Il governo blocca la rivalutazione delle pensioni, per loro sono solo pochi euro, per gli operai pensionati valgono tanto. Dov’è la vecchia sindacalista della CGIL con i suoi quasi 3 milioni di iscritti fra i pensionati? A fare chiacchiere in qualche ufficio studi, mentre ai pensionati il governo ruba i soldi dalle tasche.
L’indicizzazione delle pensioni e dei salari è un sistema di calcolo che aggancia le pensioni o i salari, all’indice del costo della vita per controbilanciarne la perdita del potere d’acquisto.
Tralasciando il fatto che l’indice calcolato dall’ISTAT è un indice alquanto fittizio, che nella realtà non aggancia mai di fatto realmente le retribuzioni al costo reale della vita, il governo legastellato ha pensato bene di penalizzare i pensionati togliendo del tutto l’indicizzazione, inserendo nella manovra economica il taglio delle rivalutazioni delle pensioni.
La media dell’indicizzazione sui redditi da pensione fino a prima della manovra economica era del 1,5 %, una miseria, una cifra del tutto inadeguata al costo della vita, pochi spiccioli enormemente insufficienti, ma comunque un indicizzazione che dava un misero aumento alle pensioni operaie, un aumento medio di circa 16 euro mensili.
Bene, il grande “amico dei poveri” il governo legastellato, ai pensionati operai ed ai pensionati poveri, ha dato l’ennesima stangata, sfilandogli dalle tasche, come dei comunissimi ladruncoli, l’indicizzazione della pensione.
Facendo due calcoli risulta che la pensione lorda di un operaio del settore metalmeccanico di 4 livello, dopo quasi 43 anni di lavoro (un enormità), ammonta a circa 1520 euro mensili.
Togliendo le tasse (L’IRPEF risulta essere di 264,11 euro), dai 1520 euro lordi, la pensione mensile rimasta è di circa 1.252,39 euro al netto dei contributi una vera e propria miseria, al limite della sopravvivenza.
Oltretutto la verità sulla retribuzione della pensione è un altra. Differentemente da quanto propagandato dalla vulgata giornalistica e governativa, che fanno sembrare la pensione come un regalo dello stato e che mette sullo stesso piano chi non ha mai versato una lira con chi invece si è pagato di tasca propria il diritto alla pensione, un operaio, incatenato ad una vita di lavoro, versa nelle casse dello stato il 10 % del proprio salario lordo mensile, per potersi garantire alla fine della sua vita lavorativa quattro soldi di pensione con cui campare. Altro che beneficenza misericordiosa che si “regala”ai pensionati.
Ma non basta, a questa miserabile pensione il governo legastellato ha anche il coraggio di togliere l’indicizzazione di circa 16 euro mensili, una vigliaccata solenne.
Gli “amici dei poveri” Di Maio e Salvini diranno che 16 euro mensili sono poca cosa, certo; con i loro lauti stipendi da parlamentare 16 euro non sono nulla, nemmeno per la ricca borghesia che è capace di bruciare migliaia di euro per un semplice pasto 16 euro sono solo briciole, ma con i 16 euro mensili che il governo ladro ha sfilato dalle tasche dei pensionati si possono comprare 6,5 Kg di pane oppure quasi 10 kg di pasta, ma questo, i ladri del governo ed i ricchi borghesi, nemmeno lo sanno.
Di fronte a questo ladrocinio l’“esimia” segretaria generale della CGIL, Susanna Camusso e il potente capo dei pensionati della stessa CGIL, Ivan Pedretti, che dovrebbe difendere la riduzione del salario degli operai e dei lavoratori e la diminuzione delle pensioni, al posto di mobilitare immediatamente tutta la CGIL contro questo ladrocinio hanno altro per la testa . Con una una massa di 3 milioni di iscritti pensionati, potrebbero realmente dare del filo da torcere al governo, potrebbero mobilitare, con potenti manifestazioni davanti al parlamento i loro iscritti, potrebbero chiamare alla mobilitazione con una serie di scioperi la forza operaia delle fabbriche contro chi sta impoverendo operai, pensionati e lavoratori.
Ma questo sarebbe del tutto un altro sindacato.
Quello che realmente stanno facendo questi burocrati borghesi del sindacato è mettere tutto il loro impegno nella farsa congressuale, una farsa sempre e comunque uguale a se stessa, una farsa che permette a questi funzionari di sgomitare per meglio posizionare la propria carriera all’interno del sindacato. Una carriera che gli garantisca un più adeguato reddito economico in una comoda e tranquillizzante professione, sbattendosene allegramente della fatica che pensionati, operai e lavoratori fanno per arrivare alla fine del mese.
D.C.
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