mi rivolgo al vostro giornale, perché avete dichiarato che siete il giornale della lotta contro il lavoro salariato
Dopo la dichiarazione da parte del M5S di bloccare la Tav. Si è acceso un altro scontro sull’ILVA.
Calenda e Bellanova tentano di riportare al tavolo sindacati e azienda per chiudere un accordo che metterebbe in sicurezza, a loro avviso, il futuro della più grande acciaieria d’Europa. L’accordo prevede 6000 esuberi (cioè licenziamenti e riduzione di salario per tutti gli altri.
Anna Maria Furlan segretaria della CISL dice:. «Chiudere l’Ilva significherebbe mettere in ginocchio l’economia della città di Taranto e perdere un ruolo strategico e di qualità nella produzione di acciaio del nostro paese».
Il segretario generale della Fim-Cisl Marco Bentivogli attacca: «Gli M5S confermano la volontà di non proseguire l’opera di ambientalizzazione e di chiudere la fabbrica lasciando a casa 20.000 lavoratori senza alcuna garanzia». Il sindacalista chiede quindi di «proseguire immediatamente la trattativa, trovare un accordo che ambientalizzi – come tutti a Taranto, in particolare, attendono – difenda tutti i lavoratori e metta in sicurezza l’impianto e lo rilanci».
In pratica politici e sindacalisti ci vogliono condannare a continuare a lavorare come schiavi-salariati con la morte sulle spalle per noi e le nostre famiglie
I padroni saranno contenti perché noi schiavi salariati siamo la fonte dei loro profitti.
A mio parere lo sfruttamento e la morte per noi operai, può essere eliminata solo eliminando la società capitalista.
E’ il momento della nostra rivolta contro i padroni e il loro stato. Perché la rivolta abbia successo dobbiamo costruire e rafforzare il Partito Operaio. Dobbiamo imparare a combattere i padroni. Dobbiamo imparare a non farci bloccare dai sindacalisti. Dobbiamo imparare a combattere i gruppastri e i sindacatini che dietro frasi altisonanti difendono la democrazia dei padroni. Tutti coloro che parlano di dignita del lavoro dicono una falsità. Gli schiavi-salariati non hanno nessuna dignità da difendere.
Un operaio dell’Ilva di Taranto
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