Questa, senza vergogna, per i rappresentanti delle istituzioni, è la conclusione dell’incontro a Saluzzo di giovedì 18 giugno fra il sindaco, il viceprefetto e i rappresentanti dei braccianti immigrati.
Il viceprefetto ha dichiarato: “Siamo consci delle problematiche ma per le soluzioni occorre tempo …”. Intanto -avrebbe dovuto concludere- trovatevi un cartone, fatevi un giaciglio e dormite per strada.
Il sindaco Calderoni ha aggiunto: “ Saluzzo ha sempre accolto gli emigrati, ma questo è un anno particolare … le istituzione non possono spingersi oltre il limite …” Ha accolto i migranti perché servivano nei campi, il benefattore, ma oggi non riesce a procurare nemmeno una struttura decente dove dormire, lavarsi … in fondo anche lui pensa per loro a dei giacigli di fortuna, alle baracche di cartone, l’importante è che siano lontano dal centro del ridente paese di Saluzzo.
Alle 13.40 l’incontro è finito con un niente di fatto, scrive il giornale locale, una chiara mistificazione. Qualcuno seduto a quel tavolo ha un bel letto caldo per la sera e una buona colazione per il giorno dopo quando, all’ora che vorrà, andrà in ufficio. Gli altri si trovino una sistemazione per la notte, l’importante e che la mattina seguente, all’alba, si presentino svegli nei campi a piegare la schiena per 12 ore filate.
C’era da aspettarsi che i braccianti e i solidali reagissero male, ma qui arriva il questore che dichiara: “ Sono all’esame i filmati delle manifestazioni …”. Ma l’esame dei filmati della vita da bestie di questi braccianti, dei caporali che li portano al lavoro, non ha intenzione di visionarli, o non li ha nemmeno fatti, eppure qui i reati sono lampanti. Il questore per giustificare il suo comportamento continua: “fra i manifestanti i lavoratori della frutta erano pochissimi …”. Lo scopo è chiaro, dividere braccianti immigrati dai solidali per reprimerli meglio entrambi.
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato su questa giornata di lotta a Saluzzo.
A SALUZZO
BRACCIANTI E SOLIDALI LOTTANO PER UNO SPAZIO DOVE VIVERE.
SILENZI
E MANGANELLI NON CI FERMERANNO: CASA PER TUTT*!
Decine di
lavoratori agricoli stagionali e di solidali ieri si sono presi la
città a Saluzzo, lottando per uno spazio dove poter vivere per chi
da oltre dieci anni non ha una casa ed è sfruttato nelle aziende
agricole locali.
Un presidio molto animato si è svolto
sotto al Comune, mentre l’incontro che si era riusciti a strappare
con i rappresentanti delle associazioni datoriali (Confagricoltura e
Coldiretti), il Prefetto, i sindaci del territorio e il terzo settore
si è concluso con un prevedibile nulla di fatto.
Le risposte
di chi è intervenuto sono state vaghe, contraddittorie e volte a
rimpallarsi le responsabilità. Se il sindaco ha cercato di
dipingersi come vittima di una politica nazionale inadeguata e di un
accanimento da parte dei manifestanti, ergendosi a paladino
dell’accoglienza, la vice Prefetta ha dichiarato di stare lavorando
a non meglio specificate soluzioni di cui, però, a suo dire devono
farsi carico gli enti locali.
Il tutto nel silenzio totale
delle associazioni degli imprenditori, che sullo sfruttamento della
manodopera stagionale basano da sempre il proprio profitto, e a cui
quest’anno la Regione offre addirittura fondi pubblici per
incentivare l’ospitalità in azienda.
Ancora una volta,
il gioco delle tre carte sulla pelle dei lavoratori migranti, condito
dal comodo alibi dell’emergenza sanitaria, per cui non si possono
aprire le strutture abitative, ma si può permettere che decine di
lavoratori da settimane vivano per strada, senza nemmeno potersi fare
la doccia o avere accesso ai servizi igienici.
Il padronato e
le istituzioni rifiutano di assumersi qualunque responsabilità per
una situazione di “emergenzialità” abitativa permanente e
sfruttamento lavorativo che va avanti dal 2009 e che di eccezionale
non ha nulla, considerando che nel saluzzese il fabbisogno
strutturale di manodopera per il ricchissimo comparto frutticolo
ammonta a 12.000 lavoratori.
Innumerevoli protocolli e decreti,
in ultimo il decreto ‘Rilancio’, parlano di superamento dei
ghetti e di soluzioni abitative adeguate per gli stagionali, ma
rimangono lettera morta, o vengono tradotti in soluzioni
concentrazionarie ed emergenziali.
Un corteo spontaneo di
braccianti e solidali si è quindi preso le strade della città per
ore, bloccando alcune rotonde e dirigendosi infine verso il Foro
Boario, un tempo “Guantanamò”, luogo storico di accampamento per
i braccianti stagionali e dove oggi sorge il PAS (Prima Accoglienza
Stagionali), struttura comunale con centinaia di posti letto che
quest’anno non ha aperto i battenti con la scusa del Covid,
nonostante fosse stata da poco ristrutturata.
Con
determinazione in tanti hanno provato a prendersi uno spazio dove
poter vivere e alcuni sono riusciti a scavalcare il muro di cinta
della struttura nonostante il filo spinato, ma a questo gesto è
seguita una brutale carica della polizia in assetto antisommossa,
durante la quale sono state ferite sette persone, due solidali e
cinque lavoratori, che sono dovute ricorrere alle cure del pronto
soccorso.
Come più volte successo negli anni scorsi, i
media locali e le destre cittadine cercano di screditare la protesta,
parlando di ‘infiltrazioni dei centri sociali torinesi’ e di
‘associazioni favorevoli all’accoglienza’, rifiutando di
riconoscere i protagonisti della giornata come lavoratori (‘sono
migranti’…!) e le evidenti connessioni tra quel che accade da
anni nella ricchissima cittadina del cuneese e il razzismo,
istituzionale e non, che costringe centinaia di migliaia di persone a
rischiare la vita, le torture, gli stupri sulla rotta libica per poi
ritrovarsi a vivere in baraccopoli e campi, sfruttati nelle campagne,
disprezzati e criminalizzati per il solo fatto di esistere,
abbandonati ad un tragico destino nell’indifferenza dei più.
Criminalizzata è anche la solidarietà: a Saluzzo, chi
osa avvicinarsi ai braccianti che dormono in strada è sottoposto a
controlli, perquisizioni e minacce, e viene multato per
‘assembramenti’, come è accaduto la scorsa settimana.
Come
è da tempo chiaro, la risposta istituzionale ai bisogni di
sopravvivenza di lavoratori definiti ‘essenziali’ è la
militarizzazione e la repressione.
A Saluzzo sono decine
le volanti e le camionette di carabinieri, polizia e militari a
presidiare ogni angolo della città.
Ma possono stare certi
nelle stanze dei bottoni, le minacce e le botte non fermeranno chi
chiede di poter vivere libero da razzismo, sfruttamento e
segregazione.
La determinazione di braccianti e solidali
fronte ai silenzi e ai manganelli non potrà che rafforzarsi, così
come, lo speriamo, la solidarietà con i tanti che in questo periodo
di crisi si ritrovano, o rischiano di ritrovarsi, in mezzo ad una
strada, sfruttati o senza lavoro nè prospettive.
La
rabbia è tanta e non finisce qui!
No justice no peace, casa
per tutt* ghetti per nessuno!
alcunx solidalx
#BLM
#EnoughIsEnough #CasePerTutti #GhettiPerNessuno #NoJuticeNoPeace
#Saluzzo
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