Cade, con la decisione di Essen, un altro dei ritornelli ripetuti fino alla noia: avere fiducia nella magistratura. Nelle cause degli operai contro i padroni alla fine i padroni se la cavano sempre. Le leggi sono costruite apposta per dare loro una via d’uscita e i giudici sono della loro stessa pasta.
Caro Operai Contro,
“Lo sapevo che sarebbe finita così,
assassini”. Questa e altre frasi simili urlate dai famigliari dei 7
operai assassinati alla Thyssenkrupp, dopo la decisione della procura
di Essen in Germania di non incarcerare i loro assassini, è
indirizzata non solo contro gli stessi assassini, ma anche contro
giudici, apparati italiani e tedeschi che sono arrivati a questa
conclusione, con tutti i vari passaggi e rimbalzi tra palazzi di
giustizia, ministeri e ambasciate di Roma e di Berlino.
Siccome
l’ultima parola è toccata alla Germania, se ne lava le mani
rammaricandosi in Italia, il procuratore generale F. Saluzzo: “Non
posso commentare. Abbiamo fatto tutto quello che era possibile per
quello che sono le nostre competenze. Mi dispiace per le
famiglie”.
Così si cerca di scaricare la responsabilità di
questa assoluzione sulla giustizia tedesca. Quando invece è risaputo
che i Italia, non c’è in galera nessun padrone responsabile degli
infortuni sul lavoro e delle malattie professionali (insieme sono
almeno più di 7 morti al giorno).
Dopo l’esplosione ed il
rogo alla Thissenkrupp, c’erano tutti i presupposti per sbattere i
dirigenti in galera. Invece la giustizia italiana questo lo fa con i
ladri di polli e con quanti sono costretti a delinquere perché
schiacciati da una condizione sociale insostenibile.
Prima la
magistratura italiana poi quella tedesca, l’han tirata alla lunga
per quasi 13 anni, alla fine Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz,
rispettivamente ex amministratore delegato e dirigente della
Tyssenkrupp, che in Italia la corte di cassazione il 13 maggio 2016,
ha ritenuti colpevoli, insieme ad altri dirigenti, di omicidio
colposo, incendio doloso e omissioni di misure antinfortunistiche, in
quanto responsabili dell’assassinio di 7 operai nel dicembre 2007
nella fabbrica “obsoleta” di Torino, non faranno un giorno intero
in carcere.
I 2 manager in carcere ci entreranno solo di notte
mentre di giorno potranno stare in ufficio a fare il “lavoro” di
prima: approntare e dirigere lo sfruttamento operaio, garantire i
profitti al padrone, fare la bella vita con la parte di profitti che
il padrone gli riconosce.
Fra le pretese attenuanti degli
assassini c’era che la fabbrica era “obsoleta”. Ma questo
significa solo che gli omicidi erano premeditati. Perché nessuna
fabbrica, nessun impianto nessun ciclo produttivo, diventa “obsoleto”
per caso. Lo diventa per scelta del padrone e dei dirigenti, per
sfruttare al massimo gli impianti, senza sostituirli, senza spese di
manutenzione, ma sacrificando la vita degli operai, oltre che
sfruttarli e consumarli giorno per giorno.
La vigliaccheria di
un esonero dalla galera che si misura anche dal come la notizia è
arrivata in Italia. Nessuna informazione ufficiale. Nessuna autorità
tedesca ha informato il ministero della giustizia a Roma che cade
dalle nuvole.
La notizia che i manager assassini (ufficialmente
messi in semilibertà per 5 anni dalla procura di Essen), è arrivata
da Radio Colonia, un emittente tedesca del Nord Reno-Westfalia.
Nella
rabbia urlata dai famigliari c’è tutta la consapevolezza che la
magistratura ad un certo livello è capace di mettere in atto tutte
le misure necessarie per proteggere i manager industriali, quando
faticosamente e per casi tragici gli operai riescono a portarli in
tribunale. La delusione dei parenti è tanto più cocente quanto più
li hanno indotti se non illusi a pensare ad una giustizia giusta. “La
giustizia faccia il suo corso” risuona ancora nelle nostre
orecchie, la giustizia ha fatto il suo corso, chi sta in alto, chi ha
i soldi, anche se condannato non va mai in galera, specialmente se è
un dirigente industriale, un padrone. In Italia sono decine gli
esempi, dalle strage per amianto agli infortuni sul lavoro singoli o
di gruppo. Nella stragrande maggioranza dei casi, i famigliari degli
operai deceduti, tramite anche il sindacato che li “sconsiglia”,
non riescono neanche a fare una causa contro i responsabili della
morte dei loro cari. Se per ogni operai morto sul lavoro ci fosse una
causa penale, verrebbe a galla con l’assoluzione dei padroni, o con
l’abbuono della pena tutta la falsità di una giustizia
indipendente ed imparziale. Lo riconferma clamorosamente la vertenza
Thissenkrupp.
Saluti Oxervator
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