Dallo sgombero della vecchia tendopoli ai Centri di Assistenza Straordinaria (CAS), una gestione dell’accoglienza degna di deportazioni forzate, segregazione e detenzione di migranti.
Da un post su Facebook del Comitato Lavoratori delle Campagne, 18 novembre 2019
A distanza di 8 mesi dallo sgombero della “vecchia tendopoli” di San Ferdinando, la falsità e gli interessi dei suoi promotori risultano ancora più chiari, e ovviamente a pagarne il prezzo è ancora una volta chi in tendopoli ci viveva e da lì doveva essere deportato, non importa dove, non importa in che modo. Ousmane Camara, uno dei pochi che dalla tendopoli sotto sgombero accettò di essere trasferito in un CAS a Nicotera, ha ricevuto a inizio novembre una notifica di revoca dell’accoglienza in quanto ha presentato una seconda richiesta di asilo, la quale farebbe perdere il diritto all’accoglienza. Eppure, la stessa persona era stata portata dalla tendopoli in quel CAS nonostante non avesse un permesso di soggiorno e quindi, secondo la legge Sicurezza e Immigrazione, non avesse nemmeno i presupposti per essere reintrodotta nel circuito dell’accoglienza.
Si ripropone quindi il collaudato business dell’accoglienza, visto che per otto mesi i gestori hanno incassato fondi per il mantenimento di una persona in più. Il Cas in questione, oltretutto, è gestito dall’associazione culturale Acuarinto, azienda che se di facciata si propone come campione dell’umanitarismo e dell’ “accoglienza degna” tramite la gestione di alcuni Spraar o di CAS come quello di Nicotera, ha anche un ruolo centrale nell’amministrazione di lager di stato, in quanto legata a doppio filo e in più occasioni consorziata con la Gepsa, impresa già attiva da molti anni nella gestione privata di numerosi strutture penitenziarie in Francia e in forte ascesa nel mercato delle strutture concentrazionarie e reclusive per migranti in Italia. Parlare di Spraar o di CPR diventa in sostanza una semplice attività di diversificazione del mercato. La Gepsa risulta a sua volta parte del gruppo Engie, colosso mondiale dell’energia: ennesima riprova del grande interesse, anche da parte di importanti imprese straniere, nel lucrare sulla detenzione e la segregazione dei migranti.
In secondo luogo, dalla vicenda di Ousmane emerge chiaramente il reale obiettivo dello sgombero, ovvero allontanare le persone, farle sparire, facendole salire su un treno, internandole nella tendopoli prigione, o riempiendole di false promesse per convincerle a rientrare nei centri di accoglienza. Il tutto per deportare e contenere, ancora una volta, con il risultato di produrre precarietà e lasciare le persone senza casa e senza documenti.
Gli effetti di quello sgombero e la logica che li ha governati, d’altronde, sono evidenti anche per chi è costretto a vivere nella nuova tendopoli, dove ogni occasione è buona per cacciare qualcuno. Due giorni fa infatti a due persone è stato ordinato di lasciare la tendopoli perché non rientravano agli orari stabiliti dal regolamento. Tuttavia alcuni abitanti della tendopoli si sono uniti per opporsi a questo ordine, rivendicando la propria libertà di decidere quando rientrare, e hanno ottenuto il ritiro della misura di allontanamento.
Comitato lavoratori delle campagne
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