A leggere il rapporto dell’ONU c’è di che vergognarsi. La condizione del lavoro da schiavi nelle campagne già si conosceva, ma ora è l’ONU a certificarla. Il sofisticato sistema alimentare italiano si regge sul caporalato diffuso.
La relazione della “relatrice speciale” dell’Onu, Hilal Elver, è reperibile sul sito dell’Office of the High Commissioner for Human Rights, OHCHR (Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani), nella stessa pagina è possibile scaricare la traduzione italiana.
Caro Operai Contro,
nell’indagine in Italia durata 11 giorni, l’inviata dell’Onu esperta in diritti umani, Hilal Elver, ha scoperto (tutti i virgolettati sono suoi), una condizione di conclamata moderna schiavitù, nella “manodopera sfruttata dal sofisticato sistema alimentare dell’Italia, orari eccessivamente lunghi, salari troppo bassi per coprire i bisogni elementari”. Si è dimenticata dei carichi di lavoro, o forse nei parametri dell’Onu non vengono considerati. Ha visitato Lazio, Lombardia, Toscana, Piemonte, Puglia e Sicilia.
“Da nord a sud, centinaia di migliaia di braccianti lavorano la terra o accudiscono il bestiame senza protezioni legale o sociale adeguate”. Anche l’Onu ora lo sa, ma cosa cambierà in concreto per gli schiavi salariati di questo settore, ma non solo?
Una condizione che nel settore agricolo è diventata la regola, con la complicità dei vari governi, centrodestra e centrosinistra, che si sono succeduti. In quelle attività dove il lavoro salariato era già più precario, Renzi con il Jobs Act , ha indirettamente favorito l’estensione di uno sfruttamento della forza lavoro, ancora più sfrenato ed illegale.
Contro questa realtà si era schierato (a parole) Di Maio, che il 2 dicembre 2017 dichiarò solennemente: “Vogliamo abolire il Job Act, e sopra i 15 dipendenti ripristinare l’articolo 18 ”. Come poi l’abbia fatto con la Lega nel 1° governo Conte, e col Pd nel Conte bis, è sotto gli occhi di tutti.
Il rapporto dell’Onu prosegue. “Malgrado un Pil stimato di 2,84 mila miliardi di dollari, imprese innovative rinomate nel mondo, un vasto settore agricolo e un’industria manifatturiera moderna, l’Italia porta un pesante fardello, paese sviluppato come terza economia in Europa, questi livelli di povertà e di sicurezza alimentare sono inaccettabili. Il governo italiano – fa presente l’esperta Onu – dovrebbe capire che la carità non va confusa con il diritto ad alimentarsi”. L’Onu certifica che la carità, sopperisce al salario non rivendicato per anni, dalla moderazione salariale del sindacato.
“Metà circa della manodopera del settore agricolo è costituita da migranti, che formano uno dei gruppi più vulnerabili fra i 450 mila a mezzo milione di braccianti. In agricoltura, la più elevata quota di lavoratori irregolari in relazione al numero totale di occupati nel settore. Lavoratori stagionali e non stagionali trovano spesso nel sistema del caporalato la sola possibilità di vendere la loro manodopera e di ottenere una paga“.
Salvini nel 2018 quando era ministro degli interni, dopo la morte in Puglia di 16 braccianti immigrati in 2 giorni, si era impegnato a combattere il lavoro irregolare ed il caporalato. Il risultato ce lo dice l’inviata dell’Onu, con la critica al decreto sicurezza di Salvini, che ha “contribuito alla crescita dei migranti senza documenti e alla ‘illegalizzazione’ dei richiedenti asilo e spinto sempre più persone nel lavoro irregolare. I migranti convivono con la minaccia costante di perdere il lavoro, di venire rimpatriati con la forza o di diventare oggetto di violenza fisica e morale. Ci sono (in Italia) circa 680.000 migranti senza documenti, due volte quanti ce n’erano solo cinque anni fa“, accusa l’inviata dell’Onu.
“L’Italia – si legge ancora nel rapporto – è un forte fautore internazionale dei diritti umani, in particolare di quello all’alimentazione, ma questo non ha la stessa risonanza sul piano interno. Ho parlato – aggiunge – con persone che dipendono dai banchi alimentari e dalle istituzioni caritatevoli per il loro prossimo pasto; migranti senza documenti lasciati in un limbo con nessun accesso a lavori regolari né la possibilità di affittare un locale decente dove vivere, e studenti che non hanno accesso alle mense scolastiche perché le loro famiglie sono troppo povere per poterle pagare. La legge 199/2016 non sembra in grado di difendere i diritti umani di tutti i braccianti”.
Lo sfruttamento della manodopera, inoltre, “non è l’unico modo in cui l’illegalità invade la filiera alimentare italiana -conclude l’inviata dell’Onu- prodotti contaminati abbandonati nelle aree rurali, bruciati o versati nei fiumi; mercati all’ingrosso in cui gli agricoltori sono costretti ad accettare prezzi così bassi da metterne in gioco la sopravvivenza; acquisto di terra con soldi denaro frutto di attività illegali; uso frequente di fertilizzanti contraffatti o tossici, spesso spruzzati da lavoratori senza conoscenze né misure di sicurezza“. Il bello è che propagandano l’eccellenza alimentare dell’Italia senza nessun problema.
Il governo Conte bis era all’oscuro di tutto questo? Cosa ne farà del rapporto sui diritti umani in Italia, stilato dall’Onu? Cosa ne faranno i sindacati che dovrebbero organizzare la difesa di questi operai delle campagne? I braccianti e gli operai della filiera alimentare, immigrati e non, hanno imparato a non fidarsi di nessuno. Devono puntare sulle loro forze, anche se sotto ricatto di contratti irregolari, dei caporali e del rimpatrio per i migranti, è difficoltoso e rischioso alzare la testa, organizzarsi, ribellarsi. Ma troveranno la strada e non ce ne sarà più per nessuno.
Saluti Oxervator
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