La scadenza del 31 marzo si avvicina. Nella legge di bilancio hanno inserito delle misure per disinnescare la “bomba sociale”. Sono solo palliativi per rendere accettabili centinaia di migliaia di licenziamenti
Caro Operai Contro, per 250 mila operai e lavoratori il licenziamento non è uno spettro che si aggira nelle fabbriche e nei posti di lavoro, bensì una decisione del governo Conte bis che andrà in vigore dal 31 marzo 2021. Il loro numero 250 mila (con il sospetto che siano di più) e la data del prossimo 31 marzo, sono definiti dalle misure contenute nella legge di bilancio 2021.
Il sindacato invece di organizzare la mobilitazione operaia, contro un licenziamento di massa, mai visto di queste dimensioni, tra pochi giorni il 15 gennaio s’incontrerà al Ministero del Lavoro con i padroni, per concordare (salvo ripensamenti) il disinnesco di questa bomba sociale ad orologeria, lasciando campo libero ai licenziamenti.
Come artificieri nei territori di guerra minati, le “parti sociali” avviano l’operazione di “sminamento”, cercano di prevenire esplosioni di rabbia e proteste operaie, che gravitano proprio per le centinaia di migliaia di licenziamenti programmati, dopo un anno che milioni di operai in Cig hanno avuto il salario ridotto di circa il 40%. Gli “sminatori” in attività per disinnescare il rischio che il malcontento sfoci in ribellioni incontrollabili, si muovono sulle linee tracciate dal governo, eccone i punti salienti.
1) Conferma di altre 12 settimane di Cig, gratuite per le aziende. Finora il sindacato non rivendica l’integrazione della Cig al 100% del salario, a carico delle aziende. Al 31 marzo le aziende che non avranno utilizzato le 12 settimane di Cig, o parte di esse, ne potranno usufruire fino il 31 maggio 2021, anche per loro comunque scade il blocco dei licenziamenti il 31 marzo.
2) Assegno di ricollocazione. Va ricordato che non si tratta di una somma di denaro riconosciuta al disoccupato, ma di un buono spendibile presso i centri per l’impiego o altri soggetti accreditati, a trovare il lavoro al disoccupato. L’importo di questo assegno varia dai 250 euro ai 5 mila euro, secondo il tipo di contratto e le difficoltà di ricollocare il disoccupato. E’ stata ripristinata la versione 2015 ossia senza la restrizione del precedente governo, che limitandolo ai soli percettori del “reddito di cittadinanza”, ne hanno potuto usufruire solo 429 persone. Spetta ai disoccupati percettori di Naspi, e Dis-Coll (disoccupazione dei collaboratori continuativi) da almeno 4 mesi, ai cassaintegrati per cessata attività, o in Cig con accordo sindacale di ricollocazione.
3) 730 milioni di euro stanziati per il “fondo nuove competenze”, che tramite accordi sindacali prevede “rimodulazione dell’orario di lavoro”, e “percorsi di formazione” fino 250 ore per dipendente, per “mutate esigenze organizzative” o per “favorire percorsi di ricollocazione”. Al “fondo nuove competenze” partito il 4 novembre 2020 e scaduto il 31 dicembre (è attesa una proroga a tutto il 2021) le aziende hanno iscritto finora 47 mila lavoratori, per un totale di 4,3 milioni di ore di “formazione”. Il ministro del lavoro ha fatto sapere che il 43% delle aziende che lo hanno attivato ha meno di 50 dipendenti, si arriva al 62% se si considerano quelle fino a 150 dipendenti. Si tratta di una riedizione della pappatoia per i padroni, dei corsi di riqualificazione in cui parcheggiare gli esuberi in alternativa alla Cig. Le aziende ne approfittano anche per corsi di aggiornamento al personale che intendono confermare. I corsi fatti durante l’orario di lavoro sono finanziati di volta in volta da un decreto governativo, con soldi dello Stato.
4) “Contratti di espansione”, per i quali il governo ha destinato finora 294,2 milioni di euro (fino al 2024). Per la pensione anticipata di 5 anni (ignoto l’importo) per le aziende sopra i 250 dipendenti, con agevolazioni per le aziende e attingendo alla Naspi. Condizione di utilizzo per le aziende è che assumano lavoratori rispetto ai prepensionamenti. Questo rapporto è già definito per le aziende con più di 1000 dipendenti: un lavoratore assunto ogni tre prepensionati.
5) 233 milioni di euro, che arrivano a 500 con “l’assegno di ricollocazione” di cui sopra, costituiscono la dote di partenza per il 2021, della “garanzia di occupabilità del lavoratore” (GOL). Misura ancora in fabbricazione perché il “GOL” per essere operativo ha bisogno di un decreto del Ministero del Lavoro concordato col ministero dell’economia, preceduto da un’intesa con la conferenza delle regioni, da varare entro 2 mesi dall’approvazione della legge di bilancio 2021. Questo strumento dovrebbe favorire secondo il governo, “l’occupabilità” dei disoccupati in Naspi, dei cassaintegrati in “transizione” (in vista di un altro lavoro? ndr) e di quanti percepiscono sussidi di sostegno al reddito. Il termine “occupabilità” al posto di “occupazione”, è stato verosimilmente introdotto, perché finora “occupazione” presupponeva un posto di lavoro, “occupabilità” sottende un peggioramento dei contratti usa e getta, che potrebbero arrivare ad una sorta di caporalato legalizzato, con chiamata quotidiana dei lavoratori.
Queste le misure che dovrebbero servire a ricollocare 250 mila operai e lavoratori che alla fine del blocco il 31 marzo saranno licenziati.
Sarebbe un’ottima cosa se il sindacato iniziasse già ora ad affrontare il problema con una mobilitazione per rigettare in toto i licenziamenti di massa che si stanno preparando. Ma sappiamo che non sarà così, i capi sindacali si siederanno al tavolo del Ministero del Lavoro con i padroni, il 15 gennaio, per discutere come amalgamare le misure viste sopra, per disgregare la potenzialità della lotta operaia, per ridurre i licenziamenti a fatti individuali ed affrontarli come tali. Ma è già una buona cosa conoscere le trappole che metteranno in campo e come fronteggiarle.
Saluti Oxervator
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