STELLANTIS, MELFI, SINDACALISTI SBIANCATI

Solo un mese fa i segretari dei sindacati asserviti facevano a gara a chi lodava di più il nuovo corso di Tavares, le garanzie occupazionali che prometteva. Oggi non sanno che pesci prendere, nuova cassa e salari ancora più miseri.
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Solo un mese fa i segretari dei sindacati asserviti facevano a gara a chi lodava di più il nuovo corso di Tavares, le garanzie occupazionali che prometteva. Oggi non sanno che pesci prendere, nuova cassa e salari ancora più miseri.


 

Un mese fa l’amministratore delegato Carlos Tavares e il presidente John Elkann fecero visita nello stabilimento lucano di Melfi ex Sata, adesso Stellantis. Nei giorni che precedettero la visita, come ogni volta succede nelle occasioni che il padrone ritiene importanti, lo stabilimento fu messo a lucido, ogni cosa lungo il percorso di Tavares doveva brillare e doveva essere in ordine. E’ stato sempre così, da protocollo tutto deve apparire perfetto, anche gli operai che lavorano sulle linee devono adeguarsi, non mostrare malcontento, mantenendo la massima diligenza. Finita la visita, come in ogni occasione simile, si saprà poi che il padrone è rimasto contento, tutto è andato come previsto. Questa apparente perfezione non mostra quello che davvero pensano tanti operai, ai visitatori non vengono mostrati i certificati che sono a migliaia in infermeria di operai che accusano problemi di salute legati ai ritmi e carichi di lavoro avuti durante il corso di tanti anni di sfruttamento perpetuato sulle linee di montaggio.
Queste occasioni invece sono quelle che, come tante altre, vengono prese al volo da parte di sindacalisti per uscire con comunicati stampa. Sono occasioni da non perdere per sviscerare anche in modo epistolare la loro subalternità servile al padrone. Un mese fa in occasione della visita di Tavares a Melfi, il segretario regionale della Uil Basilicata, Vincenzo Tortorelli e il segretario della Uilm Lomio, entusiasti della visita, fecero un comunicato stampa elogiando la prima uscita dell’amministratore delegato. Secondo i sindacalisti la visita aveva un grande significato simbolico, inoltre dimostrava -dicevano- che negli anni avevano, tutti insieme, costruito un’eccellenza del gruppo Fca. La presenza di Tavares confermava, se ce ne fosse ancora bisogno, che “si partiva ancora da Melfi con Stellantis” e dichiaravano di aver contribuito a far diventare lo stabilimento di Melfi quello più produttivo per la vendita dei nuovi modelli oggi sui mercati internazionali.
Il “segreto” del successo dicevano è soprattutto di una generazione di lavoratori che con sacrifici e abnegazione hanno sempre dimostrato che Melfi è stata e può essere la punta di diamante degli stabilimenti del gruppo. Siamo tutti consapevoli, aggiungevano, che le sorti dell’economia, del Pil, dell’export della nostra regione sono sempre più legati a questo stabilimento e dobbiamo essere tutti consapevoli che facendo squadra tra le Istituzioni e il Sindacato la sfida Stellantis è una sfida per tutti che si vince insieme facendo ciascuno tutto quello che gli compete.
In sostanza Lomio e compagnia dicevano che agli operai compete produrre, ai padroni trarne profitto, ai sindacalisti fare il proprio dovere affinché ciò avvenga, le istituzioni regionali potevano dare una mano, magari anche mettendo mano ad altri soldi e regalarli al padrone.
Il segretario della Fim-Cisl Basilicata, Gerardo Evangelista, dichiarava che iniziava una nuova era, lo stabilimento di Melfi diventava ufficialmente Stellantis ed era un passaggio epocale. I lavoratori del sito di Melfi – proseguiva – “sanno benissimo di avere una grande responsabilità in questa nuova avventura: fare macchine a marchio Jeep è motivo di orgoglio ma anche una sfida competitiva a livello globale”. Il segretario della Fim Cisl faceva finta di non sapere che agli operai non è mai importato un fico secco cosa producessero, se Jeep o utilitarie, l’importante per gli operai è portare il salario a casa, magari senza farsi consumare in fretta dai carichi di lavoro e dai ritmi intensi.
