Un gruppo di operai della FCA di Melfi ha scritto una lettera al giornale locale vulturenews.net per denunciare la mancanza in fabbrica di un’attività sindacale degna di questo nome.
“I rappresentanti sindacali aziendali pensano a fare carriera e i loro interessi personali”
qui c’è tutta la realtà dei delegati sindacali che si compromettono e si fanno comprare dalle direzioni aziendali.
“Se qualche delegato sindacale vuol risolvere qualcosa per gli operai sono i segretari regionali che li fermano”
qui c’è tutta l’azione di controllo e repressione dei dirigenti sindacali esterni per impedire ogni azione di lotta veramente incisiva.
“Fra noi lavoratori di Melfi c’è oggi una solitudine, disarmante rispetto all’indifferenza del sindacato verso i problemi esistenti”
qui c’è la crisi del rapporto fra operai e sindacato, fra operai e direzioni sindacali affaccendate a sedersi ai tavoli governativi ed a partecipare ai convegni di Confindustria.
La novità è che a denunciare questa condizione del sindacato sono gli operai stessi, e di una fabbrica che ne conta quasi 5 mila. Ci troviamo, forse, davanti ad un germe, ad un inizio di un nuovo protagonismo sindacale e politico degli operai? Ci aspettiamo che sia così e riprendiamo la lettera per farla circolare negli ambienti degli operai combattivi.
Pubblichiamo di seguito anche la risposta di un delegato della FIOM dello stesso stabilimento, mentre gli operai nella lettera denunciano un sindacalismo compromesso come problema generale, il delegato difende la sua parrocchia sindacale e giustifica i limiti della sua attività addossandola alla forza del padrone. È vero, dentro l’FCA la vita della FIOM è dura. Ma proprio per questo la denuncia di un sindacalismo compromesso col padrone doveva essere ben accolta invece di rispondere con le solite frasi,
“ dove erano loro quando c’è stato l’ultimo sciopero sulla sicurezza?”.
E dove sono Landini, Furlan e Barbagallo quando gli operai muoiono sul lavoro quasi 4 al giorno e, invece di organizzare uno sciopero generale, si accontentano di chiedere a parole più sicurezza? I salari, bloccati di fatto da più di dieci anni, non sono forse la prova del fallimento di un’azione sindacale che gli operai della FCA di Melfi con la loro lettera mettono in discussione?
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Da Vulturenews.net del 9 ottobre: Melfi FCA, Operai Contro I Sindacati: “Siamo Delusi. Non hanno mosso un dito. Politicanti Da Quattro Soldi”! I Dettagli
Riceviamo e pubblichiamo la lettera redatta da un gruppo di operai della FCA di Melfi:
«Il Sindacato ha l’obiettivo di rappresentare e tutelare i diritti dei lavoratori, di qualsiasi categoria produttiva.
Iscriversi serve ad avere un interlocutore che si erga a portavoce dei tuoi interessi e faccia valere i tuoi diritti attraverso varie forme e proteste, purtroppo questa premessa non è valida nello stabilimento FCA di Melfi che, grazie al non fare del sindacato, ha calpestato la dignità di noi lavoratori.
Siamo delusi. Pensavamo che il sindacato avesse dei principi, le RSA (rappresentanti sindacali aziendali) pensano solo a fare carriera e a fare i propri interessi (assunzione dei parenti, e carriere interne), sono politicanti da quattro soldi, un tempo non sarebbe stato cosi.
Avremmo potuto ottenere tanto, ma non hanno mosso un dito per risolvere i tanti problemi (carichi di lavoro, reparti non riscaldati/rinfrescati, fumi, dpi assenti, mancanza di controllo nel gestire la CDS).
La figura delle RSA è inerme; anche se qualcuno di loro vuole risolvere qualcosa, i segretari regionali placano gli animi di alcune RSA, rafforzando ancora di più il potere della FCA di Melfi.
Questo comportamento favorisce la parte corrotta del sindacato e rafforza il predominio dell’azienda, tutto ciò a discapito dei tanti lavoratori onesti.
