Gli operai a Ridotta Capacità Lavorativa sono al lavoro solo per pochi giorni al mese così perdono i ratei degli istituti contrattuali. Quando lavorano sono impiegati sulle linee di produzione in postazioni pesanti, a ritmi elevati. E il sindacato cosa fa? Parole, parole.
Unità. Con questa parola c’è chi si è riempita la bocca, ma poi, a distanza di soli pochi giorni dall’assemblea unitaria, i firmatari e la Fiom già si dividono e ognuno per la sua strada.
Allo stabilimento ex-Fiat ora Stellantis di Pomigliano è in atto una violenta discriminazione nei confronti dei lavoratori con ridotte capacità lavorative (RCL). In pratica lavorano solo per pochi giorni al mese, mentre per il resto dei giorni sono in cassa integrazione, senza poter raggiungere neanche il rateo mensile previsto solo se si fa il 50% delle giornate lavorative, limite necessario ai fini di tredicesima, ferie, contributi ecc. Eppure questi lavoratori fanno parte di categorie che la legge tutela. Questi lavoratori circa tre mesi fa, sono stati tolti dai reparti “leggeri” come affidabilità e logistica, e messi sulle linee di produzione in postazioni pesanti a ritmi elevati (470 auto prodotte a turno).
Questa violenza meritava sicuramente maggiore attenzione da quelli che si considerano rappresentanti dei lavoratori ed invece i sindacati non solo hanno deciso di non affrontare la cosa a livello collettivo, hanno posto al massimo alcune situazioni individuali o peggio ancora, hanno seguito solo alcuni dei pochi RCL che si opponevano, ma si sono anche già divisi. Infatti è andata in scena subito la solita divisione sindacale che ha visto protagonisti i firmatari con la solita finta della clausola di raffreddamento e dall’altra il solito comunicato della “rivoluzionaria” Fiom che poi non trova seguito nei fatti; solo parole parole parole. Questo il loro modo, oserei dire inutile, di tutelare questi lavoratori discriminati.
In mezzo a questo scenario l’azienda sta decidendo di aumentare ancora di più i già elevati ritmi di lavoro come se i quasi 300 RCL, molti dei quali “nati” proprio in questo decennio di CCSL, WCM ed ERGO UAS, non bastassero, “puntando” a far crescere ancor di più questo numero.
Insomma per avere un sindacato che difenda veramente gli operai, cosa deve più succedere? Se non ora, quando? Forse è proprio giunto il momento di riprendere le parole dei Musicanova: “pusate chitarre e tammure pecchè sta musica s’ha da cagnà simme brigant’ e facimme paura e ca sch’uppetta vulimme cantà”. Riprendiamoci il presente per costruire un futuro migliore. Avanti compagni, solo organizzandoci fra di noi, senza dividerci per parrocchie sindacali, potremo resistere al padrone.
PILONE, operaio Stellantis di Pomigliano d’Arco
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