade, treni, aerei, a non voler bloccare nemmeno una bicicletta.
Anzi il Sindacato blocca qualsiasi iniziativa da parte dei lavoratori, inventando le scuse più assurde.
Il Sindacato appoggia cambi di ammortizzatore sociale che dimezzano rovinosamente l’arco temporale della loro copertura, passando da una copertura per tutto il 2018 ad una fino a Dicembre 2017.
Appoggiano tutte le richieste aziendali; dalla procedura di mobilità per 140 dipendenti alla scissione degli stabilimenti di Cina e Romania e quindi al loro salvataggio in un futuro fallimento, che avverrà qualche mese dopo.
Infatti nella crisi del 2013 eravamo 800 dipendenti (compresi gli stabilimenti di Cina e Romania) a tremare per un possibile Fallimento, invece oggi siamo 250 a tremare e perdere il lavoro.
Errori e promesse mai mantenute per compiacere l’azienda e accompagnarci senza protestare al Fallimento.
Il 10 febbraio 2018 dalla Regione arriva la notizia che una cassa integrazione supplementare è confermata per altri sei mesi, dieci giorni dopo il Tribunale dichiara il fallimento della Tecnowind.
Il 22 febbraio i lavoratori firmano il licenziamento collettivo e vengono costretti a prendere la lettera di licenziamento a mano presso il Palazzo del Potestà di Fabriano.
Ritiro a mano come in una scena di un film di Fantozzi, una scena tristissima che noi lavoratori non meritavamo accompagnata, poi dalle gare d’appalto Sindacali per accaparrarsi clienti per le varie vertenze ai loro efficientissimi Patronati.
Una vendita di servizi di Patronato da fare invidia al miglior televenditore che per l’acquisto di un materasso ti regala una batteria da cucina, un servizio di posate da 12 in acciaio e un set di asciugamani.
Il Sindacato diventa un agenzia d’affari che si preoccupa di rendere dolce il cammino verso la precarietà e la flessibilità.
Sempre pronto all’occorrenza a lubrificare con la vasellina il fondoschiena dei Lavoratori.
Sempre pronto con frasi ad effetto e belle parole di circostanza e mai nessuno a fare qualcosa di reale.
Il Sindacato ha costretto i Lavoratori ad accettare tutto passivamente, senza protestare e soprattutto senza lottare.
A chi toccherà la prossima volta ???
Quali saranno i prossimi Lavoratori da ingannare ???
Abbiamo ancora bisogno di un sindacato del genere ???
Un unico grazie a tutti i 250 lavoratori che con i loro sacrifici hanno lottato e sperato di poter salvare questa azienda da questo fallimento programmato.
A loro resterà la forza di andare avanti e la speranza che la ruota che li ha condannati faccia il suo giro e condanni anche tutti i responsabili e complici.
In attesa che questo accada
Un Saluto
Un ex dipendente
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