Firmato l’accordo fra il MIT e i sindacati di categoria, nei cantieri edili gli operai potranno lavorare giorno e notte, sette giorni su sette. Dichiarano che così si crea lavoro. Sì, un lavoro da schiavi.
11 dicembre 2020, presso il MIT ( Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) è stato firmato dai vertici dei sindacati di categoria (Vito Panzarella) Feneal-Uil, (Stefano Macale) Filca-Cisl, (Alessandro Genovesi) Fillea-Cgil e dalla Ministra, Paola De Micheli, il protocollo d’intesa per la riorganizzazione degli orari nei cantieri edili.
Questa nuova organizzazione degli orari, introdotta dall’accordo, prevede la possibilità di effettuare anche nell’edilizia turnazioni che consentono di creare squadre di operai edili che lavoreranno continuamente su 3 turni giornalieri 7 giorni su 7.
I padroni si portano a casa un altro bel risultato ottenuto grazie alla remissività della triplice sindacale che, con grida altisonanti, sta urlando da decenni ai quattro venti: “vogliamo il lavoro”. Un leitmotiv, ” vogliamo il lavoro”, che tutti quanti tendono a fare loro, un argomento che rimbomba in modo fragoroso in ogni dove. Nelle aule del Parlamento, strillato a più non posso sia dalle opposizioni che dal governo. Ripreso in ogni momento in ogni salotto televisivo dal conduttore di turno, urlato da ogni telegiornale, scritto a caratteri cubitali nei titoli di tutti i quotidiani, sia di destra, fino a quelli più “cattivi”, di sinistra.
I servitori del capitale si affannano a strillare per i loro interessi che si crei immediatamente lavoro. Un’idea, quella del lavoro ad ogni costo, piuttosto fascista, che vuole legare gli operai, nelle intenzioni di chi sbandiera questa idea ogni momento, al carro della nazione. Nazione che però si guarda bene da proteggere gli stessi operai dagli infortuni mortali nei cantieri e nelle fabbriche uccidendoli a migliaia come mosche.
Nessuno di questi borghesi, più o meno grandi, nessun funzionario sindacale e nessun pennivendolo da strapazzo sa cosa significhi lavorare in un cantiere edile o in generale in qualsiasi fabbrica per otto ore al giorno e su più turni per tutta una vita, per far arricchire un padrone privato o di Stato.
Passare otto ore al giorno scavando una galleria umida e piena di polvere, salire su di un ponteggio a decine di metri d’altezza, spalare e picconare per otto ore al giorno, su tre turni per 40 anni e oltre, per questi signori, che invocano il lavoro degli altri ad ogni piè sospinto, non significa nulla. Nascondono a se stessi ed agli altri la fatica prostrante che gli operai fanno quotidianamente per portarsi a casa un misero salario.
Anzi, padroni e borghesi gridano lavoro, lavoro, appunto, perché sanno che la ricchezza delle loro rendite e dei loro lauti stipendi sono legati indissolubilmente alla produttività del lavoro manuale e alla quantità di plusvalore che gli operai producono. Plusvalore che permette a questi ideologi del lavoro degli altri, di fare la bella vita.
Capi e funzionari di CGIL CISL e UIL non perdono tempo nel farsi attuatori di una linea, quella del lavoro, che perseguono da anni, con peraltro scarsissimi risultati. Avessero perseguito con tale intraprendenza la rivendicazione dei salari forse gli operai non sarebbero a questo punto di sottomissione. Ma d’altronde è da decenni e decenni che i sindacati confederali fanno da megafono degli interessi dei padroni.
Lo stesso commento del MIT non lascia dubbi in proposito dichiarando che: “si potrà anche favorire la creazione di più posti di lavoro”. “Si potrà …. forse”, in un ipotetico futuro, ma non è nemmeno detto che ciò avvenga. Intanto nell’immediato andiamo incontro alla fine del blocco dei licenziamenti e da come stanno annunciando gli stessi padroni, i licenziati lasciati sul campo, si conteranno a centinaia di migliaia.
I dirigenti sindacali facendo orecchi da mercante ai ventilati licenziamenti che scaturiranno dalla fine del blocco commentano entusiasticamente il protocollo : “Si tratta di un accordo davvero innovativo e importante – spiegano Panzarella, Macale, Genovesi – che ha il merito di consentire la consegna in tempi più brevi di opere strategiche, attese dalla comunità, di garantire ulteriormente i lavoratori coinvolti”. La comunità operaia non sta per nulla attendendo le opere strategiche, ma è atterrita dalla prospettiva dei licenziamenti che avverranno appena scade la moratoria, altro che creazione di nuovi posti di lavoro che mai avverranno. Il sindacato si fa bello di fronte ai padroni con un accordo che non eviterà per nulla la massa dei licenziamenti che sta dietro l’angolo, ma servirà ai padroni semplicemente per aumentare la produttività degli operai edili. Lo stesso MIT dichiara: “ I cantieri delle infrastrutture commissariate più veloci grazie all’ottimizzazione dei turni di lavoro anche sulle 24 ore, per favorire l’incremento dell’occupazione”. Favorire non è certo attuare concretamente la creazione di posti di lavoro. Intanto la cosa vera è che il muro delle turnazioni su più turni, anche in edilizia , è stato abbattuto.
La verità è che la torta del “piano per la ripresa dell’Europa” messo a punto dalla UE, di cui all’Italia spettano più di 200 miliardi, fanno moltissima gola ai padroni che non vedono l’ora di spartirsi parte del bottino attraverso “rilevanti opere pubbliche”.
Intanto per gli operai edili la condanna è confermata, il lavoro notturno e festivo è diventato una realtà dall’oggi al domani, realtà che i padroni, per i loro interessi, possono applicare fin da subito.
D.C.
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