Tale debolezza del sindacato è apparsa in maniera evidente, nei confronti della gestione Fiat di Sergio Marchionne, ma sopratutto rispetto al jobs Act e alla riforma del diritto al lavoro in Italia, cercando subdolamente d’introdurre un modello di rappresentanza diretta individuale del lavoratore nei confronti del datore di lavoro e quindi la fine dell’intermediazione sociale del sindacato stesso, accentuata ancora di più dal contratto CCSL che ha tolto il diritto di sciopero, unica arma per difendersi dal non voler migliorare le condizioni lavorative.
Tra noi lavoratori della FCA di Melfi c’è oggi una solitudine disarmante, rispetto all’indifferenza del sindacato verso problemi esistenti.
Per noi lavoratori, il sindacato può avere ancora una funzione importante e utile, a condizione che riesca a ricostruire una relazione autentica con i lavoratori e funzionale alla gestione dei bisogni, non vendendosi, senza tutelare la dignità del lavoratore.
Basta con i proclami da parte dei Segretari confederali “Alla FCA di Melfi si farà il terzo modello e avverrà l’elettrificazione dei modelli”, ben venga il lavoro, ma chiediamo condizioni lavorative migliori.
In altre parole, c’è sempre bisogno di produrre pensiero, interloquire con i lavoratori per la realizzazione della giustizia sociale che dovrebbe essere l’obiettivo fondamentale del sindacato».
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Da Vulturenews.net del 9 ottobre: FCA di Melfi, sindacati “senza princìpi”? “Sono un delegato di fabbrica e vi posso garantire che ci metto l’anima”! La replica
“Politicanti da quattro soldi” dicono dei Sindacati alcuni operai di Melfi FCA.
Non si è fatta attendere la replica di Pasquale Di Lonardo, delegato Fiom Cgil presso la suddetta sede industriale.
Ecco cosa ha dichiarato alla nostra Redazione:
«È facile buttare le penne in aria o gettare il pargolo con tutti i panni!
Sono un delegato Fiom Cgil di fabbrica e vi posso garantire che ci metto l’anima, in forma di credo e di volontariato.
In Fiom non si ha alcun tornaconto e lo si fa perché si crede nella missione quotidiana della difesa dei lavoratori! Mentre i delegati Fiom ci mettono la faccia a fronteggiare un gigante, c’è chi si nasconde dietro un articolo di giornale! Solo per citare un esempio di come funziona la rappresentanza sindacale: dove sono stati questi colleghi quando l’altro giorno la Fiom, per la morte di un collega a Cassino, ha giustamente proclamato un’ora di sciopero? Siamo usciti solo i delegati Fiom e qualche direttivo. Le battaglie si fanno con le lotte come ci hanno insegnato i 21 giorni della cosiddetta ‘Primavera di Melfi’.
Oggi affrontiamo la cassa integrazione a calendario con il Contratto di solidarietà e mentre altre sigle sindacali hanno firmato un contratto specifico inaccettabile per tanti motivi, la Fiom non lo ha fatto. Dove sono i salari tedeschi e la piena occupazione promessa dall’amministratore delegato della Fca? La Fiom, non avendo firmato il contratto specifico, inaccettabile per esempio per le pause disumane di 10 minuti (immaginate una donna che dalle linee deve raggiungere i bagni più vicini e risolvere i propri problemi fisiologici), la Fca ha deciso di disconoscere la Fiom, il primo sindacato in Italia!
Solo con Sentenza dei Giudici si è imposto ad Fca di fare rientrare la Fiom, per la violazione della libertà sindacale prevista dalla nostra Carta Costituzionale. Oggi la situazione è pesante, ma la perdita delle giornate produttive non la si può addossare al sindacato! Vale un principio: il sindacato è forte se dietro c’è il sostegno dei lavoratori! Non bisogna mai generalizzare, anche perché, che sia chiaro a tutti, chi fa i programmi di produzione è l’azienda e non il sindacato, ma, soprattutto, che gli aderenti alla Fiom sono tutt’ora osteggiati in ogni modo, a partire da come viene fatta versare la tessera solo a noi Fiom: ‘Cessione credito’ e non quota adesione sindacale, proprio perché la Fca non riconosce ancora la piena agibilità sindacale alla Fiom, nonostante il pronunciamento di una Sentenza».
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