Il 16 novembre il Circo Massimo a Roma era pieno di bandiere sindacali. Un calderone di rivendicazioni fumose ma nessuna prova di forza reale contro il governo per una vera rivalutazione della pensione.
Agli
operai questa società non concede un attimo di tregua. Dopo averli
spremuti per una vita intera con un salario al di sotto del limite
della sopravvivenza, impegnati in lavori estenuanti e pericolosi,
correndo il rischio quotidiano di infortunarsi gravemente, se non
addirittura di non fare ritorno alle proprie case, il giorno che
andranno in pensione si ritroveranno a dover sbarcare il lunario con
pensioni nemmeno al limite della mera sopravvivenza.
Ma i
padroni ed i loro governi non solo non si accontentano di immiserire
i pensionati operai negando loro una pensione degna di questo nome ma
stanno orchestrando una campagna mediatica per dimostrare che il
lavoro fa bene alla salute e allunga la vita, così da poterli
spremere ancora per un po’.
Al di là
del fatto che, governo dopo governo, i ministri che si sono
susseguiti hanno allungato a dismisura gli anni di lavoro, ora, i
padroni, hanno messo in moto una propaganda per convincere la
società, che se gli operai stanno al lavoro anche dopo aver maturato
i requisiti pensionistici, la loro salute avrà un netto
miglioramento e la loro vita si allungherà.
Per promuovere
questa loro vile propaganda hanno arruolato i migliori geriatri del
paese che, nella migliore tradizione italiana di servitori dei
potenti, non hanno esitato a pubblicizzare sui maggiori organi di
stampa che il lavoro è un toccasana per la salute.
Queste le
dichiarazioni riportate in un articolo del 29 novembre del Sole 24
ore, fatte da Niccolò Marchionni, Ordinario di Geriatria
all’Università di Firenze e direttore di Cardiologia generale
all’ospedale Careggi: “in
generale la pensione crea fragilità e peggiora lo stato di salute”,
“Andare
in pensione fa male alla salute. Lavorare stanca, ma protegge corpo e
mente”
Ma
non solo, la diffusione dell’idea che il lavoro è necessario ai
padroni ed abbandonarlo è per loro indecente lo dichiara apertamente
Raffaele
Antonelli Incalzi (
presidente della società italiana di gerontologia): “Andare
poi in pensione prima del previsto, come prevede Quota 100, ad un’età
di appena 60 anni, quando si è ancora in forze e si sta bene, non fa
solo male alla salute, fa male alla società ed è immorale”.
Per
i geriatri, l’uscita dal lavoro è una iattura, poco importa se la
vita media degli operai è di gran lunga inferiore a quella di tutte
le altri classi sociali ed i pochi operai che arrivano alla fatidica
soglia della statistica sono
da considerare particolarmente resistenti, significativa al contrario
la posizione di Giuseppe Costa, epidemiologo dell’Università di
Torino che scrive: “La
sua condizione (quella
operaia)
provoca un affaticamenti fisico e psicologico che aumenta il rischio
di malattie quali diabete e ipertensione”,
senza calcolare le centinaia di malattie professionali di cui sono
affetti gli operai.
L’unica
cosa vera dell’andare in pensione, per gli operai, è la costante
diminuzione sistematica del loro potere di acquisto, dopo un eternità
di lavoro (43 anni fissati come requisito dalla legge Fornero) il
reddito da pensione sarà una ben magra entrata, ma ancora più
magra sarà per gli operai che decideranno di uscire dalla fabbrica
con quota 100 la forbice taglierà ancora di più la già misera
pensione.
Come se non bastasse a questo si aggiunge la
costante erosione delle pensioni mese per mese frutto dell’aumento
del costo della vita.
Secondo il decreto del governo “la
variazione percentuale verificatasi negli indici dei prezzi al
consumo per le famiglie di operai ed impiegati, senza tabacchi, tra
il periodo gennaio – dicembre 2018 ed il periodo gennaio – dicembre
2019 è risultata pari a +0,4”.
Questo dato è completamente falso e strumentale, l’ISTAT
stravolge i dati per un uso “politico”, salari e pensioni
non devono aumentare. A fronte dei numeri che fornisce l’Istituto le
rivalutazioni delle pensioni avranno solo un miserabile aumento di
uno 0,4 %.
Di conseguenza chi oggi percepisce una pensione di
1000 euro lordi, secondo questa rivalutazione, avrà un aumento netto
pari ad appena 3,08 euro. Con una pensione di 2000 euro lordi
l’aumento salirà a 5,66 euro e via di questo passo. Una presa in
giro senza eguali.
La risposta del sindacato di fronte a
questa elemosina è come al solito inesistente, pur organizzando una
massa di pensionati (il solo SPI CGIL può contare
su oltre 2.700.000
iscritti, quasi il 50% del totale degli iscritti della CGIL) non è
stato e non è in grado, come al solito, di portare avanti una linea
combattiva nei confronti del governo.
Nella convocazione per
l’ultima manifestazione al Circo Massimo a Roma il programma indetto
era una poltiglia buona per tutto e buona per nulla “
rivalutazione delle pensioni, l’allargamento della 14esima, la
riduzione delle tasse all’insegna di un fisco più equo, la sanità
ed una legge sulla non autosufficienza”. Una
tattica studiata attentamente al solo scopo di ottenere un tavolo
governativo dove si tratta di tutto per non trattare di nulla. Una
tattica che serve solo alla borghesia sindacale per stare in sella
ancora per un lungo periodo e controllare il sindacato e i proventi
delle tessere degli iscritti.
Una tattica che a portato a Roma
migliaia di pensionati senza mai dargli l’idea che con un unico
obiettivo forse si poteva portare a casa qualcosa. Un unico e
semplice obiettivo sul quale muoversi, la rivalutazione concreta
delle pensioni. Un obiettivo che sarebbe stato un segnale su cui era
possibile una mobilitazione che forse un risultato lo poteva
ottenere. Come al solito il sindacato per i suoi interessi di bottega
ha preferito fare il solito minestrone per buttare fumo negli occhi
ai poveri pensionati operai.
D.
C.
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