Quando, per “l’imprenditore” il guadagno è più importante della vita dei dipendenti. Considerazioni sulla ripartenza guidata dagli affari.
Da mesi, ormai, il ritorno alla normalità, la ripartenza è il mantra più ricorrente. Ritornare alla vita di prima senza limitazioni è stato il bisogno più sostenuto dai media. Ed è ben comprensibile, il sistema si fonda sul consumo di beni e servizi che bisogna produrre ed è da questa produzione che si genera il plusvalore, la ricchezza, che permette a tanti di fare la bella vita sulle spalle di chi lavora. Negli ultimi tempi i messaggi dei media su questa pandemia sono contraddittori, da qui l’esigenza di offrire spunti di riflessione.
DA DOVE VIENE FUORI QUESTO VIRUS. È l’aspetto più controverso di questa vicenda: la pandemia è stata raccontata come una maledizione, ma non è caduto asteroide che ha seminato morte e maledizioni, il COVID-19, comunque lo si veda è frutto dell’attività umana. Dopo più di sei mesi dalla sua comparsa ufficiale, però, non si sa nulla di certo sulla sua origine, ma neanche sulla sua fine! Eppure sarebbe di estrema importanza sapere come si è realmente sviluppata questa nuova malattia e che fine farà questo virus. In realtà si evita realmente di indagare sul ruolo assunto dagli allevamenti intensivi come focolai di nuove malattie. È difficile far digerire la possibilità che la più grande limitazione planetaria “al modo di vivere dell’occidente” non sia derivato dal terrorismo, da qualche malsana ideologia, ma sia il frutto stesso di questo sistema socio economico. Se si pensa a quanto ci hanno scassato gli zebedei, nell’epoca del terrorismo globale e delle guerre che si sono fatte, con la scusa di difendere la democrazia e la civiltà con la C maiuscola, viene da piangere: in tutto l’occidente le morti per il virus, soprattutto di poveri cristi bisogna dire, ha surclassato quelli degli attentati terroristici; per non parlare delle limitazioni degli spostamenti e alle abitudini di vita.
DI COSA SI MUORE? Ogni giorno sono diffusi i dati sulla diffusione del coronavirus, puntualmente ogni fine settimana diminuisce, perché sono fatti meno tamponi, per poi aumentare in settimana. La disinformazione, però, non si fa solo manipolando i dati, ma anche non comunicando le informazioni giuste. Così in nessuna statistica si fa riferimento alla popolazione, ma non ha senso dare solo i numeri assoluti: non si può, per esempio, confrontare i numeri della Lombardia con quelli del Molise o della Valle D’Aosta, così come non ha senso paragonare i dati di un piccolo stato con uno popoloso! Perché non sono forniti i dati riferiti alla popolazione, eppure sarebbero delle semplici operazioni matematiche! Ebbene, se si fa quest’operazione, soprattutto riferita ai morti per milione di abitanti, si scoprono delle cose veramente interessanti: la Lombardia, per esempio, con le sue 17.000 morti ha avuto circa 1700 decessi per milione di abitanti, probabilmente la più alta letalità a livello globale! Per avere un’idea, se in tutto il mondo avessimo avuto la stessa mortalità di COVID, sarebbero morte circa 13 milioni di persone, in pochi mesi! In Italia, invece, c’è stata una mortalità pari a 593 morti per milione di abitanti, a livello globale ciò avrebbe comportato la morte di 5 milioni di persone. Se si confrontano questi dati con le tre morti per milione di abitanti della Cina o le 10 morti per milione di abitanti di Cuba, si evidenzia il fallimento del nostro mondo nell’affrontare la malattia. A livello globale, infine, ci sono stati circa 900.000 morti, ma rapidamente ci stiamo avvicinando al milione, di questi, però, 700.000 sono avvenuti nelle americhe e in Europa e solo 200.000 nel resto del mondo. Allora si sta morendo di COVID o per il profitto?
Nelle statistiche, infine, non compare mai l’estrazione sociale dei morti e soprattutto non è comunicato quanti sono i lavoratori morti di COVID, per non evidenziare come avviene, anche, la diffusione della malattia. Certo è che i ricchi e padroni morti per il VIRUS si possono contare sulle dite di una mano. Un caso?
LA RIPARTENZA DELLA SCUOLA IN (IN) SICUREZZA. La riapertura IN SICUREZZA delle scuole, quanti fiumi di parole si stanno spendendo negli ultimi tempi su questa esigenza. Il ritorno in classe è soprattutto un fatto simbolico, il ritorno alla tanta agognata normalità. La scuola rappresenta per i giovani il proprio futuro, la loro esigenza più importante. Ma l’esigenza più importante non sarebbe difendere la salute dei giovani? La scuola è luogo dove più facilmente avvengono le trasmissioni delle malattie e stanno riaprendo proprio quando il virus ha ripreso a diffondersi alla grande. Grazie ad una gestione sconsiderata della pandemia! Ma la scuola inizierà in sicurezza. Su che cosa si baserà questa sicurezza è difficile da capire: il tracciamento dei positivi è affidata a un test sierologico che ha un’affidabilità del 50% eseguito su base volontaria; la valutazione dello stato di salute degli alunni al buon senso delle famiglie, mentre il distanziamento dei banchi avviene, spesso, in aule dove gli spazi sono striminziti. E bene che gli insegnanti, gli studenti e gli operatori della scuola facciano gli scongiuri ogni nuovo giorno di lezione.
FARE FINTA CHE TUTTO VA BENE. Bisogna ripartire, lasciarsi tutto alle spalle, riprendere tutte le attività e la vita di prima, a qualsiasi costo, questo è l’esigenza inculcata con decisione da tutti i media negli ultimi tempi. Non solo in Italia ma anche in tutto il mondo occidentale. Per sostenere queste tesi si sono tollerati movimenti negazionisti, opinioni di “esperti” e personaggi noti, con il tacito scopo di aprire tutte le attività, e sostenere i profitti. Senza una reale gradualità si è passati dal “tutti dentro” (tranne gli operai) al “ liberi tutti”, senza alcuna analisi razionale del controllo dell’epidemia. Il risultato è che adesso i focolai del virus sono uniformemente distribuiti in territorio nazionale. Sembra che implicitamente si voglia cronicizzare la nuova malattia, conviverci senza tentare di sconfiggerla: l’importante è salvare l’economia e contenere la diffusione del COVID, se qualcuno muore poco, importa, di solito sono poveri cristi, lavoratori, anziani, malati di altre patologie. L’importante che non si creino intasamenti nelle strutture sanitarie. Allora chi è il responsabile di quasi un milione (per adesso) di morti nel mondo, forse un virus alieno o la ricerca del profitto ad ogni costo?
PIETRO DEMARCO
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