A Melfi, fra le ore di lavoro e quelle di viaggio ci sono operai che stanno in giro per 14 ore su 24. La Stellantis in USA sta portando le ore di lavoro giornaliere da 10 a 12, metteranno in funzione i dormitori di stabilimento.
La giornata o di inverno o di estate sempre di 24 ore è fatta. In queste ventiquattrore gli operai hanno la necessità di raggiungere la fabbrica, lavorare per quasi otto ore, tornare nelle proprie dimore, rifocillarsi, molte volte riposarsi per la stanchezza accumulata, poche ore per le proprie cose, dormire il possibile che si può per affrontare una nuova giornata di lavoro e così via per altri giorni sempre simili. Si arriva a 50 anni e se si fa un bilancio ci si rende conto di avere quasi consumato una vita in fabbrica. In cambio un salario per sopravvivere, mentre il padrone nel frattempo ha fatto la bella vita. A Melfi ci sono operai che per raggiungere la fabbrica si fanno oltre tre ore su un mezzo di trasporto, altrettante al ritorno. Si fanno fra viaggio e fabbrica 14 ore di duro sacrificio. Restano 10 ore. Con quelle bisogna dormire, rifocillarsi, qualcosa per se stessi. Se alle 14 ore ne aggiungiamo 8 per dormire, ne restano 2. Le 2 ore restano per poter mangiare e fare delle cose strettamente necessarie per se stessi. Nulla di più. Se delle dieci ore rimaste ti servono delle ore in più, per qualsiasi cosa possa essere, le 8 ore di sonno non potrai mai farle, ed è questo che avviene agli operai; la giornata di 24 ore non basta, perciò si dorme pochissimo, non si ha tempo per se stessi e la maggior parte del tempo e della vita si consuma in fabbrica.
Questo ragionamento viene fatto su una condizione ben precisa: sette ore e trenta minuti di lavoro in fabbrica e mezz’ora di riposo mensa a fine turno, per il totale di otto ore al giorno. Stellantis negli Usa ha portato la giornata lavorativa prima a dieci ore, poi a dodici ore, per adesso solo per la manutenzione, ma il solco tracciato per la manutenzione non è detto che resterà solo per loro e non anche per gli altri operai. Provate ad immaginare se fossero applicate a Melfi le 12 ore e chieste a tutti i lavoratori, anche agli operai che arrivano dai luoghi più lontani che si fanno quasi tre ore di viaggio e alcuni anche di più. 12 ore di lavoro, mettendo anche solo 6 ore di viaggio per l’andata e il ritorno a casa, siamo arrivati a 18 ore. Restano 6 ore. Quelle dovrebbero bastare per dormire, mangiare e per fare le proprie cose necessarie. Noi operai potremmo dire che allora è impossibile che le facciano a Melfi. Eppure in Usa le hanno applicate e questo ha comportato che i manutentori o si sono spostati a vivere vicino alla fabbrica, oppure hanno cambiato padrone.
Il fatto è che le cose peggiorano e gli operai, se non vogliono sempre di più essere schiacciati, devono prendere coscienza che gli interessi del padrone non si conciliano con quelli operai. I padroni per continuare ad avere migliori condizioni di vita devono peggiorare le nostre. A Melfi, come in altri posti, la strategia del padrone è quella di dividere gli operai, la nostra deve essere quella di unirci perché nessuno lo farà se non noi stessi. Il padrone tenterà di togliere probabilmente la mensa a fine turno perché ci faranno credere che in cambio avremo più soldi. Servirà al padrone per allungare la presenza degli operai in fabbrica. Con quella presenza si farà più produzione, a noi andrà qualche soldo in più che sarà assorbito dagli aumenti, ci resterà solo più lavoro e meno ore di vita per noi. Più lavoro come è successo con il taglio delle pause. Si tenterà anche di dividere gli operai Stellantis con quelli dell’indotto per ridurre i costi e gli occupati, spetterà a noi di non cadere nella trappola che vuole tenderci il padrone. La divisione degli operai per parrocchie sindacali ha sempre favorito il padrone, spetta agli operai, al di là delle parrocchie sindacali di appartenenza, unirsi e piegare il padrone, altrimenti ci piegherà lui e perderemo noi.
Crocco, operaio di Melfi
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