Anche le leggi di Pierluigi Battista, giornalista del Corriere della Sera, mettono il bavaglio, con polizia e tribunali, alla propaganda della sovversione. Alla stessa maniera i contestatori vogliono impedire a Salvini di propagandare la guerra contro i poveri.
Salvini è stato contestato a Genova, Torre del Greco, Pisa, Cava de’ Tirreni, Matera, Dolo, Savona, Napoli, San Giovanni Rotondo, ecc, insomma da nord a sud Italia, tutte le regioni sono state toccate.
In tutti i suoi comizi viene scortato dalla polizia che in tutti i modi tiene lontano le manifestazioni contrarie alla Lega. Non fa avvicinare tutti quelli che vorrebbero esprimere il loro dissenso.
La “democrazia borghese”, la libertà di parola e di espressione evidentemente assumono un significato particolare nella società di oggi, divisa in ricchi e nullatenenti.
Il termine “democrazia” invece, da solo non significa nulla, è necessario sempre specificare per chi e per che cosa. La libertà di espressione idem.
Ecco come le classi dominanti ed i loro servi, i politici, la usano a sproposito e sempre per difendere la loro democrazia, la loro libertà di espressione. Ma questi termini, si sa, furono inventati 2500 anni fa, proprio da chi professava la partecipazione al governo di tutte le classi sociali, e al contrario si apprestava a conquistare e schiavizzare gli stati vicini e una parte della loro popolazione.
E’ chiaro che un paragone è fuori luogo se si analizza superficialmente la questione, superficiale è scrivere “perché esprimere con la violenza un messaggio anti-violento nega al gesto ogni credibilità e ogni legittimità. Secondo, perché nessuno può arrogarsi il diritto di stabilire cosa può essere detto e cosa invece va proibito” – Pierluigi Battista sul Corriere della sera del 13 settembre.
Al posto di argomentare ed entrare nello specifico delle parole del leghista, si preferisce fare appello alle frasi fatte, ai principi entro cui i costituzionalisti hanno legalizzato lo sfruttamento delle classi subalterne.
Zingaretti e Renzi, espressione della sinistra italiana, si sono affrettati a difendere Salvini, a difendere il principio “democratico” della libertà di parola, prima ancora di contestare i contenuti dei ragionamenti di Salvini. Hanno posto come prima condizione essenziale l’elastica libertà di parola, e in secondo ordine il contenuto del comizio. Ben sapendo tutti, che loro stessi, hanno stabilito per legge cosa si può propagandare e cosa no, che nel loro ordinamento c’è ancora il reato di incitamento all’odio fra le classi. Allora i contestatori si prendono il diritto, di difendersi dagli attacchi di gente come Salvini che fomenta la guerra agli emigrati, che sostiene la mano dura contro le manifestazioni operaie non “autorizzate”, e via dicendo…
Ed ecco come, a parte qualche intellettuale che ancora ragiona, tutta la classe politica si schiera contro le contestazioni, compresa quella sinistra (ormai poca per la verità) che fa finta di difendere gli operai e magari vota “no” al referendum dicendo di difendere così la costituzione. Intanto lasciano mano libera a Salvini ed alla sua propaganda reazionaria. Finché si devono attaccare uno con l’altro se ne dicono di tutti i colori, ma guai a toccare la libertà di parola dei capi politici. La loro libertà di espressione vale sopra ogni altra cosa.
I contestatori sono avvisati, la libertà di espressione vale fino a che non si contesta un politico, un borghese, un padrone, indipendentemente dal suo colore.
Invece permettere a Salvini di andare nelle piazze con i crocifissi e le madonne, pregare col rosario, è tutto lecito, perfino con la forza pubblica che tiene a distanza i contestatori.
In modo diverso ma analogo nella sostanza, Mussolini creava i filmati e indirizzava gli articoli sui giornali con un controllo sui media dell’epoca esemplare.
Oggi è un po’ più difficile oscurare i telefonini che riprendono le stangate della polizia contro gli oppositori del sistema costituito. E così tutti i politici si affrettano a difendere anche i loro nemici in parlamento. Fanno appello ai principi democratici, alla costituzione, in una parola alla “democrazia”.
Il fascismo arrivò al governo usando anche le elezioni, il voto del plebiscito, accordi con i partiti politici che lo sostenevano in parlamento , gli oppositori contestarono pacificamente, ed all’inizio difendevano anch’essi la libertà di espressione di Mussolini e dei suoi accoliti, poi alcuni se la squagliarono sull’Aventino e non poterono più parlare liberamente.
Oggi invece la reazione dell’opposizione alle esternazioni di Salvini alza la bandiera del principio democratico inventato, quando gli serve, dalle classi dominanti.
Una riflessione sul termine “democrazia” e “libertà di parola”, gli operai, le classi schiacciate da questo sistema dovrebbero farla, magari a partire dalla fabbrica, dove anche i sindacalisti di turno con lo stesso sistema cercano di soffocare le contestazioni, quante volte mentre ci vendevano ai padroni hanno gridato nelle assemblee che rumoreggiavano “fateci parlare”.
sd
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