I metalmeccanici in Italia, i più malpagati in Europa
Le statistiche europee sul costo orario del lavoro collocano l’Italia all’ultima posizione tra i paesi industrializzati europei, esattamente all’undicesimo posto tra Irlanda e Spagna.
La differenza con la Danimarca, paese in cima alla classifica, è di 26 euro per unita oraria, mentre in Germania il costo del lavoro orario risulta, in relazione all’Italia, essere mediamente di 7 euro più alto. (Fonte Eurostat 2019).
Per quanto riguarda invece il salario lordo orario, le retribuzioni, nell’industria italiana in generale, si collocano anche qui nel gradino più basso dei paesi a “capitalismo maturo”, all’undicesimo posto.
Il confronto sugli aumenti salariali lordi tra Italia, Francia e Germania nel periodo 2014 / 2018 rende ancora più chiara la situazione salariale degli operai italiani. In quattro anni i padroni italiani hanno aumentato i salari di 0,12 euro (da €12,49 a €12,61). Nello stesso periodo in Francia si ha un aumento di 0,46 (da €14,94 a € 15,34). In Germania di € 0,92 (da € 15,62 a € 16,56) (Fonte Eurostat 2018).
Questa tendenza si presenta anche nel settore metalmeccanico, infatti le differenze salariali tra operai tedeschi e italiani si aggirano attorno al 30% a favore dei tedeschi. I metalmeccanici francesi percepiscono un salario di oltre il 40% in più, rispetto agli operai italiani (Fonte,auto Express 2017)
Nel nostro Paese il settore metalmeccanico occupa circa 1.600.000 addetti risultando così il secondo in Europa dopo la sola Germania. Produce ricchezza (misurata con il valore aggiunto) per oltre 120 miliardi di euro. Esporta beni per oltre 220 miliardi che rappresentano quasi la metà del fatturato settoriale. L’attivo del suo interscambio (oltre 50 miliardi di euro) contribuisce al totale riequilibrio della bilancia commerciale italiana. (dal sito di Federmeccanica).
La produttività nel settore metalmeccanico, in Italia, ha avuto nel periodo 2009/2019 un incremento del 25%, nello stesso periodo si rileva un calo di 8 punti nella quota del lavoro umano sul totale del costo del lavoro (Fonte sito Federmeccanica).
Gli operai del settore metalmeccanico italiano, infatti producono una montagna di profitti per i padroni con un aumento della produttività molto rilevante. Aumento della produttività che è possibile solamente con l’incremento dei ritmi e dei carichi di lavoro e la riduzione del numero degli operai. Aumento che non trova nessun riscontro salariale neanche nella inaccettabile e perversa logica padronale di legare produttività e salario.
Prendendo in considerazione questo ultimo dato decennale, che i padroni stanno bene attenti a menzionare, i piagnistei di Federmeccanica sul rinnovo del contratto nazionale degli operai metalmeccanici, possono essere solo visti nell’ambito della contrattazione per l’acquisto e vendita di quella merce particolare che sono le braccia degli operai. Chi acquista mette in campo tutta la propria forza perché vuole pagare il meno possibile ottenendo il massimo. Chi vende dovrebbe ottenere un prezzo dignitoso, in questo caso evitare con la svendita la rovina economica degli operai, dispiegando a sostegno della rivendicazione tutti i mezzi necessari di cui si è in possesso.
M.C.
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