Il governo incontra le parti sociali. I capi sindacali soddisfatti rimangono senza parole, i soci di Confindustria non pagano un soldo per la CIG e potranno licenziare liberamente dopo il 21 marzo 2021
Caro Operai Contro, oltre ai salari schiacciati, il chiodo fisso di Confindustria sono i licenziamenti, per poi all’occorrenza assumere con contratti precari e attingendo al sommerso. Lo si deduce anche dal fatto che nonostante il 3° trimestre del 2020 abbia registrato un inaspettato rialzo del Pil schizzato a più 16%, i padroni hanno concordato con governo e sindacato, mano libera ai licenziamenti a partire dal 21 marzo 2021. Questa è una delle condizioni pretese dalla Confindustria, emanate dal governo Conte bis e approvate anche dal sindacato nell’incontro fra le parti del 30 ottobre 2020.
Le nuove misure anti covid su licenziamenti e cassa integrazione, sono spacciate dal Pd e dalla piccola borghesia in scia 5 Stelle ma non solo, (esclusa quella al seguito di Salvini), come una dimostrazione che il governo Conte bis, sarebbe dalla parte dei lavoratori. Con i licenziamenti di massa in canna, i “ristori” immediati per padroni e bottegai chiusi dal lockdown, sconti e regali di ogni tipo alle aziende, e gli operai che devono aspettare mesi i soldi della cig!
Il Manifesto che sopra la testata porta “quotidiano comunista”, così titola in prima pagina il 31 ottobre 2020: “Conte accoglie le richieste di Cgil, Cisl, Uil e mette all’angolo Confindustria”. Sarebbe come dire: “Senza un’ora di sciopero o di lotta, Conte ha ridotto Confindustria come un pugile suonato”.
Un bello spot che colloca il governo Conte bis come amico degli operai e dei lavoratori! Anche perché se ciò fosse vero, il governo avrebbe anche il merito di aver deciso senza alcuna pressione sindacale, che in tal senso non c’è proprio stata.
Il blocco dei licenziamenti fino al 21 marzo 2021, continua comunque a essere pieno di buchi, perché lascia la possibilità di licenziare per: cessata attività totale; cessata attività anche parziale; per fallimento; per commissariamento se l’azienda subentrante è di un altro settore; per cambio appalto; per accordo sindacale con buonuscita.
Con tutti questi buchi e considerando anche i mancati rinnovi dei contratti a termine, da febbraio a settembre 2020 sono rimasti per strada 602 mila lavoratori di cui: 388 mila a termine, 107 mila permanenti, 107 mila indipendenti (Istat). Superano gli 800 mila conteggiando quanti erano occupati nel lavoro sommerso.
Conte si è prima messo d’accordo con i padroni e accolto le condizioni di “Cambiare metodo”, richiesto e ottenuto dal capo di Confindustria Bonomi: “Cassa integrazione totalmente gratis per le aziende; aiuti a fondo perduto fino 800 mila euro per azienda, o “singola attività economica”, sconti fiscali e contributivi”. (Sole 24 ore, 30 e 31 ottobre).
Il 31 ottobre giorno dell’incontro in videoconferenza tra governo e parti sociali, il sindacato confederale non ha fiatato di fronte a tutti questi “aiuti” alle aziende, ma soprattutto, non ha rivendicato almeno l’integrazione al 100% della cassa integrazione che oscilla intorno al 60% del salario, e ancora più grave, non ha preteso di rimuovere il punto dei licenziamenti, ritenendolo anzi una conquista perché prorogati fino al 21 marzo 2021!
Il silenzio che è seguito dopo che Conte ha elencato le nuove misure in videoconferenza, è stato interrotto dallo stesso Conte, il quale aspettandosi domande e osservazioni dopo un po’ ha chiesto: “Siete rimasti senza audio o senza parole?”. Gli industriali a bottino pieno hanno fatto scena muta, mentre Landini soddisfatto ha risposto: “La seconda che ha detto presidente”. (Il Manifesto 31 ottobre 2020).
Con i licenziamenti sul tavolo slittati al 21 marzo 2021, Landini per la Cgil, ma anche dalle dichiarazioni dei segretari Cisl e Uil, il sindacato confederale si ritiene soddisfatto.
Di ben altro significato il silenzio dei padroni. Hanno ottenuto ciò che volevano. Oltre ai licenziamenti potranno usufruire dal 1° gennaio al 31 maggio 2021, di altre 12 settimane di cig covid, totalmente gratis, cioè senza sborsare la parte che spetta alle aziende nel pagare la cig. Questo vale per tutte le aziende anche se solo il 34% delle stesse ha avuto un calo nel fatturato, (189 mila su 552 mila).
Anche le ultime 6 settimane di cig covid del vecchio pacchetto, sono totalmente a carico dello Stato per le aziende con perdita di fatturato oltre il 20%. Per quelle il cui calo è stato inferiore, il governo aveva messo per le aziende un “ticket” da pagare, dal 9% al 18% (secondo il calo), del costo del lavoro. Ticket come già detto saltato con le nuove ultime 12 settimane di cig covid, totalmente gratis per le aziende.
Le aziende che al 31 marzo 2021 avranno esaurite le 12 settimane di cig covid, potranno licenziare e nello stesso tempo usare la cig ordinaria fino il 31 maggio 2021.
Per le piccole aziende verrà ripristinata la cig in deroga. Per quelle sotto i 5 dipendenti senza copertura a prescindere dal settore, il sindacato ha chiesto al governo di coprire questi lavoratori con la cig covid, come già fatto nella prima ondata. Mentre lui monta di guardia alla bomba ad orologeria.
Saluti Oxervator
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