Prima la Commissione Colao, poi gli Stati generali, una montagna di chiacchiere per ottenere dall’Europa decine di miliardi e poi c’è sempre la questione di come i finanziamenti andranno spartiti fra loro.
La Merkel è dovuta tornare a rassicurare il contribuente tedesco sul Recovery Fund. La volta scorsa l’aveva fatto direttamente al Bundestag, il parlamento tedesco, prendendo unanimi applausi. Questa volta rilasciando una intervista a un quotidiano nazionale. Chissà se ancora una volta è riuscita a convincere l’opinione pubblica tedesca che l’Italia (la sua borghesia) è affidabile e manterrà i patti. Comunque, in ogni caso, la Ue vigilerà sull’impiego dei soldi – ha tenuto a precisare. Ha poi aggiunto che il premier italiano, Conte sta per lanciare un piano «per cambiare il suo Paese».
La “povera” cancelliera ha tralasciato di dire qualche particolare. Ad esempio che il piano nazionale di rilancio lo devono fare tutti, non solo l’Italia, è previsto dal Recovery Fund. Ma soprattutto ha tralasciato di dire, bontà sua, che mentre gli altri paesi lo hanno prontamente consegnato ad aprile come previsto, l’Italia forse riuscirà a raffazzonarlo per settembre, ultima data limite. Un ritardo non proprio di buon auspicio che la dice lunga sulle capacità dei tecnici dei ministeri e dei politici italiani.
Ecco così che il teatrino italiano sull’assalto (o meglio, il tentativo di assalto) ai fondi europei lo possiamo collocare temporalmente. Si inizia, due mesi fa, con l’istituzione della commissione Colao e un Conte che con la sua solita retorica del “si sta facendo” la presenta ai media: “uomini e donne di altissimo livello, manager di fama internazionale e accademici riconosciuti”. Si è allora in piena pandemia, l’euro gruppo ha appena messo sul tavolo 540 miliardi di euro tra Mes, Sure e Bei, la Banca Centrale europea sta acquistando tutti i Btp italiani di cui i grandi investitori internazionali si stanno liberando per tamponare la salita della differenza (lo spread) tra i saggi di interesse di Italia e Germania.
Ma il governo Conte chiede più soldi all’Europa, “schifa” il Mes, pur non sapendo ancora come spenderli quei soldi. In realtà li sta già promettendo indistintamente a tutti i borghesi italiani che piangono miseria. Ma l’unica possibilità che davvero ha, e mette in campo, è di fare ulteriore deficit di bilancio. Il parlamento lo deve votare ma non ha problemi e Conte ottiene su questo regolarmente il consenso di tutti i partiti. La Banca centrale europea garantisce il tutto perché alla fine, se occorre, se li compra lei.
È proprio in questo periodo che c’è la prima precisazione a livello europeo che i fondi si metteranno a disposizione, ma devono essere ben utilizzati, individuando obbiettivi e strategie di sviluppo. Per quelli presi dal Mes è l’Europa stessa che li indica, dovranno coprire i costi diretti e indiretti della sanità.
Per gli altri fondi, la Commissione europea chiede a tutti gli stati membri di predisporre un piano nazionale da far arrivare entro aprile a Bruxelles. In quel momento la discussione in Italia è tutta sul fatto che debbano essere a fondo perduto invece che prestiti, ma Conte che ne chiede la quota più alta, e che millanterà poi che grazie all’Italia in Europa si è riconosciuta la necessità di un Recovery Fund, non riesce ad aprile a formulare nessun piano nazionale. La borghesia italiana, i suoi rappresentanti, vogliono semplicemente il malloppo dall’Europa, poi ci si scannerà per come dividerselo, come spenderlo. Tant’è che nemmeno a maggio riuscirà a stendere alcun piano e come la commissione Colao presenterà la sua lista della spesa alla fine del mese in 24 ore verrà accantonato. Oggi siamo agli Stati generali, vedremo a breve se entro luglio partorirà qualcosa.
Comunque a fine maggio la commissione stabilisce l’entità del cosiddetto Recovery Fund, come verranno raccolti i miliardi e come verranno poi distribuiti ai singoli Stati. Le cifre che vengono presentate riguardano 7 anni, dal 2021 al 2027, così appaiono ancor più ragguardevoli: 1.850 miliardi, di cui però 1.100 è l’impegno a bilancio dell’unione, i restanti 750 miliardi vi vengono aggiunti con un nuovo fondo, il Next GenerationEu. A ben vedere 1.100 miliardi in 7 anni, 157 all’anno, non sono altro che quanto normalmente viene messo a bilancio della unione europea, anzi un po’ meno se li si confronta con i 166,8 miliardi impegnati ad esempio per il 2020, in cui tuttavia veniva ancora contabilizzato il contributo della Gran Bretagna.
La vera novità è pertanto rappresentata da quei 750 miliardi aggiunti dalla commissione presieduta dalla Von der Leyer per far fronte alla crisi da Covid-19. Il 18-19 giugno l’intero pacchetto dovrà essere approvato dal Consiglio Europeo. Dopodiché la Commissione potrà davvero prendere in considerazione «i piani dettagliati su come investire quei fondi e le misure per mettersi in grado di spendere con efficacia» che i vari stati gli stanno presentando. E qui viene il bello. Poiché non solo, come dicevamo, l’Italia è già in ritardo nella presentazione di questi piani, ma la commissione vigilerà su quanto l’Italia promette che farà e anche sui tempi di attuazione. Solo allora avverranno gli esborsi e per gradi, a seconda dell’avanzamento dei lavori. Scrive Fubini sul Corriere della Sera del 2 giugno: «presentare a Bruxelles un piano solido a luglio, può accelerare gli esborsi da gennaio; attendere l’autunno e mandare progetti vaghi può far slittare i versamenti fra un anno».
Dei 750 miliardi alla borghesia italiana verrebbe comunque stanziata la quota più alta: 172,7 miliardi di euro (circa 24,6 miliardi all’anno) di cui 81,8 miliardi a fondo perduto e 90,9 miliardi come prestiti a tassi che lo Stato italiano si sognerebbe senza la garanzia europea, da restituire tra 4-7 anni. Naturalmente sempre che, come ricordava la Merkel, vengano da parte del governo italiano rispettati i patti. Un mantra che ormai si ripete incessantemente anche dalle colonne dei giornali italiani. Perché come dice il sole24 ore di oggi (14 giugno): «Impegnarsi davanti ai vertici delle grandi istituzioni europee e internazionali (Ue, Bce, Ocse) a realizzare in tempi ragionevoli riforme epocali come lotta all’evasione, digitalizzazione, sburocratizzazione, investimenti sul capitale umano, Green new Deal, inclusione sociale è un atto di coraggio notevole. Infatti, se tra qualche mese le enunciazioni di principio si riveleranno (come qualcuno già teme) l’ennesimo libro dei sogni, a farne le spese sarebbe non solo il governo Conte 2 ma lo stesso Paese». Qui la funzione degli Stati Generali riuniti da Conte per dare un segnale di serietà alle borghesie europee e per elaborare delle proposte sul come dividersi il bottino fra le diverse componenti della borghesia italiana, il blocco industriale nelle sue componenti, grandi medie e piccole attività, il settore bancario e la finanza, poi gli apparati di Stato, i funzionari e i partiti. Berlusconi non vuol perdere il posto nella divisione del malloppo, neanche Salvini e la Meloni, ma vogliono attendere al sicuro che i fondi europei arrivino veramente per buttarsi anche loro nella mischia.
R.P.
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