Bisogna avere il
coraggio di rifiutarsi di discutere sul piano presentato da Arcelor
Mittal. Nemmeno prenderlo in considerazione. Non vale niente, come
non valeva niente quello presentato un anno fa.
Non
facciamoci coinvolgere nella discussione di quanto acciaio vogliono
produrre, in che condizioni e per quali mercati. Su quanta domanda
di acciaio nel mondo ci sarà nei prossimi anni. Tutte chiacchiere
per coprire il solo obiettivo degli azionisti che è come
garantirsi un certo margine di profitto.
Lo sappiamo, come
al solito la discussione sul loro piano si risolverà, per opera dei
dirigenti sindacali, per ingabbiare noi operai, per convincerci, come
è già successo, che lasciare a casa migliaia di noi è necessario
per tenere in vita gli stabilimenti.
Prima di tutto
dobbiamo dare una lezione alla signora Morselli, gli accordi si
rispettano, per cui gli operai ex Ilva vanno nei tempi stabiliti
integrati in Arcelor Mittal. Non si può fare un patto e poi non
rispettarlo con la solita scusa che i tempi sono cambiati. Dare una
lezione ai dirigenti di Arcelor Mittal vuol dire fargli saggiare la
nostra forza in fabbrica e per strada.
Seconda questione.
Non impazziremo per un lavoro da schiavi e per giunta pericoloso. O
ci fanno lavorare o ci pagano per stare a casa.
E su questo punto dobbiamo essere chiari, il governo ci mette la
cassa integrazione e la signora deve metterci 500 euro in più
al mese e li fa tirare fuori agli azionisti, in attesa che il
mercato dell’acciaio legato a certi prezzi ed a certi margini di
profitto non si riprenda. Noi intanto come esuberi stiamo attenti a
non farci buttare fuori per sempre.
I capi sindacali con
la loro mania di fare al meglio gli imprenditori siderurgici senza
esserlo, con le loro divisioni in parrocchie sindacali, hanno sempre
concordato cassa integrazione mandandoci a casa con quasi metà
salario. Al posto della forza operaia hanno preferito i riti
ministeriali. Se lo hanno potuto fare è che noi glielo abbiamo
consentito, ma ora è il momento di cambiare sistema. Di togliere
loro ogni delega.
Il futuro della siderurgia italiana?
Non è un nostro problema, ai padroni non interessa la siderurgia ma
i profitti che si possono realizzare, figuriamoci a noi operai che
dobbiamo produrli lavorando come schiavi. La busta paga e la salute
sono il nostro problema. Ad ognuno i propri interessi da difendere.
Qui come altrove deciderà la forza che gli operai metteranno in
campo.
Partito Operaio
PER CONTATTI: [email protected] 07/06/2020 – Sesto San Giovanni (MI), via G. Matteotti 496
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