Pubblichiamo a puntate la seconda parte dell’opuscolo “Salario, prezzo e profitto”. Il testo venne letto da Marx alla riunione del Consiglio Generale dell’Associazione Internazionale degli Operai, dove si discutevano le tesi del falegname John Weston sul problema della lotta salariale.
Quando pubblichiamo i testi di Marx dichiariamo subito che il nostro non è un lavoro di formazione, di educazione, non abbiamo il vizio sociale di maestri o professori di ridurre il marxismo ad una serie di principi che vanno spiegati e fatti assorbire scolasticamente agli operai. Per noi riprendere la critica di Marx alla società del capitale è fornire strumenti utili per la lotta di liberazione della classe oppressa e ci assumiamo di volta in volta la responsabilità di scegliere e proporre dei testi che a nostro avviso possono servire, in quel particolare momento, agli operai che vogliono muoversi per i loro interessi immediati e storici. Oggi, se abbiamo un problema impellente fra gli operai più agitati, per quelli che sentono il peso della loro condizione di schiavi, è indagare le cause della propria situazione sociale, del significato del salario, del profitto del capitalista che li impiega. Troppo fumose sono le critiche allo sfruttamento, troppo mistificante è la menata della dignità del lavoro, della funzione emancipatrice del lavoro sotto padrone, della lotta per la lotta. La cosiddetta sinistra, e quella che ha bisogno di definirsi antagonista per distinguersi, continua a rimasticare una minestra dove ogni critica del sistema è buona, l’importante è che porti in piazza qualcuno con tante bandiere siglate. Siamo così decisi a rompere con questo calderone che scegliamo oggi di riproporre gli scritti di Marx dove in primo piano si affronta la questione del nodo di fondo della società moderna: cosa è lo sfruttamento operaio, come si esercita anche se il salario ci permette di vivere, anche se la giornata lavorativa è normale, anche se lavoriamo nelle condizioni stabilite dai contratti nazionali. Cosa è il famoso plusvalore. Perché, una volta scoperto che anche il più normale rapporto di lavoro operaio si fonda su un furto di lavoro non pagato, tutte le forzature che i padroni introducono nella normalità di questo rapporto diventano ai nostri occhi ancora più pesanti e insopportabili.
I grandi conoscitori di Marx ci devono perdonare per l’uso disinvolto che facciamo dei testi così come ce li ha lasciati la tradizione, prima di noi vi hanno messo mano intellettuali seri ma anche mezze calzette, gente che ha filtrato i manoscritti attraverso il proprio modo di vedere, le proprie posizioni politiche. Intellettuali hanno aggiunto titoli, composto e ricomposto testi, basti un esempio: un certo Kautsky ha potuto lavorare sui quaderni manoscritti di Marx, pubblicare testi come se fossero composti così nella forma originale e scoprire dopo che aveva fatto degli ingarbugli, mentre nel frattempo diventava un rinnegato attaccando la rivoluzione degli operai russi.
Ciò che è arrivato a noi come opuscolo, pubblicato dalla figlia di Marx, Eleanor e dal suo compagno Aveling, dal titolo prima “Valore, prezzo e profitto” e poi infine “Salario, prezzo e profitto”, fu trovato fra i manoscritti di Marx dopo quasi trent’anni dalla sua stesura. Scritto nell’estate del 1865, pubblicato nel 1898. Il testo fu letto da Marx nel corso delle riunioni del Consiglio Generale dell’Internazionale e servì per rispondere alle tesi del falegname John Weston sul rapporto fra scioperi per il salario e prezzi. Un confronto diretto dentro una comunità operaia che dirigeva una potente organizzazione internazionale. E’ noto che la stragrande maggioranza dei presenti erano operai, membri dei sindacati inglesi, operai francesi e artigiani. La discussione durò quasi tutta l’estate del 1865 e si concluse con la proposta del segretario generale Cremer di pubblicare i testi, non se ne fece niente ma ormai la critica di Marx alle fondamenta del capitalismo era stata introdotta a pieno titolo nell’organizzazione e ne orientò ogni sua azione pubblica. Se si fa un raffronto fra il livello di questo dibattito che dura da Aprile ad Agosto e le misere discussioni di oggi sugli investimenti, sugli ammortizzatori sociali, sulla dignità del lavoro negato ci rendiamo conto di quanta strada dobbiamo ripercorrere e di quanti chiacchieroni dobbiamo ancora sbarazzarci.
Tutto lo scritto si compone di due parti. Una, la prima, affronta criticamente le posizioni di Weston demolendole, ma sempre con il rispetto dovuto ad un operaio che esprimeva le sue tesi credendo onestamente che esse fossero favorevoli agli interessi operai. La seconda parte, che è quella che pubblichiamo qui a puntate, è un’esposizione “relativamente popolare” e in “forma succinta”, così la definiva Marx in una lettera ad Engels del 24 giugno 1865, dell’analisi del modo di produzione del capitale e delle caratteristiche peculiari dello sfruttamento operaio su cui si fonda, “anticipazioni tolte dal mio libro” – scrive sempre Marx, e si tratta qui del Capitale. A nostra responsabilità sosteniamo che la seconda parte regge anche da sola, che soprattutto oggi, letta dagli operai, fornisca direttamente degli strumenti critici, chiari e semplici per affrontare una ripresa delle lotte fra le classi che si sta preparando per l’autunno. Marx, questa seconda parte, che lesse alla riunione del 27 giugno 1865, la corredò di titoli per ogni argomento probabilmente per renderla più chiara. Nella pubblicazione del 1898 i titoli della prima parte sono stati aggiunti dai curatori, non sono dell’autore. Questa volta usiamo dell’opuscolo “Salario, prezzo e profitto” solo la seconda parte, nella suddivisione in argomenti titolati da Marx e li pubblicheremo sul giornale in puntate successive, per venire ancora incontro ai legiucchiatori da “social” per i quali è difficile fissare nella testa un concetto che richieda più di poche righe per essere espresso.
KARL MARX – “SALARIO, PREZZO E PROFITTO”
Seconda parte dell’intervento letto da Marx alla riunione del 27 giugno 1865 del Consiglio Generale dell’Associazione Internazionale degli Operai. Suddivisa da noi in puntate.
Prima puntata
Cittadini! Sono ormai giunto a un punto, in cui devo procedere all’esposizione della questione in forma positiva. Non posso promettere di farlo in modo molto soddisfacente, perché sarei costretto a trattare il campo intero dell’economia politica. Potrò soltanto, come dicono i francesi, “effleurer la question“, toccarla nei punti principali.
La prima domanda che dobbiamo porci è la seguente: – Che cos’è il valore di una merce? Come viene esso determinato? (continua)
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