Le grandi catene di distribuzione sfruttano la pandemia per aumentare i prezzi dei generi di prima necessità. Dopo ore di coda si compra quello che si trova. I salari diventano così più leggeri, la CIGS dimezza i redditi degli operai che stanno a casa. Il governo permette la speculazione, è il libero mercato.
Caro
Operai Contro,
approfittando vigliaccamente della pandemia, nel
mese di marzo i prodotti di prima necessità, sono aumentati almeno
11,1 volte in più dell’inflazione. Questo perché a marzo l’indice
dei prezzi dei prodotti da carrello della spesa, (cibo, prodotti per
la cura della persona e della casa), è aumentato rispetto a febbraio
dell’1,2%, mentre l’indice complessivo dei prezzi al consumo per
l’intera collettività, che si riferisce alla generalità dei
consumi in Italia, e misura l’inflazione dell’intero sistema
economico, è aumentato (per via del coprifuoco) solo dello 0,1%, sia
su base mensile che su base annua.
La portata dell’aumento dei
prezzi dice però, che i rincari dei beni di prima necessità, è più
pesante di quanto dica l’Istat. Mentre aumenta il numero dei
poveri, che per sopravvivere si rivolgono agli istituti
caritativi.
Mercati, supermercati, negozi alimentari, hanno
aumentato i prezzi senza il solito pretesto giustificativo, di eventi
climatici e calo della produzione. Il governo con le disposizioni del
Coronavirus, usa anche i droni per monitorare chi esce, perseguita
chi gira nei boschi o isolatamente nelle strade, rifila mega multe
agli automobilisti trasgressori, ma permette la speculazione sulla
borsa della spesa, in nome del libero mercato. Non c’è né destra
né sinistra che insorga per questo! La presidente del Senato
Elisabetta Casellati, denuncia la “natura speculativa” dei
rincari, ma non va oltre l’augurarsi che “non abbia più a
ripetersi”.
Dal Nord al Sud l’operazione è condotta dai
padroni delle catene della grande distribuzione, a partire dai forti
aumenti dei prezzi all’ingrosso di frutta e verdura che per
esempio,arrivano a più 233% per i cavolfiori, le carote raddoppiano
di prezzo passando da 0,40 a 0,80 euro al kg. Zucchine e broccoli più
80%, limoni più 100%, arance più 44,4%. In un supermercato Conad di
Favria (Torino), i prezzi di pane e olio sono raddoppiati, altri
rincarati fino al 200%. Impazziti i prezzi anche sul Web, con la
pasta venduta fino a 12 euro al kg. Nei confronti di questo
venditore, l’Ass. dei Consumatori Codacons ha fatto denuncia alla
Polizia Postale e Guardia di Finanza, con la richiesta di oscurare la
pagina e accertare le responsabilità di Amazon.
Codacons chiede
inoltre l’intervento dei Nas (nuclei antisofisticazioni e sanità)
contro la speculazione sui listini dei prezzi al dettaglio. A Taranto
la guardia di Finanza denuncia otto commercianti. Altre denunce dalla
Federconsumatori della Campania, con richiesta alle Forze dell’Ordine
e all’Antitrust, di una attenta vigilanza. A Trapani l’Ass.
consumatori Codici, indaga su un aumento sproporzionato dei prezzi, e
su segnalazioni di altre città, ha inoltrato all’Autority per la
concorrenza e il mercato (Agcm), la richiesta di avvio di
un’istruttoria. Anche l’Ass. nazionale dei macellai è impegnata
a vigilare contro rincari ingiustificati.
Ma sono gocce nel
mare, questi speculatori del carrello della spesa, alla peggio se la
cavano con una multa. Con i vincoli dei confini comunali, in tanti
piccoli comuni non si può neanche cambiare supermercato, anche per
questo gli sciacalli ne approfittano. Bisogna fare lunghe code per
entrare nei supermercati, dopo ore si compra quello che si trova.
Code anche alle farmacie e alle poste, tante ore perse per evitare il
contagio, e poi tutti ammassati nelle fabbriche, sui trasporti, con
la mascherina e l’igienizzante per difendersi dal Covid-19! Tanti
ne muoiono per produrre cose non essenziali, ma solo per arricchire
padroni e borghesi.
Per gli operai costretti a lavorare col
Coronavirus, il potere d’acquisto del salario è diminuito, per
l’aumento dei prezzi dei prodotti di prima necessità, ben più
consistente delle rilevazioni Istat.
Per quelli in cassa
integrazione con procedura prima del Coronavirus, la perdita di
potere d’acquisto è ancora di più, proporzionata ad un sussidio
di poco superiore al 50% del salario, perché la cassa integrazione
dimezza le buste paga. Come documentava un articolo su queste pagine,
non corrisponde all’80% del salario, strombazzato da governo,
politicanti e sindacalisti filopadronali.
Va ancora peggio per
gli operai in cassa integrazione per Coronavirus, non sanno quando
arriverà l’assegno, nonostante la promessa del governo, abbia
messo in moto l’Abi (associazione bancaria italiana) disponendone
il rapido pagamento sul conto corrente di questi
cassaintegrati.
Sotto queste condizioni e strati salariali del
lavoro “regolare” impoverito, ci sono i lavoratori saltuari,
quelli in nero, e gli irregolari. Risentono ancora di più il colpo
delle conseguenze del Coronavirus, perché da un giorno all’altro
sono rimasti senza lavoro e senza sussidi. Per loro la spesa è un
miraggio, fanno la fila alle mense dei poveri per non morire di fame,
con gli aiuti dei Comuni varati dal governo Conte bis.
Saluti
Oxervator
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