PATRIOTI CON I SOLDI DI PUTIN

Salvini, il caporale di giornata con aspirazioni da capitano, è capace di sostenere contemporaneamente più posizioni contrarie le une con le altre. Prima gli italiani, dopo i soldi di Putin. Salvini è capace di fare un’affermazione roboante e immediatamente dopo dichiarare l’esatto contrario di quanto sostenuto, dando prova di usare slogan e pagliacciate di rete per fini esclusivamente elettoralistici. Così in questi ultimi anni, per ingraziarsi i piccoli padroncini del Nord alle prese con l’agguerrita concorrenza internazionale, è passato dalle dichiarazioni di disprezzo per l’Italia «il tricolore non mi rappresenta, non la sento come la mia bandiera. A casa […]
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Salvini, il caporale di giornata con aspirazioni da capitano, è capace di sostenere contemporaneamente più posizioni contrarie le une con le altre. Prima gli italiani, dopo i soldi di Putin.

Salvini è capace di fare un’affermazione roboante e immediatamente dopo dichiarare l’esatto contrario di quanto sostenuto, dando prova di usare slogan e pagliacciate di rete per fini esclusivamente elettoralistici.
Così in questi ultimi anni, per ingraziarsi i piccoli padroncini del Nord alle prese con l’agguerrita concorrenza internazionale, è passato dalle dichiarazioni di disprezzo per l’Italia «il tricolore non mi rappresenta, non la sento come la mia bandiera. A casa mia ho solo la bandiera della Lombardia e quella di Milano», allo sventolio di bandiere tricolori in qualsiasi piazza e per ogni occasione, accompagnando il tutto con dichiarazioni e Twitter al limite del ridicolo. Sbandierando ai quattro venti presunte specialità italiane «due etti di bucatini Barilla, un po’ di ragù Star e un bicchiere di Barolo» fa la figura del capace condottiero della “squadra nazione”, dimenticandosi però di dire che la proprietà di quelle marche non è più italiana da un pezzo; come ad esempio nel caso della Star del Ragù Star che dal 2006 è di proprietà del gruppo alimentare spagnolo Gallina Blanca.
Lo scopo è preciso, al di là della pignoleria di qualche giornalista o di qualche pseudo intellettuale che ne rilevano l’errore, è rivolgere il messaggio alla platea di potenziali ignorantoni su cui impostare una campagna elettorale perenne e da cui trarre benefici elettorali.
Ignorantoni che hanno ancora ben saldo nel loro immaginario che la Star sia ancora un prodotto italico e che pensano che la difesa delle imprese e dei prodotti nazionali sia un dovere imprescindibile, fa nulla se poi le stesse aziende per cui parteggiano, per questioni di profitti e di bilanci, lasciano per strada migliaia e migliaia di operai licenziandoli in tronco e chiudendo intere fabbriche.
Ma la baraonda mediatico nazionalistica, al di là delle manifestazioni di piazza dove ancora si sventola il tricolore, sembra essersi impantanata sui tavoli del ristorante dell’hotel Metropol di Mosca. Dove una vendita di 3 milioni di tonnellate di petrolio da parte di un gigante dell’energia russo all’ENI, per un valore di 1,5 miliardi di dollari, sarebbe servita per stornare 65 milioni di dollari finiti nelle casse della Lega.
Non è un segreto per nessuno che quasi tutti i partiti italiani dal 1948 in avanti abbiano avuto fondi dall’estero per la propria campagna elettorale (Democrazia Cristiana in testa) e non deve destare molto stupore il fatto che un uomo della Lega inviato a Mosca (Savoini) abbia continuato a farlo attualmente. Savoini, discutendo in un noto albergo di Mosca, ha trattato un piano di finanziamenti elettorali segreti da 65 milioni di dollari. Per nostra fortuna questa trattativa delle loro tresche mangerecce è finita in un un inchiesta della magistratura e, conseguentemente, pubblicata su quasi tutti i giornali. Rappresentando, almeno per il momento, una frenata ai loro scopi propagandistici ed alle loro demagogiche tirate patriottarde.
Nel maggio di quest’anno era già capitata una cosa analoga al grande amico e sodale di Salvini Heinz-Christian Strache. I sovranisti austriaci di Fpö (Partito della Libertà Austriaco) il partito del vice premier austriaco, appunto Heinz-Christian Strache, erano caduti in un intrigo simile, mandando in frantumi la coalizione di governo formato dall’ultra destra di Fpö e dai popolari di Övp.
Heinz-Christian Strache aveva promesso ad una sedicente nipote di un oligarca russo 3 mesi prima delle elezioni del 2017 appalti pubblici in cambio dell’acquisto del più popolare giornale austriaco il Kronen-Zeitung, per influenzare la campagna elettorale del 2017. La sua dichiarazione: «Se lei prende davvero in mano il giornale prima, due o tre settimane prima delle elezioni, facciamo il 34 per cento» e ancora «Vogliamo costruire un sistema mediatico simile a quello di Orbán»,
Mister Salvini è sulla stessa lunghezza di pensiero, come i suoi sodali e amici austriaci e ungheresi ha fatto dei mass media la chiave di volta del suo successo elettorale. Ma comunque deve stare molto attento ai sostegni e alle donazioni che riceve da suoi amiconi. Così come ai suoi “imbarazzanti amici” è capitato che qualche orecchio indiscreto abbia reso noti filmati e intercettazioni , così potrà in futuro succedere anche a lui. Se alla borghesia ed al grande capitale non occorrerà una moderna replica di un dittatore di antica memoria per schiacciare l’insorgenza degli operai, gli scheletri dei suoi traffici poco leciti con la Russia faranno in fretta ad uscire dagli armadi e mettere in difficoltà i solerti sostenitori dell’interesse nazionale.

D.C.

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