La storia ritorna con le dovute differenze, ma ritorna.
Oggi è il diciottesimo sabato della protesta dei gilet gialli Francesi. Una rivolta che vede scendere in campo contro il governo di Macron operai, lavoratori, giovani disoccupati, agricoltori poveri delle campagne, stanchi della miseria a cui li costringe la borghesia e il governo di Macron.
Avevano pensato che qualche promessa e migliaia di poliziotti sarebbero bastati per fermare la rivolta. Si sbagliavano. Ora passano ad ogni tipo di insulto per svuotare di significato sociale la lotta di strada.
“Non si tratta né di manifestanti né di casseur, questi sono solo assassini”: questo il commento del ministro dell’Interno Christophe Castaner all’incendio di un palazzo, partito dalle fiamme appiccate durante i disordini sugli Champs-Elysees all’agenzia di una banca.
“Hanno deciso, come canto del cigno, di venire ad attaccare Parigi ma noi li abbiamo anticipati e rispondiamo colpo su colpo”: così il ministro dell’Interno, Christophe Castaner, ha commentato la guerriglia che da stamane ha investito il centro di Parigi e in particolare la zona degli Champs-Elysees. I manifestanti, ha annunciato Castaner, sono “fra i 7 e gli 8.000, fra cui 1.500 ultraviolenti”. Queste distinzioni servono a dividere il movimento che invece si è dimostrato compatto: la vastità degli scontri, la loro durata, non possono essere attribuite a poche frange di “ultraviolenti” ma sono il manifestarsi di una rabbia che percorre l’insieme dei manifestanti che sono scesi per strada.
Per la prima volta, nel pieno degli scontri, il primo ministro francese Edouard Philippe è sceso in piazza ad incoraggiare e stringere la mano agli agenti impegnati a Parigi. La scena, inedita, è avvenuta davanti al Grand Palais, a pochi metri da dove si alzano colonne di fumo dai locali e dalle edicole di giornali in fiamme, tra fumo di lacrimogeni e scene di caos.
A qualche centinaia di metri dal primo ministro, brucia ancora il tendone rosso e oro del famoso ristorante Fouquet’s, dato alle fiamme dai manifestanti. Bulgari, il negozio di gioielli dell’alta borghesia parigina è messo sottosopra. “Venire a Parigi per scontrarsi con la polizia è inaccettabile”, ha detto Philippe. Ma ha avuto parole dure anche per “chi giustifica e incoraggia queste azioni” e così facendo “se ne rende complice”. Quale altro strumento hanno i manifestanti per riscattarsi dalla miseria, per far cadere il governo che li opprime, forse le processioni?
Il 17 marzo è la vigilia del ricordo della Comune di Parigi che diresse Parigi dal 18 marzo al 28 maggio 1871.
La Comune è il primo governo degli operai e dei poveri di Parigi. Il 18 marzo 1871 Parigi insorse cacciando il governo che aveva tentato di disarmare la città, e il 26 marzo elesse direttamente il governo cittadino, sopprimendo l’istituto parlamentare.
L’insurrezione contro il governo non fu rose e fiori, tanti furono gli incendi e gli scontri con la truppa regolare, andarono a fuoco intere zone della città. La Comune, che adottò a proprio simbolo la bandiera rossa, iniziò la resa dei conti con i ricchi oppositori fedeli sostenitori del Governo dei borghesi e i rappresentanti religiosi, difensori della proprietà dei possidenti. Le misure sociali che i comunardi adottarono aprivano la nuova epoca del potere degli operai e dei lavoratori poveri sui padroni borghesi benestanti.
Oltre i politici dei padroni e i borghesi, tutta la letteratura conservatrice e liberale del tempo rappresentava i comunardi come una massa di assassini, banditi, scellerati, incendiari, pazzi, alcolizzati, depravati, oziosi.
Questi ed altri giudizi ed opinioni più feroci furono quelle che le classi privilegiate usarono contro i comunardi in tutta l’Europa.
Quando Parigi insorse proclamando la Comune, Marx esaltò l’eroismo dei « compagni parigini », il cui tentativo consisteva essenzialmente « non nel trasferire da una mano all’altra la macchina militare e burocratica […] ma nello spezzarla, e tale è la condizione preliminare di ogni reale rivoluzione popolare ». Le condizioni in cui stava avvenendo la rivoluzione erano estremamente sfavorevoli, ma erano state « le canaglie borghesi di Versailles » a porre ai parigini « l’alternativa di accettare la battaglia o soccombere senza battaglia. La demoralizzazione della classe operaia in quest’ultimo caso sarebbe stata una sciagura molto più grave della perdita di un qualsiasi numero di capi ».
Sull’interpretazione della Comune Marx tornò con La guerra civile in Francia, finita di scrivere il 30 maggio 1871. La Comune è la prima realizzazione storica di quella « Repubblica sociale » in nome della quale nel febbraio del 1848 il proletariato di Parigi era insorto. Poiché « la classe operaia non può mettere semplicemente la mano sulla macchina dello Stato bella e pronta, e metterla in movimento per i propri fini essa dovette costruire un nuovo potere politico, e la Comune ne fu la forma positiva. Fu soppresso l’esercito permanente e sostituito con il popolo in armi, spogliata la polizia delle sue attribuzioni politiche, resa gratuita la scuola e liberata dall’ingerenza della Chiesa, resi elettivi i magistrati, eliminati i dignitari dello Stato, retribuiti con salari operai i funzionari pubblici e gli stessi membri della Comune, questa non fu « un organismo parlamentare, ma di lavoro, esecutivo e legislativo ». Cessato di esistere il potere dello Stato tradizionale, accentratore e burocratico, trasmesse le sue funzioni agli organismi di base, la Comune « fu essenzialmente un governo della classe operaia, il prodotto della lotta di classe dei produttori contro la classe appropriatrice […] nella quale si poteva compiere l’emancipazione economica del lavoro ».
Certo non possiamo dire che i Gilet Gialli sono i comunardi del 2019. Ma oggi non possiamo che schierarci con coloro che a Parigi si rivoltano contro il potere dei ricchi e contro i simboli della loro sfacciata ricchezza.
L.S.
(Molte note dei giudizi sulla comune sono stati presi da WIKIPEDIA L’ENCICLOPEDIA LIBERA)
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