Il governo dell’oligarchia finanziaria, di Draghi inizia a mettere mano sui rapporti di lavoro. Tutte le mezze calzette, dalla Lega, al PD, a Forza Italia sono d’accordo che le deroghe alle causali dei contratti a termine vanno prorogate fino alla fine dell’anno, come hanno chiesto gli industriali.
Caro Operai Contro, in prima fila c’è ancora Bonomi presidente di Confindustria, l’untore che già un anno fa fece ritardare il fermo delle fabbriche, con migliaia di morti in più nella bergamasca. Stavolta non pressa le istituzioni locali per impedire la “zona rossa”, ma strepita rivolto al governo: “Basta perdere tempo sul lavoro. Chiediamo proposte in tempi rapidissimi. Chiediamo cambio di metodo urgente”. Bonomi non si limita a dettare le condizioni, ma fissa anche i tempi delle urgenze: “Sedersi al tavolo prima del decreto (Sostegno, ndr) e definire la proposta in 2 settimane”. (Sole 24 ore, 9 marzo 2021).
Il governo Draghi con i partiti che ne fanno parte, è al lavoro per accontentare i padroni in fibrillazione, perché il 31 marzo 2021 che è dietro l’angolo, scadranno oltre il blocco dei licenziamenti, anche le deroghe al decreto Dignità introdotte dal governo Conte bis, per consentire alle aziende di assumere dipendenti con contratti a termine, compresi quelli in somministrazione, senza i vincoli e le causali previste, deroghe introdotte al volo dal governo Conte bis e giustificate con l’emergenzialità della pandemia.
Il decreto Dignità prima delle sopracitate deroghe, era nato soprattutto per spingere le aziende alle assunzioni a tempo indeterminato, e non usare senza limiti i contratti a termine, come arma di ricatto nei confronti degli operai e dei tanti in cerca di lavoro. Come era stato facile presentarlo come pilastro della lotta alla precarietà, mistificando sui suoi limiti, oggi è altrettanto facile derogarlo con l’accordo di tutti.
Ora con la Confindustria in testa, i padroni insistono per un’ulteriore proroga delle deroghe nelle assunzioni a termine, o in alternativa misure della stessa efficacia. I partiti del governo Draghi, sono d’accordo, e con una sola voce insistono sulle deroghe. Non fa impressione, se non agli illusi, come di fronte alla condizione di ricatto e sottomissione degli operai agli industriali tutti i partiti formino un blocco compatto.
Eccone alcune lampanti dichiarazioni.
Lega: “In una fase delicata come questa è importante spingere sulla flessibilità sia in entrata sia in uscita” – è il pensiero del sottosegretario all’Economia, Claudio Durigon.
Gli fa eco la presidente della commissione Lavoro della Camera, Debora Serracchiani che con altri deputati Pd aveva presentato un emendamento al milleproroghe per sollecitare un intervento del governo su un tema “esiziale in questo momento di crisi”, allungando le deroghe fino alla fine dell’anno.
Da Forza Italia interviene Paolo Zangrillo: “Già prima dell’esplosione della pandemia abbiamo evidenziato come il decreto dignità andasse nella direzione opposta della buona flessibilità richiesta dalle imprese. Auspico una proroga delle deroghe per tutto il 2021. Al di là della contingenza, ritengo matura una rilettura del provvedimento che ostacola i contratti a termine e la somministrazione, che rappresentano la porta d’ingresso nel mercato del lavoro”.
Anche il professor Antonio Viscomi del Pd (ordinario di diritto del Lavoro all’università di Catanzaro) dice: “Sono favorevole ad affidare le causali alla contrattazione collettiva, nazionale e decentrata– spiega il giuslavorista, deputato Dem – in questo momento storico, con le assunzioni ferme al palo, occorre non solo rendere più semplici proroghe e rinnovi, ma soprattutto la sottoscrizione di nuovi rapporti a termine. Le aziende e il lavoro stanno cambiando rapidamente, abbiamo bisogno di una legislazione che favorisca questo processo, e non di regole che lo ostacolano”.
Come si vede i partiti della larga maggioranza del governo Draghi, sono pronti a nuove proroghe e varare modifiche e norme di leggi, per assecondare le richieste dei padroni. La pressione extra politica degli industriali è ancora più pesante, per dimostrare quanto sarebbe oneroso per loro il ritorno dei contratti a termine senza deroghe, le aziende non hanno rinnovato una caterva di contratti a termine, per non doversi trovare alla loro scadenza con l’obbligo di assumere a tempo indeterminato.
Nel 2020 i contratti a termine (di cui molti durano meno di 30 giorni), sono stati 1,4 milioni in meno del 2019. Hanno attivato 3,4 milioni di operai e lavoratori a tempo determinato, (393 mila in meno del 2019).
Di questi 3,4 milioni di operai e lavoratori a tempo determinato nel 2020, “solo 713 mila (il 20,5%) risultano ancora attivi con gli stessi rapporti al 2 marzo 2021”, (Sole 24 ore, 8 marzo 2021). Manca all’appello il restante 79,5%, ovvero 2 milioni 687 mila lavoratori. Risulteranno tra i nuovi disoccupati nel prossimo report dell’Istat?
Mentre per tutto il 2020 gli occupati a termine rimasti senza contratto sono stati 393 mila, nei soli primi 2 mesi del 2021, non sono stati rinnovati i contratti a termine a 2 milioni 687 mila occupati. Perché il lavoro è mancato improvvisamente, o per far pressione affinché si riconfermino le proroghe ai contratti a termine?
Una doppia manovra economica e politica per avere in fabbrica degli operai continuamente ricattabili, bisogna imparare che più parlano di lotta alla precarietà e più ci vogliono precari, più parlano di lavoro e più che un lavoro da schiavi non possono offrire. Questa è la realtà.
Saluti Oxervator
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