L’ultima giravolta dei Pentastellati sulla Tap (Trans Adriatic Pipeline) ha mostrato una volta di più la natura truffaldina della democrazia. Il buon Di Maio, nonostante le promesse elettorali, deve inchinarsi alla volontà dei padroni, italiani ed europei.
E’ sciocco (e pericoloso) pensare che il voto potesse fermare la Tap. Il voto è servito solo a mandare in parlamento uno stuolo di furbi politicanti, dove la presenza di qualche ingenuo serve solo a confondere le acque.
La Tap è un grosso affare, in primis per l’Eni-Snam, e poi per tutte le imprese coinvolte, con il relativo codazzo di faccendieri. Tutta gente pronta a uccidere anche la mamma, pur di imporre i propri criminali interessi. Perché di crimine si tratta.
Tanto per cominciare, hanno raccontato un sacco di balle, sulle quali è utile fare chiarezza. A partire dal nome: Rete adriatica. In realtà, la Rete adriatica (Tap), è solo un segmento del Corridoio sud del gas, che parte da Baku (Azerbajan). Il segmento successivo, quello che attraversa l’Italia, si dovrebbe chiamare Rete trans appenninica, poiché il progetto (della svizzera Elektrizitäts Gesellschaft Laufenburg/Axpo) prevede un gasdotto che percorre la dorsale appenninica da Sud a Nord. E’ un percorso di quasi 700 km (da Brindisi a Minerbio, in Emilia), lungo i quali verrà scavato un cratere di 40 metri. Oltre allo scempio ambientale, la pipeline attraversa zonealtamente sismiche, con il rischio di disastri, imprevedibili, per progettisti euro-svizzeri, ma facilmente immaginabili, dopo i recenti terremoti in Abruzzo, Umbria e Marche.
Altre balle raccontano in merito ai vantaggi energetici per gli «italiani». No, i vantaggi sono solo per le imprese, italiane ed europee. Gli «italiani», in quanto consumatori, dovranno sempre pagare le bollette, nelle quali verranno spalmati i costi della Grande Opera. Mazziati e cornuti.
– Il consorzio Tap (Trans adriatic pipeline A.G.) ha la propria sede centrale a Baar, in Svizzera, e uffici operativi nei paesi attraversati dal gasdotto (Grecia, Italia e Albania). Gli azionisti del progetto al 2017 sono Snam (20%), l’inglese BP (20%) l’azera Socar (20%), la belga Fluxys 19%), la spagnola Enagás (16%), la svizzera Axpo (5%).
Allego un opuscoletto che spiega le pericolose conseguenze della Tap.
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