METALMECCANICI: SI TRATTA SULLE BRICIOLE

Ripresa, nelle segrete stanze, la trattativa sul contratto. La proposta di Federmeccanica è di un aumento di 65 euro in tre anni. La risposta doveva essere come quella del 5 novembre: sciopero. Sindacalisti collaborativi e industriali “chiagni e fotti” vogliono chiudere in fretta, hanno entrambi paura degli scioperi operai.
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Ripresa, nelle segrete stanze, la trattativa sul contratto. La proposta di Federmeccanica è di un aumento di 65 euro in tre anni. La risposta doveva essere come quella del 5 novembre: sciopero. Sindacalisti collaborativi e industriali “chiagni e fotti” vogliono chiudere in fretta, hanno entrambi paura degli scioperi operai.


 

Caro Operai Contro,
Fim Fiom e Uil hanno buttato al vento la buona riuscita dello sciopero nazionale dei metalmeccanici del 5 novembre, non dando una continuità di lotta per demolire il “NO” di Federmeccanica e ASSISTAL, inamovibili rispetto le rivendicazioni della piattaforma per il rinnovo del Ccnl scaduto il 31 dicembre 2019.
Un “NO” rappresentato dalla provocatoria controproposta di 40 euro lordi di aumento salariale in 3 anni, a fronte di una richiesta sindacale già contenuta di 156 euro lordi, su questo punto a ottobre il sindacato non poté far altro che abbandonare la trattativa.
I padroni però non hanno preso sottogamba quello sciopero, che ha fermato le attività metalmeccaniche in una impressionate diramazione su tutto il territorio nazionale, dai piccoli campanili ai tradizionali siti industriali, alle vertenze aziendali aperte e quelle contro i licenziamenti in corso. Cercando una soluzione per chiudere in fretta la partita, Federmeccanica e ASSISTAL subito dopo lo sciopero hanno chiesto un incontro urgente con Fim, Fiom e Uil, ottenendolo per il 26 novembre, 21 giorni dopo lo sciopero.
Con il fatto di avere un “tavolo” fissato, il sindacato azzera le iniziative e scompare dai radar per ricomparire il 27 novembre, (giorno dopo l’incontro con i padroni) con uno scandaloso comunicato nel quale, dopo aver preso atto che non c’è alcun impegno delle aziende per fermare i morti sul lavoro, e che l’offerta salariale è passata da 40 a 65 euro lordi, il sindacato dichiara che la trattativa tra le parti sarebbe ripresa l’1, il 2 e il 3 dicembre e in riunione plenaria il 9 dicembre!
In sostanza invece di rovesciare il tavolo e ricaricare la lotta, i sindacalisti hanno vergognosamente accettato la controproposta dei padroni, di riaprire la trattativa sulla base di un offerta salariale di 65 euro lordi per il 5° livello, (riparametrati per gli altri livelli) di cui 18 euro nel 2021, 21 euro nel 2022, 26 euro nel 2023!
E’ pur vero che la piattaforma contiene altri punti, ma con i punti più importanti quali la sicurezza sul lavoro ignorata, e il salario bistrattato, non era certo il caso di riprendere la trattativa.
Per far saltare questo tavolo, ci vorrebbero scioperi organizzati dagli stessi operai metalmeccanici e delegati non compromessi, usare anche i mezzi della moderna comunicazione, fare pressione sui vertici dei Confederali, per bloccare subito una trattativa ripartita senza interpellare gli operai e rilanciare la lotta.
Anche i metalmeccanici in lockdown con lunghi periodi di cassa integrazione hanno subito grossi tagli dei salari. Perciò l’aumento salariale del rinnovo contrattuale deve puntare almeno alla cifra che i sindacati stessi hanno rivendicato: 156 euro al mese e subito non sicuramente in tre anni o anche di più.
Serve più salario per recuperare il carovita reale, non solo quello sottostimato dall’inflazione ufficiale.
La stessa Istat riscontra nei primi 3 mesi del 2020, rispetto lo stesso periodo dell’anno scorso, un crollo della spesa media mensile delle famiglie del 4% e del 12% per i consumi non alimentari e non per abitazioni.
Nel 2019 a fronte di un’inflazione dello 0,5%, la spesa media delle famiglie cala del 1% “diminuendo per il secondo anno consecutivo”.
Il calo dei consumi è la conseguenza della perdita del potere d’acquisto dei salari. Se ai padroni fa comodo ignorare questo, non se lo può permettere il sindacato!
Nella stagione dei contratti come nella “sventura” del covid, Federmeccanica da buona associata in Confindustria, attua la politica del “chiagni e fotti” del maestro Bonomi. Hanno preso il 64% dei “sussidi” che lo Stato ha distribuito nella prima fase della pandemia, mentre accusavano il governo di Sussidistan perché a loro dire, dava soldi a pioggia ma non a loro! Ora dopo aver preso anche miliardi di euro per l’industria 4.0,offrono neanche la metà (42%) dei 156 euro rivendicati dai metalmeccanici.
Sono gli stessi industriali per i quali a settembre del 2018 Diego Andreis (Federmeccanica e Assolombarda) esaltava Federmeccanica come artefice del principale settore industriale italiano, che rappresenta circa un terzo del manifatturiero, l’8 % del Pil, quasi il 50% dell’export nazionale e occupa 1 milione e settecentomila lavoratori. «Il settore produce ricchezza (misurata con il valore aggiunto) per circa 100 miliardi di euro. Esporta beni per 200 miliardi che rappresentano quasi la metà del fatturato settoriale. L’attivo del suo interscambio (60 miliardi di euro) contribuisce al totale riequilibrio della bilancia commerciale italiana, strutturalmente deficitaria nei settori energetico ed agro-alimentare.
Tra queste e tante altre cose fatte sul lavoro non pagato agli operai, (plusvalore) Federmeccanica e Assolombarda non dicono e non parlano dei “profitti” che intascano.
Girano la testa dall’altra parte davanti a una richiesta salariale di 156 euro, insofferenti anche dal prendere misure che fermino la strage dei morti sul lavoro.
Saluti Oxervator

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