Siamo solo all’inizio, la tensione sociale è alle stelle e ogni classe sta sperimentando concretamente i sistemi per difendere i propri interessi.
Nella mattinata di venerdì 23 gli operai Whirlpool manifestano in corteo contro la chiusura dello stabilimento confermata per il 31 ottobre.
Un corteo ordinato, teso ma pacifico. Tutto indirizzato ancora a trovare una sponda politica per evitare la chiusura. Ancora con parole d’ordine tipo “Whirlpool deve rispettare gli accordi”. Whirlpool è già andata via. Deve raccogliere le sue ultime cose e sparire. Riuscirà perfino a smantellare gli impianti che le possono ancora servire prima di andarsene definitivamente se gli operai continueranno ad andare in giro per la città in cerca di “solidarietà”.
I padroni e i loro mezzi di propaganda ci hanno convinti nel profondo che siamo una classe di schiavi usa e getta. Fino a quando serviamo ad arricchirli lavoriamo. Quando i padroni hanno la possibilità di farlo da altre parti ci buttano in mezzo alla strada.
La nostra risposta sono passeggiate e fischietti, intruppati dietro ai sindacalisti, quegli stessi che ci hanno sempre venduto al padrone nel corso degli anni cedendo su salari e condizioni di lavoro.
In serata la manifestazione di quelli che non ci stanno al coprifuoco dichiarato da De Luca. E’ un miscuglio di classi diverse, ma la componente maggiore sono operai precari, sottoproletari e commercianti.
Il coprifuoco non li fa sopravvivere. Le attività in nero non sono coperte da cassa integrazione né da sussidi. Padroncini e operai precari sono sulla stessa barca. Nelle case dei vicoli è difficile stare dentro, quasi impossibile. La strada è la vera casa. Le attività collegate alla vita notturna sono innumerevoli e coinvolgono imprenditori e malavita dove la linea di separazione è molto labile.
La reazione di questo calderone sociale non si è fatta attendere ed è stata subito violenta.
Attacco diretto ai palazzi del potere regionale. Violenza contro i poliziotti che dovevano contenerli. Giornalisti con telecamere “invitati” ad andarsene perché i filmati possono essere utilizzati dalla questura per identificare i partecipanti alle manifestazioni violente.
Nel pomeriggio del giorno dopo, 24 ottobre, altri scontri fra manifestanti e polizia a causa di una protesta sotto i palazzi della Confindustria napoletana di centri sociali, lavoratori dello spettacolo, riders e altri militanti di sindacati di base. Manifestazione meno folta ma subito intercettata dalla polizia che la disperde con cariche e lacrimogeni. La tensione è palpabile, da una parte c’è la necessità di protestare contro i responsabili di una situazione di miseria in cui ci hanno cacciato e dall’altra, da parte del potere, di non riuscire più a sopportare nessuna contestazione col terrore che si generalizzi.
Ora sarà una rincorsa a tentare di recuperare la situazione. Alle dichiarazioni contro i violenti faranno da contraltare i distinguo sui “cittadini” che non possono vivere con il coprifuoco.
Quando si prendono d’assalto i palazzi del potere una soluzione la trovano.
F. R.
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