All’Inail meno 1,7 miliardi di euro in tre anni. Di Maio, il ministro del “cambiamento”, sconta ai padroni i premi sull’assicurazione obbligatoria sugli infortuni del 32%.
Caro Operai Contro, quando Di Maio si è insediato come ministro del lavoro nel governo Conte, i salari in Italia, erano già diminuiti secondo “Il sole 24 ore”, del 4,3% dal 2010 al 2017. Presone atto Di Maio, ha dato ad intendere con le sue chiacchiere, che come Robin Hood avrebbe tolto ai ricchi per dare ai poveri.
Invece girava la testa dall’altra parte, dalla parte dei padroni che piangono miseria per il costo del lavoro. Perciò ora gli regala 1,7 miliardi di euro, tagliando del 32% l’importo che le aziende devono versare all’Inail, per l’antinfortunistica e le malattie professionali nel triennio 2019-2021, quasi 600 milioni l’anno.
Una decisione dalla gravità inaudita, che manda ulteriormente allo sbaraglio gli operai, esponendoli maggiormente a rischio infortuni, morire per il lavoro, contrarre malattie professionali spesso letali o invalidanti come gli infortuni gravi.
Per giustificare questo taglio Di Maio si è inventato che gli infortuni sul lavoro sarebbero diminuiti. Una menzogna assoluta come abbiamo più volte ribadito, con cifre alla mano che riportiamo più sotto.
Forse Di Maio fa riferimento ai dati ridimensionati dell’Inail, che non tengono conto di molti infortuni e morti sul lavoro, perché non segnalati correttamente secondo i canoni ufficiali, ed anche perché l’Inail non considera infortuni e i morti sul lavoro, quando gli operai sono sprovvisti di assicurazione, ovvero occupati irregolari e in nero.
Altro aspetto non secondario è che molti infortuni non risultano tali perché, il ricatto del licenziamento in una situazione di generale occupazione precaria, fa si che molti operai, quando si fanno male, invece di andare in infortunio si mettono in malattia, per evitare che a seguito dell’infortunio il padrone debba versare una maggior somma per l’assicurazione all’Inail.
In realtà abbiamo più volte ribadito: “Le morti sul lavoro non sono mai diminuite”, come precisa l’Osservatorio indipendente degli infortuni sul lavoro di Bologna, che aggiunge: “non sono mai state così tante da quando 11 anni fa, è stato aperto l’Osservatorio”.
Nel 2016 i decessi per malattie professionali sono stati 1297 (fonte Inail). Gli infortuni mortali sempre nel 2016, sono stati 1360 (fonte Osservatorio di Bologna). Sommando i 2 dati e dividendo per 365 si hanno 7,28 morti al giorno per il profitto dei padroni.
Scivoloso come un’anguilla sulla questione dei salari, Di Maio rivendica che grazie al suo decreto dignità, gli occupati in Italia sono risaliti a 23,2milioni superando i livelli del 2008. Si dimentica di aggiungere però, che a parità di occupati mancano, con relativa perdita sui salari, 1,8 milioni di ore lavorate. Non per la cassa integrazione che nel 2018 era ai livelli del 2008, ma per il fatto che sempre più occupati sono assunti con contratti e salari miserabili. Un lavoratore e/o pensionato su 3, dichiara meno di 10 mila euro di reddito l’anno.
Tante belle parole per i poveri, gli operai, i precari, ma alla prova dei fatti, compresa l’elemosina del reddito di cittadinanza ancora da verificare, Di Maio sta facendo come i suoi predecessori. Peggio, se si considera che si era presentato come ministro del lavoro del “cambiamento”. Ancora peggio, tenendo conto che il colpo da lui sferrato, avviene dopo 6 anni ininterrotti di tagli strutturali all’antinfortunistica.
Aveva cominciato il governo Letta, decretando per il triennio 2014-2016, poi il governo Renzi per il triennio 2017-2019, regalando complessivamente ai padroni 1,2 miliardi di euro, sottraendoli all’antinfortunistica. Ora il regalo di 1,7 miliardi di euro, da parte di Di Maio ai padroni, tramite il taglio del 32% dalle tariffe che le imprese devono versare all’Inail per il triennio 2019- 2021.
Sempre nel segno della continuità dei governi dei padroni, Di Maio non ha finora parlato di ripristinare i 300 ispettori tagliati dal governo Renzi, che hanno fatto crollare del 34% le ispezioni sui luoghi di lavoro. Come non fa cenno di abolire la norma voluta da Renzi, che obbliga gli ispettori a comunicare con largo anticipo alle aziende, la data della loro ispezione.
Più si rivela antioperaio l’operato del ministro del Lavoro Di Maio, che prosegue peggiorandola la legislazione del lavoro dei suoi predecessori, più si rivela l’inconsistenza delle sue promesse ai poveri e agli sfruttati, più i 5 Stelle perdono voti. E più perdono voti, più Di Maio si tuffa nelle braccia dei padroni, con l’unico scopo di salvare la propria poltrona, tenendo in piedi abbracciato a Salvini, il governo Conte.
Invece di contrastare lo smantellamento delle misure antinfortunistiche che dovrebbero tutelare la salute e l’integrità degli operai e dei lavoratori precari, come sbandierava quando si trattava di prendere voti, Di Maio ha imbracciato la mannaia dei suoi predecessori, assecondando i padroni nel taglio del cosiddetto “costo del lavoro”. Per i padroni e per il loro ministro del lavoro, ci sono tanti disoccupati e senza lavoro, pronti a sostituire gli operai che ogni giorno muoiono per il profitto.
Saluti Oxervator
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