Gli aumenti contrattuali dei metalmeccanici presentati da quattro mandarini sindacali come grande conquista sono già stati mangiati, prima di prenderli, dall’inflazione. Per gli operai la lotta salariale è tutta da fare
Caro Operai Contro, gli aumenti salariali dei recenti rinnovi dei contratti nazionali di lavoro, sono già preda del risveglio dell’inflazione. I metalmeccanici, ad esempio, in 4 anni dovrebbero raggiungere un aumento mensile di 100 euro lordi al 3° livello, circa 70 euro netti. Non potranno contare su questo aumento come un maggior potere d’acquisto del salario, perché il carovita ha rialzato la testa, costringendo operai e meno abbienti a rinunce e tagli di spesa. Già nel 2020 la complessiva spesa per consumi delle famiglie, ha avuto un calo record del 9,1%, tornando ai livelli di 20 anni prima.
Chi si era indebitato per sbarcare il lunario, o pensava di aver solo accantonato alcune spese, confidando che il rinnovo contrattuale avrebbe portato più potere d’acquisto, si deve ricredere. Dopo un 2020 di rinunce e sacrifici, dovuti alla crisi appesantita dalla CIG al posto del salario, i primi 25 euro lordi mensili del Contratto dei Metalmeccanici, andranno in busta paga solo a giugno 2021. La stessa cifra a giugno 2022, 27 euro lordi a giugno 2023, e 35 euro lordi a giugno 2024.
Il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona segnala che: “A incidere di sicuro è il rialzo del “carrello della spesa” dell’1,3% (a gennaio 2021, ndr), che determina una vera e propria stangata. Insomma, se per una coppia con 2 figli, l’inflazione media a meno 0,2% significa aver avuto nel 2020, sulla carta, una minor spesa di 77 euro, il rincaro dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, comporta una maggior spesa di 177 euro”.
E siamo solo a gennaio, di questo passo a giugno quando i primi 25 euro lordi entreranno in busta paga, saranno già azzerati dall’aumento dei prezzi. Anche perché le previsioni di Codacons,dicono che sono in arrivo ben altri rincari nel 2021: una stangata da 860 euro in media per nucleo famigliare, a cominciare dai beni di prima necessità.
Una previsione questa che in un solo anno polverizza le 4 tranche di aumenti salariali in 4 anni, del Contratto Nazionale dei Metalmeccanici. Non andrà certo meglio per gli operai degli altri settori con gli aumenti salariali dei loro rinnovi contrattuali. A meno che decidano di farsi sentire, trovando una strada efficace per farlo.
Causa aumento del prezzo delle materie prime, (presentato come ineludibile), specialmente quelle agroalimentari, grano, mais, soia, che si ripercuote anche sui costi di produzione, Federconsumatori e Codacons mettono in guardia che i rincari nel 2021, riguardano sia beni di prima necessità, sia i servizi essenziali.
Stime che vedono il settore alimentare fra i più colpiti dai rincari, a cominciare dalla farina di conseguenza pane e pasta, poi carne, pesce, latticini e uova. Per questi prodotti i rincari stimati sono del 2,60%, pari ad un rincaro medio di circa 120 euro annui.
A questi vanno aggiunti i rincari di altri alimentari, latte, ortaggi ecc., dei farmaci, e servizi essenziali, quali, trasporti, bollette elettriche e del gas, tributi locali ecc. fino ad arrivare alla batosta annua di 860 euro, calcolata da Codacons.
Una stangata annunciata dopo un anno in cui, con oltre 4 miliardi di ore di cassa integrazione, le buste paga di operai e lavoratori dipendenti, hanno perso più di 11 miliardi di euro. Un anno che ha visto più di mezzo milione di operai e lavoratori, perdere con l’occupazione anche il salario e ingrossare le fila dei disoccupati. Più un numero incalcolabile di occupati in nero, rimasti senza salario e senza sussidi.
In un anno i poveri assoluti sono aumentati di 1 milione di persone con le loro 335 mila famiglie. I nuovi poveri assoluti sono oggi 5,6 milioni di persone, nonostante 1,5 milioni di famiglie, abbiano usufruito del Reddito di Cittadinanza.
Insieme alle aziende produttrici e della trasformazioni, nella formazione dei prezzi al dettaglio, hanno un ruolo importante i grandi Gruppi della Distribuzione Organizzata, con le loro reti fra supermercati e catene della logistica. Condizionano tutta la filiera del settore, e senza perdere di vista la concorrenza, alzano e abbassano anche repentinamente i prezzi al dettaglio, per ottimizzare col massimo profitto gli incassi.
Gli operai devono mobilitarsi da subito per recuperare altro salario con i cosi detti contratti di 2° livello, quelli aziendali.
Al tempo stesso organizzarsi per mettere fine a questo sistema sociale che si regge sul loro sfruttamento e li costringe a rincorrere un salario che a malapena, permette loro di sopravvivere, tornando in fabbrica il giorno dopo.
Saluti Oxervator
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