Abruzzo elezioni di domenica 10 febbraio 2019
Nessuno ha perso, la Lega ha guadagnato, anche i 5 Stelle, che ha dimezzato i voti del marzo dell’anno scorso, cerca di uscirne indenne con la solita scusa: le regionali sono ben diverse dalle politiche. A noi non interessa qui l’analisi della spartizione dei voti validi, si trova in ogni commento politico, in ogni notiziario. Vogliamo rilevare solo che quasi metà degli elettori non è andata a votare, dato sparito dai commenti politici la sera stessa degli scrutini. Tanto per capirci gli elettori erano 1.211.204, hanno espresso un voto valido 618.494, non si sono recati ai seggi 567.917. Tra quelli che hanno votato, le nulle e bianche sono 24.793. Affluenza definitiva viene data al 52,5 per cento. Metà della popolazione, avente diritto al voto non ha partecipato. Non conta niente? Per i capi dei partiti politici che erano in lizza non conta niente, per questi, anche se il numero dei votanti scende a picco contano i voti che ricevono in percentuale, è su questa base che si dividono poltrone ed affari. Senza ritegno si presentano al pubblico come i rappresentanti della maggioranza degli italiani, truccando i dati. Prendiamo ad esempio “il successo” della Lega : 165.008 preferenze, su 1.211.204 aventi diritto, sono solo il 13,62% i cittadini abruzzesi che hanno scelto Salvini. E questo vale per tutti i partiti, le loro percentuali di voto vanno ridimensionate sulla base degli aventi diritto e si scoprirà che ognuno di loro rappresenta ben poco, rappresentano, specialmente nelle elezioni locali, gente legata alla gestione della pubblica amministrazione, a chi fa affari con appalti e forniture. Li vota anche chi si illude che il padrino politico gli possa rendere la vita più facile, ma illusi di questo tipo diminuiscono sempre di più. 567.917 elettori che potevano, secondo la propaganda di sistema, democraticamente scegliere chi dovesse governare la regione Abruzzo non si sono presentati all’appello. Eppure l’offerta politica era varia e articolata, il centrosinistra con liste e listarelle di ogni tipo, il centrodestra con Salvini-poliziotto e il vecchio Berlusconi, i 5 Stelle con il nuovo che avanza, ma non c’è stato nulla da fare. Eppure lo scontro politico in atto, le zuffe fra i due viceministri, le misure adottate, da quota cento al reddito di cittadinanza avrebbero dovuto coinvolgere di più gli elettori e portarli al voto, ma così non è stato. Allora bisogna cominciare a ragionare sull’esistenza di una frattura sociale, di un solco fra sistema di rappresentanza e cittadini, il metodo stesso del voto è messo in crisi dal rifiuto a parteciparvi. Le ragioni sono innumerevoli, ma una ci serve mettere in evidenza: i partiti politici esistenti non rappresentano più gli stati sociali colpiti dalla crisi, gli operai e i lavoratori poveri, la piccola borghesia che non sa come tirare avanti. La propaganda di Salvini ha orientato il malcontento di alcuni di questi contro l’immigrato, ma sono minoranze che, con un contrasto serio con chi veramente li mette alla fame, con i padroni, si libereranno facilmente dall’influenza leghista. Non trovare in nessun partito una propria rappresentanza è un dato di fatto che l’astensione mette in luce. Ma c’è dell’altro, una critica più profonda, per quanto non coscientemente manifestata, al sistema di potere politico costruito attorno ai partiti ed al modo in cui si esprime col parlamento. Non funziona più il voto per il candidato di partito perché non si può controllare direttamente il suo operato, non serve scegliere chi ogni quattro anni deve tentare di andare al potere in nostro nome perché, in questa ascesa verso il governo, tutti vengono normalizzati nella funzione di salvaguardare gli interessi dei poteri forti, quello dei padroni. Anche i più recalcitranti. Vedi i cinquestelle che dall’opposizione radicale, in poco tempo, sono diventati uomini di governo e tutte le loro scelte si sono adeguate agli interessi del grande capitale. Hanno dimezzato i voti nel giro di pochi mesi, è vero che le regionali sono diverse dalla politiche, ma ciò non cancella la disillusione di quanti li hanno votati. Il non voto, che viene principalmente dalle classi subalterne, dagli operai e lavoratori poveri è alla ricerca di un altro tipo di rappresentanza politica, di un altro tipo di organizzazione della cosa pubblica, del fatto che il potere della società passi di mano. Sono solo fantasie? Loro continuino a sottovalutare e nascondere l’astensionismo, ne riparleremo fra un po’.
E.A.
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