Anche la Cgil e la Fiom sono intervenuti. Angelo Summa e Gaetano Ricotta hanno detto: “auspichiamo che il confronto continui. Riteniamo importante, che Melfi sia stato il primo stabilimento ad essere visitato da chi condurrà la fusione dei due gruppi Fca e Psa in termini industriali”. Non è mancata da parte loro la classica richiesta che questa scelta sia seguita da “un piano industriale declinato in termini di innovazione delle produzioni e di incremento di occupazione, sia per lo stabilimento di assemblaggio che per l’indotto che ne deriva”. Per la Cgil prendeva il via così un percorso che i rappresentanti dell’organizzazione auspicavano potesse essere basato su “un confronto reale e continuo con le rappresentanze dei lavoratori”, che “possa portare lo stabilimento di Melfi ad essere centro di sviluppo e di ingegnerizzazione per affrontare il processo ormai irreversibile della transizione energetica”. Nell’attesa di conoscere le linee strategiche del piano industriale e della missione destinata alla Fca di Melfi, Summa e Ricotta confidavano nelle dichiarazioni fatte al tavolo nazionale dall’amministratore delegato Tavares e degli impegni assunti a “realizzare nel futuro prossimo sinergie che non penalizzeranno gli stabilimenti italiani e i lavoratori, impegni sui quali – ribadivano – la nostra attenzione resterà altissima”. Secondo la Cgil – dicevano – “la fusione rappresenta una grande occasione per il rilancio del settore dell’automotive del Paese, dello stabilimento di Melfi e del settore della componentistica dell’indotto”.
Con la solita tiritera dopo Calamita anche i due rappresentati sindacali Summa e Ricotta insistono per avere un piano industriale, come non sapessero che i piani industriali si fanno e si mettono da parte quando il padrone vuole, come non conoscessero che i piani industriali si sono dimostrati tantissime volte solo fumo negli occhi e che non servono a niente. Dopo che l’ex amministratore Fiat ha messo da parte la Fiom, Summa e Ricotta chiedono a Tavares di essere riammessi di nuovo ai tavoli di confronto, suggeriscono addirittura, sostituendosi al padrone, come si potrebbe fare per rilanciare lo stabilimento affinché lo stesso possa diventare “il centro di sviluppo e di ingegnerizzazione per affrontare il processo ormai irreversibile della transizione energetica”.
Questo stuolo di sindacalisti sembrano facciano a gara fra loro a chi è più bravo, a dare consigli, come se il padrone avesse bisogno dei loro consigli, gli si rivolgono come scolaretti da scrivania, ognuno con la propria soluzione. Tutti in modo servile come se il padrone avesse bisogno della loro filosofia. In verità il padrone ha bisogno di queste parrocchie e i loro capi unicamente per controllare gli operai. Nessun sindacato dice una sola parola sulla miseria della cassa integrazione che prendono gli operai e nessuno richiede che il padrone metta mano all’immenso capitale che ha per integrare al cento per cento il salario operaio.
Non potevano mancare i segretari della Fismic che con i loro comunicati non possono fare a meno di dire che vedono di buon occhio il nuovo padrone, l’impatto è molto positivo come anche l’evoluzione e andrà tutto bene. Una cosa è sicura, e su questo gli operai non hanno dubbi: per i segretari della Fismic andrà tutto bene!
Anche l’Ugl non poteva mancare, tramite il segretario Antonio Spera, ha detto che Stellantis dovrà coinvolgere la forza lavoro, stimolarla e renderla protagonista, come avvenuto negli anni precedenti. Anche commentare diventa inutile, questo Spera vive in un mondo tutto suo non si capisce nemmeno cosa voglia dire.

I segretari della Fim Evangelista, della Uilm Lomio e della Fismic Capocasale hanno avuto appena il tempo di auto compiacersi per i loro comunicati stampa che Stellantis, da un giorno all’altro, ha comunicato un periodo di cassa integrazione. I segretari, messi in ridicolo, con un comunicato del 15 febbraio, lamentandosi, hanno chiesto un incontro con il padrone dal quale è venuto fuori che le comunicazioni sulle fermate per cassa integrazione mentre prima avvenivano per mese, adesso saranno per settimana, mentre per la maturazione dei ratei per gli operai che sono in cassa più della metà del mese, si dovrebbe ricorrere ai permessi del 2020, che già però sono stati consumati, o alle ferie. Manca solo che il padrone chiami a lavoro noi operai giorno per giorno. Per i servi con il cappello in mano Madama la Marchesa va di nuovo tutto bene!
Crocco, operaio di Melfi

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